A quasi una settimana dalle dimissioni di Íñigo Errejón, portavoce della formazione di sinistra Sumar, accusato sui social di violenza di genere da alcune testimonianze anonime, in Spagna le segnalazioni e le denunce continuano ad arrivare nei confronti di figure di entrambi i lati dello spettro politico.

Ai racconti anonimi sulle molestie di Errejón, negli ultimi giorni si sono aggiunte le denunce presentate da due attrici spagnole per aggressione sessuale nei confronti del politico. Anche due sindaci del Partido Popular, partito di centrodestra, sono stati accusati di molestie. Il comune denominatore che unisce questo secondo atto del #MeToo in Spagna, però, è uno solo: il profilo Instagram della giornalista Cristina Fallarás.

Su Instagram

Da più di un anno, infatti, la giornalista raccoglie e pubblica sul suo profilo Instagram le testimonianze di molestie sessuali e discriminazioni vissute da donne che preferiscono rimanere anonime. Lo scorso 21 ottobre, Fallarás ha pubblicato il racconto di una donna che accusava un «politico molto conosciuto» che «vive a Madrid» di aver abusato psicologicamente di lei e di altre donne. In pochi giorni, anche altre utenti, sia su Instagram che su Twitter, si sono riconosciute nella testimonianza ed è tornato alla luce anche il racconto di un’utente che l’anno scorso aveva raccontato di essere stata molestata da un politico durante una festival femminista.

A tre giorni dalla pubblicazione della prima testimonianza, Íñigo Errejón, co-fondatore dei partiti di sinistra Podemos e Más Madrid, si è dimesso e ha pubblicato una lettera dove ha scritto di essere arrivato «al limite della contraddizione tra personaggio e persona» e ha ammesso, in maniera molto generica, di aver avuto comportamenti «tossici» e patriarcali.

I racconti

I dettagli degli abusi di Errejón hanno iniziato a emergere negli ultimi giorni, grazie alle denunce sporte sia dall’attrice Elisa Mouliaá sia dalla ex concorrente del Grande Fratello Aída Nízar. Mouliaá ha raccontato su X di aver vissuto tre episodi che potrebbero configurarsi come aggressioni sessuali.

Nel 2021, durante una festa, l’attrice ha raccontato che il politico ha iniziato a baciarla in ascensore, «mettendole la lingua in bocca, lasciandola senza respiro e in maniera violenta». Durante la festa, Errejón l’ha presa poi per un braccio, l’ha trascinata per un corridoio e l’ha chiusa a chiave in una stanza, dove ha iniziato a baciarla e a toccarle il seno e i glutei. Il politico l’ha spinta poi sul letto e ha iniziato a masturbarsi.

Dopo la festa, i due sono andati a casa di Errejón, dove lui ha provato ad avere ancora rapporti con Mouliaá, che lo ha respinto. Nella sua denuncia, Nízar riporta invece un episodio accaduto nel 2015 durante il quale Errejón l’ha baciata e le ha dato uno schiaffo sul sedere in pubblico.

Scuse e dimissioni

Sabato scorso, la leader di Sumar e ministra del Lavoro Yolanda Díaz ha chiesto scusa pubblicamente per la condotta del suo portavoce, riducendo il caso a un errore nei meccanismi di denuncia delle molestie all’interno del partito. Díaz ha ammesso infatti di aver letto la testimonianza anonima che era stata diffusa nel 2023 e di averne discusso con i vertici del partito di Errejón, Más Madrid, che aveva iniziato a indagare sul caso: da quel momento, però, la ministra afferma di non aver più saputo nulla.

La direzione di Más Madrid ha ammesso di aver creduto alle spiegazioni fornite da Errejón e dalla sua capa di gabinetto, Loreto Arenillas, e che l'indagine non è andata oltre. Loreto Arenillas è stata costretta a lasciare il partito: al momento, tuttavia, le dimissioni non sono state formalizzate e Arenillas sta facendo tutto il possibile per non assumersi da sola la colpa dello scandalo.

Un duro colpo

Le dimissioni di Errejón sono un duro colpo per Sumar, la formazione fondata da Díaz per raggruppare la galassia di piccoli partiti che si posizionano più a sinistra nello spettro politico rispetto al Partito Socialista guidato da Sánchez, che negli ultimi mesi era già stato indebolito da numerosi tensioni interne.

Durante il suo viaggio in India, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, il cui principale alleato al governo è proprio la formazione di sinistra Sumar, ha affermato con sicurezza che l’esecutivo continuerà a governare fino al 2027 e anche oltre.

L’opposizione

A inizio settimana, le accuse di molestie sessuali hanno iniziato a riguardare anche gli esponenti del principale partito di opposizione, il Partido Popular. Il sindaco di Estepona, José María García Urbano è stato denunciato per molestie sessuali da uno dei funzionari del comune: i dettagli della denuncia non sono stati resi pubblici, ma Urbano ha già affermato che si tratta di una denuncia falsa che smentirà presentandosi nei prossimi giorni in forma volontaria a dichiarare in tribunale.

Attraverso il suo canale Telegram, il politico di estrema destra Alvise Pérez ha anche fatto trapelare anche alcuni screenshot in cui due consigliere comunali raccontavano episodi di molestie perpetrati dal senatore e sindaco di Algeciras José Ignacio Landaluce. Di fronte a questa segnalazione, il partito di centrodestra ha reagito in maniera scomposta, rimbalzando le responsabilità dell’indagine prima sulla sezione locale del partito e poi su quella nazionale.

Il gruppo audiovisivo Cadena Ser ha riportato che il protocollo antiviolenza del partito non è stato attivato perché le consigliere non hanno sporto denuncia: i vertici del partito hanno dato per buone le testimonianze delle tre persone coinvolte, che hanno smentito le accuse, senza però mettere in discussione la veridicità degli screenshot.

Profilo sospeso

Dal canto suo, Fallarás ha confermato di aver raccolto non solo testimonianze anonime di almeno altre 16 donne molestate da Errejón, ma anche di episodi di abusi riguardanti altri politici, giornalisti e intellettuali spagnoli. Testimonianze che, per qualche giorno, hanno rischiato di sparire nel nulla, dato che Meta, l’azienda proprietaria di Instagram, ha sospeso per ore il profilo della giornalista dopo aver rilevato una quantità sospetta di interazioni.

Fallarás ha raccontato di aver ricevuto una chiamata di scuse da parte della direttrice di Meta e ha aggiunto: «Questa è la prima volta, per quanto ne so, che un'azione collettiva – la protesta delle donne – riesce a modificare la decisione di una piattaforma e il suo normale funzionamento. La risposta di Meta dimostra la forza che hanno sia le donne che i social network in questo momento».

Il cambiamento

Già nel 2016, Fallarás aveva lanciato l’hashtag #Cuéntalo (“Raccontalo”) su Twitter per aiutare le donne a raccontare episodi di molestie sessuali e discriminazione. In due settimane, la giornalista aveva raccolto 3 milioni di testimonianze anonime da 16 paesi diversi. Sia su Twitter sia su Instagram, la giornalista si limita, per scelta, a pubblicare le segnalazioni che le arrivano, senza chiedere alle persone che le scrivono di rivelare il nome dell’aggressore o invitarle a denunciare.

«Chi credeva di poter frenare le altre tappando la bocca alla prima aggredita da Errejón non ha idea di quanto siamo cambiate», ha scritto Fallarás sul suo blog. «Non sanno che i racconti di migliaia, milioni di donne sono qui perché altre possano aggrapparsi ad essi. Perché questo era ciò che ci mancava. Non ci mancava denunciare. Ci mancava sapere esattamente cosa stavamo denunciando, sapere che stava accadendo a tutte noi, sapere che siamo tutte, sapere che insieme non abbiamo né paura né vergogna, sapere, come diceva quella donna, che non siamo pazze».

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