Ci si aspettava un confronto feroce, con nomignoli e accuse pesanti che andavano sul personale. E invece il dibattito tra i due candidati vicepresidente Tim Walz e J.D. Vance è stato inaspettatamente civile e per certi versi cordiale, soprattutto verso il finale, quando la stretta di mano si è prolungata con qualche secondo di convenevoli a microfono spento.

Sembrava quindi di aver assistito a un confronto politico di un’altra era, pre-trumpiana, dove a contare erano i concetti, la preparazione e la calma nell’esprimersi di fronte a un pubblico televisivo.

Sicurezza

Certo, non sono mancati gli scambi di sostanza riguardo a varie questioni, a cominciare da quella riguardante proprio l’escalation nel conflitto in Medio Oriente tra Israele e Iran. Da un lato il dem Walz ha detto che “la capacità di difendersi di Israele è assolutamente fondamentale” soprattutto dopo gli attacchi subiti da parte di Hamas il 7 ottobre 2023 ma che il ritorno di Donald Trump pone un problema, perché sono «i suoi stessi consulenti sulla sicurezza a dire che non deve tornare» perché rischia di «rivolgersi a Putin o alla Corea del Nord» anziché ai nostri alleati.

I dem, conclude Walz, invece «manterranno gli impegni». Sul tema Vance ha rilanciato dicendo che con Trump invece «c’era una maggiore stabilità perché c’era un grande timore di oltrepassare certe linee rosse» e così il tycoon aveva reso il mondo più sicuro. Ad ogni modo oggi «tocca a Israele decidere il da farsi». Come a voler ribadire che una seconda amministrazione Trump lascerebbe mano libera allo stato ebraico. Qualche disaccordo, ma un accordo di fondo dato che Walz ha comunque ribadito che dietro all’inizio del conflitto c’è stato l’attacco di Hamas.

Le divisioni sono iniziate invece sui punti critici, a cominciare dal cambiamento climatico. Da un Walz ha elogiato l’azione dell’amministrazione di Joe Biden sul tema, a cominciare dall’approvazione dell’Inflation Reduction Act nel 2022 e che a differenza di Trump «gli agricoltori del Minnesota sanno che il cambiamento è reale». Vance ha aggirato la questione, non rispondendo al fatto se anche lui come Donald Trump crede che sia una bufala, ma che comunque la futura amministrazione «vuole un’aria più pulita così come che l’acqua sia potabile» ma che il modo migliore per ottenere questo è «investire sui lavoratori americani».

Immigrazione

A quel punto il dibattito è virato sull’immigrazione e sul fallimento del negoziato su un ampio pacchetto legislativo che secondo il numero due del ticket dem sarebbe stato «una delle leggi più dure ma giuste che si siano mai viste in questo paese». A quel punto c’è stato l’attacco all’avversario Vance per aver demonizzato in modo «disumano» i migranti regolari haitiani di Springfield, Ohio, con l’accusa bizzarra di «mangiare gli animali domestici».

A quel punto c’è stato un altro passo di lato di Vance che non ha preso di petto la questione ma ha virato sul fatto che «sono i cittadini di Springfield a essere distrutti dalle politiche di accoglienza indiscriminata voluta da Kamala Harris». Già, da Harris. Uno dei concetti più bizzarri della serata è che è sembrato che alla Casa Bianca già sieda l’attuale vicepresidente e non Biden, ormai quasi un remoto ricordo nel discorso politico americano.

Salute riproduttiva

Un altro tema scottante è stato l’aborto. Qui Vance si trovava nella posizione più scomoda, date le sue dichiarazioni sul tema in precedenza.

Ha negato di essersi mai schierato per un divieto totale (cosa decisamente falsa) e che nel suo stato, l’Ohio, c’è un emendamento per proteggere il diritto di aborto (istituito tramite un referendum dove lui era schierato per il no. Walz dal canto suo ha respinto le accuse di Trump sull’aborto «al nono mese» e ha rilanciato il concetto che secondo il Project 2025, il vademecum stilato dall’Heritage Foundation e da altri think tank conservatori su un primo anno di presidenza repubblicana, ci dovrebbe essere «un registro delle gravidanze» che renderebbe impossibile accedere non solo all’interruzione di gravidanza, ma anche ai contraccettivi e alle cure sulla fertilità.

A quel punto ha citato la storia di Amanda Zurawski, una ragazza texana che ha avuto bisogno di un aborto terapeutico che le è stato rifiutato, mettendo a rischio la sua salute «grazie anche alla nomina di tre giudici conservatori alla Corte Suprema» da parte di  Trump, rimarcando che non è bello come sembra «rimettere la questione in mano ai singoli stati».

Le armi

Inaspettatamente c’è stato un confronto civile su quello che riguarda le stragi nelle scuole e la proliferazione delle armi d’assalto, citando il fatto che suo figlio di diciassette anni ne ha vista una. Come modello ha citato proprio il suo Minnesota, dove ci sono dei controlli sui precedenti e ci sono leggi che impediscono agli individui pericolosi di acquistare delle armi. A quel punto Vance si è detto molto dispiaciuto che il figlio del suo avversario abbia dovuto assistere a tutto ciò e ha ammesso che ci vuole una maggiore sicurezza nelle scuole, anche se ha attribuito parte di questa insicurezza all’immigrazione illegale.

Dopo vari scambi sulla sanità, l’economia e i congedi parentali, un altro punto focale ha riguardato il 6 gennaio 2021. Walz ha detto che ci sono pericoli maggiori del perdere un’elezione e che il presidente Trump non ha mai accettato la sconfitta alle presidenziali del 2020 e questo ha minacciato il «pacifico passaggio di consegne» come mai nella storia americana. Da un lato Vance ha detto che Trump ha detto ai manifestanti di essere pacifici (cosa non esatta, dato che li ha invitati «a marciare verso il Campidoglio») ma che oggi la minaccia per la democrazia è la «censura sui social». A quel punto, a domanda diretta, Vance ha detto che «si concentra sul futuro» e che non è importante parlare di ciò che è successo quattro anni fa. Una non-risposta, secondo Walz.

Finito il confronto, secondo gli spettatori sarebbe stato Vance a prevalere di misura, dato che ha saputo gestirsi meglio su un palco sembrando sempre in controllo e perfettamente a suo agio mentre Walz sembrava nervoso e agitato. Del resto, lo aveva detto a  Harris durante il processo di selezione che lui non era «molto bravo» a dibattere. Poco male però, secondo un sondaggio istantaneo della Cnn, solo l’1 per cento degli ascoltatori ha cambiato idea su chi votare il prossimo 5 novembre.

Quello che però è apparso evidente agli spettatori è che anche con le idee trumpiane rese accettabili dalla parlantina fluente di J.D. Vance, senza il tycoon sul palco al centro dell’attenzione sono tornati gli argomenti di discussione e non gli attacchi personali. Che invece sono andati avanti a spron battuto sugli account social dell’ex presidente.

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