Secondo funzionari americani citati dal Wall Street Journal la Russia ha spostato alcune truppe impegnate sul fronte ucraino per difendere il territorio e contrastare le incursioni delle forze di Kiev nel territorio russo di Kursk. Una mossa quasi obbligata visto che, dopo Kursk, anche la regione russa di Belgorod, che confina a sud con l’Ucraina, ha dichiarato lo stato di emergenza. Ma una mossa che potrebbe cambiare il corso del conflitto.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che l’avanzata continua con l’obiettivo di formare una zona cuscinetto. «La creazione di una zona cuscinetto nella regione di Kursk è un passo per proteggere le nostre comunità di confine dai bombardamenti ostili quotidiani», ha scritto il ministro degli Interni ucraino, Igor Klymenko.

Zelensky ha anche detto che le sue truppe hanno «catturato più di 100 soldati russi». Ora la speranza è che la decisione di Mosca alleggerisca la pressione sulle unità ucraine impiegate in prima linea nel Donbass.

Ma la Russia sembra riluttante a ritirare i suoi militari schierati in Ucraina orientale perché questo aprirebbe il fianco a un contrattacco di Kiev. Intanto la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, ha affermato che l’esercito sta creando una «zona di sicurezza» nella regione di Kursk e ha in programma di organizzare assistenza umanitaria e corridoi di evacuazione per i civili che vogliono andare in Russia o in Ucraina.

Le armi italiane

Il ministero della Difesa di Mosca ha affermato che un mezzo blindato di fabbricazione italiana Shield, usato dalle truppe d’invasione ucraine, è stato distrutto da un drone in un bombardamento nella regione russa di Kursk.

La notizia ha ovviamente scatenato immediate polemiche politiche anche perché, in mattinata, il ministro della Difesa Guido Crosetto, in una lettera al Corriere della sera, rispondendo a un editoriale di Paolo Mieli, aveva ripreso il filo del suo «ragionamento sull’invasione o sull’utilizzo delle armi italiane sul suolo russo», spiegando che si trattava di «un ragionamento complesso che non pone un distinguo rispetto al giudizio, alla scelta di con che parte stare».

In ogni caso il video sembra essere un fake. Quello che appare nel filmato non sarebbe un veicolo italiano ma un Roshel Senator – molto simile – ma di produzione canadese. 

Secondo l’Ansa, invece, si tratterebbe di un blindato Shield di fabbricazione italiana ma non in dotazione al nostro esercito del nostro paese. Il mezzo, spiega l’agenzia, fabbricato dall’azienda abruzzese Tekne di Ortona, viene venduto all’estero ma non alle forze armate italiane. E non è stato fornito all’Ucraina nell’ambito dei decreti del governo italiano.

Gli orfani ucraini

Altro fronte che coinvolge il nostro paese è quello che riguarda il rimpatrio dei 57 orfani ucraini, bambini e adolescenti tra i 6 e i 16 anni, che si trovano nella bergamasca dell’inizio del conflitto. Il tribunale per i minorenni di Brescia, con un decreto, ha confermato, con effetto immediato, l’affido ai Servizi sociali italiani «perché li mantengano collocati negli attuali luoghi di accoglienza», quindi senza limiti temporali.

Kiev, tramite il proprio consolato, voleva che tornassero a casa, ma contro questa ipotesi si erano schierate le agenzie internazionali per la protezione dei minori, da Unhcr a Unicef, e i tutori di alcuni dei bambini, che avevano formalizzato una richiesta di protezione internazionale. Per ora quindi non partirà nessuno dalle strutture di accoglienza di Rota Imagna, Pontida e Bedulita.

North Stream

La procura federale tedesca ha emesso un mandato d’arresto contro un sospettato, di nazionalità ucraina, per il sabotaggio del 2022 dei gasdotti North Stream.

La notizia è stata diffusa dalla stampa tedesca. Secondo l’emittente pubblica Ard e i giornali Die Zeit e Sueddeutsche Zeitung, a giugno era stato richiesto un mandato d’arresto europeo per l’uomo, il cui ultimo indirizzo conosciuto è in Polonia. Si ritiene che sia fuggito.

La procura non commenta ufficialmente, ma secondo i resoconti di stampa gli investigatori tedeschi ritengono che l’ucraino, chiamato solo Volodymyr Z., sia stato uno dei sommozzatori che hanno piazzato ordigni esplosivi sulle condutture del gasdotto.

Nel settembre 2022, pochi mesi dopo l’inizio dell’invasione della Russia in Ucraina, quattro grandi fughe di gas erano state scoperte sui due gasdotti North Stream al largo dell’isola danese di Bornholm, dopo che gli istituti sismici avevano registrato due esplosioni sottomarine. I gasdotti erano al centro delle tensioni geopolitiche poiché Mosca aveva tagliato le forniture di gas all’Europa come ritorsione per le sanzioni occidentali.

Colpite due basi tedesche

Intanto in Germania si registrano sospetti sabotaggi a due basi militari, una delle quali della Nato. Si tratta di due importanti hub per il sostegno militare all’Ucraina. Da quanto riferito da alcuni quotidiani tedeschi le basi sarebbero state chiuse per il rischio di contaminazione dell’acqua del rubinetto.

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