Nel discorso al corpo diplomatico Francesco ha spaziato su molti temi. Sull’immigrazione riafferma il no della chiesa a leggi nazionali repressive fondata sulla paura e mette in guardia dalle detenzioni arbitrarie. L’allarme della Santa sede per il diffondersi dell’antisemitismo e per le persecuzioni contro le minoranze religiose, a cominciare da quella cristiana
Francesco, nel tradizionale scambio di auguri con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa sede, ha pronunciato un discorso particolarmente ampio nel quale ha toccato molti dei temi di attualità che s’intrecciano con la dottrina sociale della chiesa.
E se una parte importante del suo intervento è stata dedicata ai conflitti in corso e alle strategie necessarie per aprire percorso di pace, un certo rilievo hanno avuto anche altre questioni: dalla maternità surrogata, all’immigrazione, dalla libertà religiosa, al gender, alla questione climatica.
Significativo, in questo contesto, il riferimento alla maternità surrogata, per la quale il papa ha chiesto alla comunità internazionale un intervento per proibirla a livello universale.
Il pontefice ha descritto il fenomeno a partire dal caso in cui vi sia una donna che porta avanti una gravidanza per altri per necessità economiche; in tal caso vi è un attacco, ha detto Bergoglio, alla dignità della donna e del figlio.
Nessun riferimento, invece, all’ipotesi in cui la maternità surrogata venga condotta gratuitamente, non vi sia cioè uno scambio in denaro. Tuttavia, non può sfuggire che ad avanzare e fare propria la proposta di istituire il reato universale per la pratica della maternità surrogata, sia stata la premier italiana Giorgia Meloni.
La quale, di recente, ha ribadito la sua posizione auspicando che il parlamento approvi la normativa promossa dal governo (la legge sul reato universale è già stata votata dalla Camera, ora deve passare al vaglio del Senato), precisando che si tratta di rendere il reato «perseguibile anche se commesso all’estero».
Ma proprio questo aspetto sembra profilare l’incostituzionalità della legge qualora venisse approvata (è impossibile infatti punire qualcuno per un reato che in altri paesi non è considerato tale).
Altra cosa sarebbe un impegno a livello internazionale del nostro paese per stabilire un divieto a livello globale. Sta di fatto, in ogni caso, che una coincidenza culturale, una comune sensibilità fra le parole del papa e quelle della presidente del Consiglio, è emersa su un tema che sta a cuore alla Santa Sede.
«La via della pace – ha detto in proposito Bergoglio rivolgendosi agli ambasciatori accreditati in Vaticano - esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio.
Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica».
No alla paura dell’invasione
Rilevante anche il passaggio dedicato al tema migratorio da papa Francesco che, anche in questo caso, ha fatto alcune importanti precisazioni sul piano giuridico, sia a livello di legislazioni nazionali che in merito ai provvedimenti presi dall’Europa.
Il pontefice ha prima ricordato come nell’ultimo decennio il Mediterraneo sia diventato «un grande cimitero, con tragedie che continuano a susseguirsi, anche a causa di trafficanti di esseri umani senza scrupoli. Tra le tante vittime, non dimentichiamolo, ci sono molti minori non accompagnati». «Davanti a questa immane tragedia - ha aggiunto - finiamo facilmente per chiudere il nostro cuore, trincerandoci dietro la paura di una “invasione”».
E, dopo aver ripetuto che il fenomeno migratorio va in ogni caso regolamentato, ha affermato: «Dinanzi a questa sfida nessun Paese può essere lasciato solo, né alcuno può pensare di affrontare isolatamente la questione attraverso legislazioni più restrittive e repressive, approvate talvolta sotto la pressione della paura o per accrescere il consenso elettorale. Accolgo perciò con soddisfazione l’impegno dell’Unione Europea a ricercare una soluzione comune mediante l’adozione del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, pur rilevandone alcuni limiti, specialmente per ciò che concerne il riconoscimento del diritto d’asilo e per il pericolo di detenzioni arbitrarie».
Minoranze oppresse nel mondo
Francesco, ha poi messo in guardia dalla teoria del gender, «che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali».
Grande attenzione è stata infine dedicata dal vescovo di Roma al tema della libertà religiosa e delle persecuzioni di cui sono vittime i cristiani in varie parti del mondo. «Le comunità religiose minoritarie - detto Francesco - si trovano spesso in una situazione sempre più drammatica. In alcuni casi sono a rischio di estinzione, a causa di una combinazione di azioni terroristiche, attacchi al patrimonio culturale e misure più subdole come la proliferazione delle leggi anti-conversione, la manipolazione delle regole elettorali e le restrizioni finanziarie».
«Preoccupa particolarmente – ha aggiunto - l’aumento degli atti di antisemitismo verificatisi negli ultimi mesi; e ancora una volta sono a ribadire che questa piaga va sradicata dalla società, soprattutto con l’educazione alla fraternità e all’accoglienza dell’altro. Parimenti preoccupa la crescita della persecuzione e della discriminazione nei confronti dei cristiani, soprattutto negli ultimi dieci anni. Essa riguarda non di rado, seppure in modo incruento ma socialmente rilevante, quei fenomeni di lenta marginalizzazione ed esclusione dalla vita politica e sociale e dall’esercizio di certe professioni che avvengono anche in terre tradizionalmente cristiane».
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