Finora l’azienda di Taiwn Tsmc doveva utilizzare i macchinari dell’olandese Asml per realizzare i suoi super chip. Ora sostiene di non averne più bisogno. La notizia potrebbe avere grosse conseguenze geopolitiche
Con un annuncio che ha sorpreso gli addetti ai lavori, l’azienda di chip taiwanese Tsmc ha dichiarato lunedì di essere in grado di produrre chip di ultima generazione senza bisogno di ricorrere ai macchinari più aggiornati dell’olandese Asml. La notizia che, a prima vista, può sembrare rilevante solo per gli addetti ai lavori, presenta in realtà risvolti significativi di stampo anche geopolitico. Per capire il motivo è necessario un veloce ripasso sui chip e sui sistemi con cui essi vengono prodotti.
Come si fanno
I chip sono i dispositivi tecnologici che svolgono i calcoli su cui si basa il funzionamento dei sistemi informatico-digitali. Essi contengono minuscoli interruttori elettrici chiamati transistor. Più transistor contiene un chip è più calcoli esso è in grado di elaborare.
L’evoluzione dei chip dipende perciò dalla crescente miniaturizzazione dei transistor, giunti oggi a dimensioni minuscole, svariate volte più piccole di quelle di un virus. I chip di ultimissima generazione contengono ormai centinaia di miliardi di transistor in uno spazio poco più grande di un’unghia.
La realizzazione di un simile prodigio tecnologico ha fatto sì che, col tempo, la produzione di chip si sia suddivisa in aziende iper-specializzate. E così oggi ci sono aziende, chiamate fabless, che i chip semplicemente li progettano, tra esse spicca l’americana Nvidia, e altre, chiamate foundry, che i chip li fabbricano soltanto.
Tsmc è una di queste ultime, la più importante e avanzata del mondo, tanto che da lei dipende quasi il 90 per cento della produzione globale dei chip più avanzati. Questo perché il know-how pratico accumulato dall’azienda e l’esperienza dei suoi ingegneri la rende l’unica realtà al mondo capace di realizzare, con un margine di errore molto ridotto, anche i chip più innovativi.
La geopolitica dei chip
La delicata struttura della filiera dei chip ha fatto sì che negli ultimi anni, Tsmc sia divenuta un oggetto di grande interesse geopolitico all’interno della rivalità tra Stati Uniti e Cina. Un interesse reso ancora più “caldo” dal fatto che, oggi, coi chip più avanzati si addestrano le intelligenze artificiali che promettono di cambiare il volto non solo dell’economia ma anche della guerra. Tutto ciò ha reso Tsmc, che ha sede nella già tormentata Taiwan, uno dei cuori della contesa.
Tsmc non è tuttavia l’unica azienda indispensabile al processo di produzione di chip avanzati. L’altra è proprio Asml, un’azienda di un sobborgo di Eindhoven, la sola in grado di fabbricare i macchinari con cui è possibile stampare transistor sempre più piccoli, usando una tecnica quasi fantascientifica nota come “litografia a ultravioletto estremo”.
Più di un esperto del campo ha definito le macchine di Asml «le più sofisticate mai costruire dall’essere umano». Ognuna contiene centinaia di migliaia di componenti ed è, al contempo, un capolavoro di meccanica e di fisica avanzata, dai costi peraltro non indifferenti. L’ultimo modello è sul mercato a un costo di 370 milioni di dollari per singola unità. Nel 2024 Asml sarà in grado di produrne solo cinque esemplari e, a quanto risulta, se li è assicurati tutti Intel.
Le conseguenze
Fino a lunedì si credeva che senza le macchine più evolute di Asml fosse impossibile avanzare nel processo di miniaturizzazione dei transistor ma secondo Tsmc non è così. L’azienda taiwanese è fiduciosa di poter realizzare chip di nuova generazione senza ricorrere all’ultimo giocattolo olandese.
A livello di politica aziendale, gli intenti dietro a un’uscita pubblica così “clamorosa” possono essere due: mandare ad Intel il messaggio che la sua politica di “piazza pulita” sul mercato non spaventa Tsmc e mandare alla stessa Asml un avviso a non dare per scontato Tsmc come cliente, soprattutto se il prezzo dei suoi prodotti continuerà a crescere al ritmo attuale.
Come detto in apertura, gli effetti dell’annuncio rischiano però di non rimanere circoscritti alla sola industria dei chip. In primis perché Asml rappresenta l’unica grande eccellenza europea nell’intera catena del valore dei chip. L’unico “collo di bottiglia” indispensabile che l’Unione europea si può giocare (anche) come carta negoziale quando si parla delle geopolitica del settore. Dovesse venire meno l’esclusività di Asml, l’Europa si troverebbe definitivamente sprovvista di veri assi nella manica in uno degli ambiti tecnologici più strategici al mondo, forse il più strategico.
C’è poi un altro tema. Il fatto che, per veto degli Stati Uniti, i macchinari di Asml non potessero essere acquistati da aziende di chip cinesi era infatti considerata la garanzia definitiva che la Cina non avrebbe potuto recuperare il gap sulla curva di produzione dei semiconduttori. Pechino ci avrebbe messo anni prima di riuscire a ricreare una sua versione dei macchinari olandesi più avanzati, si diceva. Dopo questa novità lo si dirà ancora?
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