Il viaggio del ministro Urso e di Carlo Bonomi ha l’obiettivo di dare seguito al Memorandum siglato il 21 giugno del 2022 da Confindustria e dal governo ucraino, che prevede nuovi investimenti italiani nel paese e una maggiore cooperazione tra i due stati al fine di ripristinare il tessuto industriale distrutto dall’esercito russo
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi sono andati in visita a Kiev per incontrare le autorità ucraine e prenotarsi un posto per la ricostruzione del paese al termine della guerra. Nella foto del viaggio pubblicata sul profilo social del ministro c’è anche Francesco Talò, il consigliere diplomatico di Giorgia Meloni, lo stesso che la scorsa settimana ha ricevuto una chiamata da Jake Sullivan, il consigliere della Sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Da Washington, Sullivan ha provato a fare pressioni sul governo italiano per inviare in Ucraina nuovi armamenti e nello specifico i sistemi di difesa aerea Samp-t tanto richiesti da Zelensky. Il tema è anche al centro della visita di Stalò che ne parlerà con la controparte ucraina, dato che il Senato ha approvato a larga maggioranza il nuovo decreto che autorizza l’invio di armi ed equipaggiamenti verso Kiev per il 2023.
Nell’agenda della delegazione italiana, infatti, ci sono incontri con Andrey Yermak, capo dell’amministrazione presidenziale; Oleksandr Kubrakov, ministro delle Infrastrutture; Julia Svurydenko, ministra dell’Economia e Dmytro Kuleba, il ministro degli Affari Esteri ucraino.
La missione italiana
Il viaggio del ministro Urso e di Carlo Bonomi ha l’obiettivo di dare seguito al Memorandum siglato il 21 giugno del 2022 da Confindustria e dal governo ucraino, che prevede nuovi investimenti italiani nel paese e una maggiore cooperazione tra i due stati al fine di ripristinare il tessuto industriale distrutto dall’esercito russo.
Appena arrivati a Kiev, Urso e Bonomi hanno inaugurato insieme all’ambasciatore Pier Francesco Zazo, il desk di Confindustria a sostegno delle imprese che avrà una sede di rappresentanza all’interno dell’ambasciata italiana. «La ricostruzione dell’Ucraina ha una portata e un significato che vanno ben oltre i soli interessi economici – ha detto Bonomi – poiché si tratta di sostenere un paese che ha visto ledere la propria sovranità territoriale e di creare basi solide per concretizzare il processo di adesione all’Unione europea».
Per questo Confindustria «sta collaborando con il governo nella definizione di strumenti e priorità nella logica di fare sistema». Per il governo di Giorgia Meloni è anche importante non cedere il passo alle altre cancellerie europee che si stanno muovendo in analoga direzione. C’è un intero paese da ricostruire e le imprese europee vogliono essere le protagoniste.
Gli affari della ricostruzione
Rimettere in piedi il paese non è semplice. I danni sono tantissimi e man mano che prosegue la guerra aumentano le stime dei costi necessari per ripristinare le infrastrutture elettriche, ricostruire scuole, ospedali, riparare tratti ferroviari e dare vita a nuovi edifici residenziali. Secondo la vice presidente della Banca mondiale, Anna Bjerde, i costi non sono indifferenti, si parla di circa 500-600 miliardi di euro. Lo scorso giugno, invece, la cifra si aggirava intorno a 350 miliardi.
In campo non sono scese soltante le imprese ma anche i governi europei che hanno iniziato a stringere accordi con il presidente Zelensky per assicurarsi una fetta nel grande business della ricostruzione. Soltanto nella giornata del 13 dicembre scorso il presidente francese, Emmanuel Macron, ha garantito accordi per centinaia di milioni di euro alle sue oltre 700 aziende che erano presenti durante la conferenza internazionale sull’Ucraina che si è tenuta a Parigi.
Quel giorno, Macron aveva elogiato il ruolo delle imprese francesi ma le aveva anche invitate a fare di più «senza aspettare la fine della guerra». E infatti, sono già stati firmati accordi bilaterali per creare città sostenibili e i primi contratti comprendenti in particolare la fornitura di rotaie e di materiale per la ricostruzione dei ponti bombardati.
Anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan vuole mettere le mani sul bottino. Non è un caso il suo impegno nel campo diplomatico che ha portato a risultati importanti come la stipulazione dell’accordo sul grano. Lo scorso 18 agosto dopo l’incontro bilaterale tra il presidente Zelenksy ed Erdogan, il ministro del Commercio turco e il ministro delle Infrastrutture ucraino avevano firmato un Memorandum d’intesa che, come dichiarato dal ministero ucraino, «prevede la partecipazione della Turchia al processo di ricostruzione dell’Ucraina». Un risultato elogiato dalla stampa turca anche se al momento non è ancora chiaro dove saranno dirottati gli investimenti di Ankara.
© Riproduzione riservata