Donald Trump si è dimenticato rapidamente della bella lettera che Joe Biden gli aveva fatto trovare nel cassetto del “resolute desk”, nello Studio Ovale, e nella prima intervista televisiva dopo l’insediamento ha minacciosamente notato una «cosa triste»: Biden «non ha concesso la grazia a sé stesso».

Quando il compiacente intervistatore, Sean Hannity, volto principale del network di destra Fox News, ha chiesto se intende ordinare un’inchiesta su Biden, lui ci ha girato un po’ intorno, ma non ha escluso l’ipotesi. Un po’ come non esclude di prendere la Groenlandia con la forza.

«Ho passato quattro anni d’inferno, ho speso milioni di dollari per i legali, e alla fino ho vinto, ma a quale prezzo. È veramente difficile adesso dire che anche loro non dovrebbero passare le stesse cose», ha detto. Sarà il Congresso ad aprire un’indagine sull’ex presidente?, ha domandato Hannity. «Lasciamo che il Congresso decida», ha risposto il presidente.

Trump si è lanciato anche nella difesa di TikTok, dicendo che le preoccupazioni di sicurezza nazionale che hanno ispirato il bando (con un ordine esecutivo la Casa Bianca ha solo preso tempo) sono eccessive: «È davvero così importante per la Cina spiare i giovani che guardano video pazzi?», ha detto, e di fronte all’insistenza dell’intervistatore – un falco anticinese – ha spiegato che se la app di video è da condannare, «allora si potrebbe dire la stessa cosa di tutto quello che è fatto in Cina, come la maggior parte dei nostri telefoni».

Fra le altre cose, il presidente ha minacciato di congelare gli aiuti federali alla California, alle prese con i roghi, se non cambierà subito la politica con cui gestisce l’acqua, e ha annunciato che pubblicherà altri documenti secretati sull’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, in linea con le richieste del nipote RFK jr, nominato come segretario della Salute.

Ma alcune delle “bombe” lanciate nelle prime ore della sua presidenza stanno rischiano di rallentare la loro corsa: un giudice federale di Seattle ha bloccato temporaneamente l’ordine esecutivo per abolire lo ius soli. A quanto riferisce il New York Times, il giudice John C. Coughenour ha definito «incostituzionale» l’ordine esecutivo del capo della Casa Bianca.

Elon contro Sam

Fra il terzo e il quarto giorno dell’amministrazione Trump è esploso pubblicamente il litigio fra Elon Musk e Sam Altman, amministratore delegato di OpenAi e protagonista del monumentale investimento da 500 milioni di dollari sull’intelligenza artificiale annunciato dalla Casa Bianca.

Prima Musk ha scritto su X che le aziende non hanno i soldi per fare quello che dicono, e da lì le cose sono precipitate. «Sbagliato», ha risposto Altman, invitandolo a visitare il primo cantiere della joint venture Stargate. «È ottimo per il paese. Capisco che quello che è buono per il paese non coincide sempre con ciò che conviene alle tue aziende, ma nel tuo nuovo ruolo spero che metterai prima l’America».

Così Altman ha sentito il bisogno di verbalizzare la sua lealtà a Trump. Sempre su X ha scritto: «Guardando il presidente con più attenzione di recente ho cambiato la mia prospettiva su di lui. Non sarò d’accordo con lui su tutto, ma penso che sarà incredibile per il paese in molti modi».

La professione di fede ha dato il via al trollaggio di Musk, che ha tirato fuori vecchie dichiarazioni di Altman contro Trump e a favore dei democratici che volevano fermarlo, e ha dato ragione a utenti che nella sua timeline attaccavano il suo ex socio, che ha ottenuto (evidentemente senza l’assenso di Musk) un posto d’onore fra i contractor incaricati di contribuire a fare l’America di nuovo grande.

Ci sono vecchie ruggini fra Musk e Altman. I due si sono divisi sulla strada che doveva prendere OpenAi: il primo voleva che rimanesse fedele alla sua anima non-profit, il secondo voleva trasformarla in un’azienda con obiettivi di profitto e controlli più laschi sui possibili rischi dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Da allora le cose fra loro non si sono mai ricomposte.

Dazi e diritti civili

Continuano a ritmo vertiginoso provvedimenti e nomine dell’amministrazione. Trump ha scelto Andrew Puzder come ambasciatore presso l’Unione europea. Puzder è un manager e imprenditore che ha guidato a lungo un conglomerato di fast food, non ha esperienze diplomatiche e competenze di politica estera. Ma conosce il mondo degli affari e del commercio, ed è soltanto questo che importa a Trump quando si tratta dell’Europa, costoso partner da rimettere in riga a suon di dazi e richieste di contribuire in modo più consistente alla Nato.

Intanto, l’Arabia Saudita si è impegnata a fare investimenti e commerci con gli Stati Uniti per almeno 600 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni.

Sul fronte interno, il dipartimento di Giustizia ha ordinato di congelare tutti i casi aperti e di non iniziare nuove indagini su violazioni dei diritti civili, manovra che potrebbe essere il preludio all’annullamento delle linee guida dell’amministrazione Biden sulle discriminazioni. Negli ultimi quattro anni la Casa Bianca ha ordinato alle forze di polizia federali e locali di indagare con particolare zelo tutti i crimini potenzialmente riconducibili a forme di discriminazione, di qualunque natura.

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