L’unica cosa certa sull’esplosione nell’ospedale episcopale al-Ahli di Gaza è che si tratta di un evento in grado di cambiare sensibilmente gli equilibri nel conflitto tra Israele e Hamas. La dinamica è invece un garbuglio, dove le parti in causa si accusano a vicenda. Intorno alle 18.59 di martedì sera il parcheggio dell’ospedale, dove si erano rifugiati centinaia di sfollati, ha preso fuoco.

Il ministero della Salute di Gaza ha detto che era il risultato di un bombardamento israeliano, causando circa 500 morti. L’esercito israeliano, di contro, ha negato il proprio coinvolgimento, scrivendo sui propri canali social che era stato un razzo lanciato dall’interno di Gaza a cadere sulla zona e che disponeva di prove audio e video per dimostrarlo.

Ci sono anche alcuni video, indipendenti dall’esercito, che mostrano l’accaduto: uno girato in verticale, verificato dal New York Times, riprende la scena da dietro una recinzione. Si sente un sibilo, poi il botto e le fiamme. L’altro video è di Al Jazeera, che stava riprendendo in diretta: alle 18.59 si vede un oggetto salire in cielo, poi esplodere nell’aria. Subito dopo, due esplosioni a terra, la seconda ritardata di qualche istante e molto più estesa della precedente.

I punti da chiarire

Circa quattro ore dopo la denuncia di Hamas, l’esercito israeliano ha risposto accusando la Jihad islamica, gruppo terroristico alternativo ad Hamas . Ieri mattina poi il portavoce militare israeliano, Daniel Hagari, in conferenza stampa ha mostrato le immagini satellitari della zona colpita. «Non si notano crateri né danni agli edifici circostanti, come sarebbe da aspettarsi nel caso di un attacco aereo israeliano» ha detto il portavoce. Secondo il governo di Tel Aviv.  La versione israeliana è sostenuta anche dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che si trova da ieri in Terra Santa. «Dai dati del pentagono risulta che non è colpa di Israele ma dell’altra parte» ha detto Biden.

 A questo si aggiunge una presunta intercettazione tra due agenti del gruppo Hamas, pubblicato su X dal ministero degli Esteri di Tel Aviv. Nell’audio i due discutono dell’esplosione ammettendo che si è trattato di un errore della Jihad e che il razzo partiva dall’interno della striscia.

Haaretz -  quotidiano israeliano spesso critico del governo di Nethanyau - ha però riportato la risposta della Jihad islamica palestinese ad Hagari: «L’angolo dell'impatto e l'intensità del fuoco dimostrano che si è trattato di un attacco dall'aria». 

Secondo la Jihad, il governo israeliano «sta diffondendo versioni contraddittorie», a questo proposito il gruppo islamico ha ricordato che gli ospedali della Striscia avevano ricevuto avvisi di evacuazione. E in effetti secondo il vescovo anglicano di Gerusalemme, lo stesso ospedale Al-ahli - che era già stato colpito parzialmente da bombardamenti israeliani lo scorso 14 ottobre - riceveva ordini d’evacuazione dall’esercito istrealiano da domenica. Notizia confermata dalle Nazioni Unite che in comunicato ha riportato che l’ospedale era uno dei venti che aveva ricevuto ordini di evacuazioni.

Un altro nodo rimane da sciogliere. Secondo quanto riportato ieri dal ministero della Salute di Gaza il bilancio è di 471 morti (martedì sera lo stesso ne aveva stimati più di 500), ma il team di volontari Geoconfirmed, che si occupa di geolocalizzare  immagini e filmati pubblicamente disponibili in contesti di crisi, citato dal quotidiano britannico Telegraph, afferma che i danni della struttura non sembrano compatibili con le stime di circa 500 morti. 

Lo staff dell’ospedale colpito ha invece detto di non essere in grado di valutare il bilancio preciso «perché molti dei corpi sono stati smembrati con l’impatto». La direttrice Suhaila Tarazi ha potuto solo stimare che le vittime erano nell’ordine delle centinaia ma non si è sbilanciata a fornire il numero preciso, mentre Mohammed Abu Selmia, direttore generale dell'ospedale Shifa, dove tutti i feriti e i morti sono stati trasferiti dopo l’esplosione, ritiene che il bilancio delle vittime sia di circa 250 morti.

Gli errori di comunicazione

A complicare la ricostruzione, il fatto che la comunicazione iniziale sia avvenuta tramite X, vecchio Twitter, che dall’inizio del conflitto è stato causa di imbarazzi istituzionali, anche per la Commissione europea. Oltre al tweet pubblicato e cancellato dal portavoce Hananya Naftali, le forze di difesa israeliane avevano condiviso un video dell’esplosione, poi rimosso perché l’orario impresso sulla registrazione era successivo rispetto all’orario dell’evento. 

Durante la conferenza stampa del portavoce Hagari un giornalista ha posto la questione della credibilità delle forze di difesa israeliane, «che ha un curriculum non proprio perfetto: tra gli altri incidenti, si era inizialmente dichiarato che erano stati dei militanti palestinesi armati a uccidere Shireen Abu Akleh», riferendosi al caso della giornalista colpita da un proiettile alla testa mentre seguiva un’operazione delle forze israeliane vicino al campo profughi di Jenin. Hagari ha risposto che, proprio perché in passato era stato veloce nell’arrivare a delle conclusioni, in questa situazione l’esercito si è invece preso il tempo necessario per fare le sue verifiche.

La reazione internazionale 

L’Autorità nazionale palestinese ha chiesto intanto un’indagine della Corte penale internazionale. Anche gli altri attori internazionali si stanno posizionando su una versione dei fatti. La portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Adrienne Watson ha fatto eco a Biden: «Mentre continuiamo a raccogliere informazioni, la nostra attuale valutazione è che Israele non è responsabile per l’esplosione nell’ospedale di Gaza». Il presidente russo Vladimir Putin, che si trova a Pechino, ha parlato di un «evento terribile», mentre la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova in precedenza aveva chiesto delle prove satellitari che confermassero l’estraneità di Israele. 

L’Alto commissario per la politica estera Josep Borrell ha rifiutato di pronunciarsi: «In questo momento non abbiamo alcuna conferma su chi è stato a bombardare», ha detto ai giornalisti a margine della plenaria di Strasburgo. Il parlamento europeo sta lavorando intanto a una risoluzione, incentrata su una de-escalation del conflitto. 

È stata netta invece la condanna da parte dell’Iran: «Il bombardamento dell’ospedale di Gaza da parte del regime sionista sicuramente non resterà senza risposta». La più visibile è la risposta dai paesi della regione: l’incontro previsto ieri ad Amman tra Biden, il re di Giordania Abdallah II Ibn Al Hussein, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen è stato cancellato. Il colloquio tra Stati Uniti, Egitto e Palestina è stato fissato al telefono, nel viaggio di ritorno di Biden a Washington.

© Riproduzione riservata