Le sanzioni in vigore, introdotte per la prima volta il 31 luglio 2014, limitano settori economici e personaggi chiave della crisi in Ucraina e si applicano a un totale di 185 persone e 48 entità. Avrebbero dovuto dare forza agli accordi di Minsk e portare alla pace, ma non hanno funzionato
Si attende che arrivino nuovi sanzioni europee alla Russia dopo il riconoscimento degli stati indipendenti in Ucraina da parte di Vladimir Putin. Già a dicembre il Consiglio dell’Unione europea che riunisce i capi di stato e di governo aveva deciso di prorogare di sei mesi, fino al 31 luglio 2022, le attuali misure restrittive riguardanti settori economici specifici della Federazione russa e ieri sono state aggiunte altre personalità a quelle colpite dalle restrizioni, la prime sanzioni risalgono al 2014.
Le sanzioni in vigore infatti sono state introdotte per la prima volta il 31 luglio 2014 in risposta alle azioni della Russia che hanno destabilizzato la situazione in Ucraina attraverso l’annessione della Crimea, e limitano l'accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell'Ue da parte di alcune banche e imprese russe e vietano forme di assistenza finanziaria e intermediazione a favore degli enti finanziari russi.
Le sanzioni vietano anche l'importazione, l'esportazione o il trasferimento, diretti o indiretti, di qualsiasi materiale connesso alla difesa e introducono un divieto relativo a beni a duplice uso per scopi militari o per utilizzatori finali militari in Russia.
Le sanzioni limitano inoltre l'accesso russo a tecnologie sensibili che possono essere utilizzate nel settore energetico russo, ad esempio per la produzione e la prospezione del petrolio.
Fnora, le misure restrittive dell'Ue relative all'integrità territoriale dell'Ucraina si applicano a un totale di 185 persone e 48 entità.
Gli accordi di Minsk
Durante la valutazione dello stato di attuazione degli accordi di Minsk, avvenuta in occasione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2021, i leader dell'Ue anno incoraggiato gli sforzi diplomatici e sostenuto “il formato Normandia” nel conseguimento della piena attuazione degli accordi di Minsk.
Gli accordi, sottoscritti sia dai filo-russi che da Kiev nel 2014, sotto il cappello delle potenze occidentali, Francia e Germania, e della Russia – che si erano riunite in Normandia appunto -, non sono mai stati completamente attuati.
I combattimenti sulla carta avrebbero dovuto finire e la regione del Donbass tornare sotto il controllo dell'Ucraina, in cambio di una maggiore autonomia. Ma le intese sottoscritte nella capitale bielorussa non sono risolutive, perché in parte non attuate per responsabilità di entrambe le parti.
Le proroghe
Alla luce del fatto che la Russia non ha mai attuato pienamente questi accordi, i leader dell'Ue hanno deciso all'unanimità di prorogare le sanzioni economiche in vigore nei confronti del paese.
Oltre a queste, sono in vigore diversi tipi di misure dell'Ue in risposta all'annessione illegale della Crimea e della città di Sebastopoli da parte della Russia e alla deliberata destabilizzazione dell'Ucraina, tra cui misure diplomatiche, misure restrittive individuali (congelamento dei beni e restrizioni di viaggio). Già il 21 febbraio sono state incluse altre personalità politiche della Crimea.
Il 22 febbraio, dopo la mossa di Vladimir Putin, l’Unione europea procederà a nuove sanzioni. Uno dei punti più dibattuti è l’energia: finora il metano non è mai stato toccato, l’Unione europea dipende da Mosca per il 40 per cento dei suoi approvvigionamenti.
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