Parere diverso per la Georgia: bisogna «valutare se il paese rispetta una serie di condizioni prima di concedergli lo status di candidato». Boris Johnson vuole addestrare i militari ucraini
«Oggi abbiamo adottato la raccomandazione al consiglio di dare all’Ucraina una prospettiva europea e lo status di candidato all’ingresso nell’Unione». Sono le parole della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen dopo la riunione del collegio dei commissari. «Il popolo ucraino ha mostrato si essere pronto a morire per il sogno europeo», ha aggiunto.
Il via libera è arrivato anche per la Moldavia ma non per la Georgia, per la quale, invece, bisogna «valutare se il paese rispetta una serie di condizioni prima di concedergli lo status di candidato».
Tuttavia per l’Ucraina il cammino non è così semplice. L’ultima voce in capitolo ce l’ha il Consiglio europeo, e quindi i capi di stato e di governo dei paesi membri, che in diverse occasioni si è dimostrato disunito nel prendere decisioni.
«Molto è stato fatto ma molto lavoro resta ancora da fare per l’ingresso dell’Ucraina in Europa», ha specificato von der Leyen. I temi su cui intervenire sono tanti dallo «stato di diritto» alla «giustizia» passando per «la lotta alla corruzione e la rimozione del potere degli oligarchi sull’economia».
La decisione è arrivata dopo la visita di ieri a Kiev di Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz che hanno espresso sostegno e solidarietà al presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Le motivazioni di von der Leyen
«L’Ucraina ha già implementato circa il 70 per cento delle norme e degli standard dell’Ue. Sta partecipando a molti importanti programmi dell’Ue, come Horizon Europe ed Erasmus», ha spiegato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in conferenza stampa per motivare il parere positivo dei commissari.
Insomma, il cammino ucraino per entrare a Bruxelles era avviato da tempo e risale alle proteste di piazza del movimento Euromaidan che a fine 2013 e inizio 2014 chiedeva all’ex presidente ucraino filorusso Viktor Yanukovich di guardare a Bruxelles e allontanarsi dall’influenza di Mosca. «Già da otto anni l’Ucraina si avvicinava gradualmente all’Unione», ha detto von der Leyen che ha elencato anche i punti a favore del paese di Zelensky.
«L’Ucraina è una solida democrazia parlamentare. Ha un’amministrazione pubblica ben funzionante che ha tenuto in funzione il paese anche durante questa guerra. La riforma del decentramento è un successo, come dimostrano anche le prestazioni di regioni e comuni durante la guerra. La riforma della modernizzazione dell’amministrazione è in corso. La società civile ucraina è vivace e attiva. Il sistema elettorale si è dimostrato libero ed equo, come ritenuto dall’Odihr. Il suo sistema educativo è ben sviluppato; le competenze e le infrastrutture digitali sono di alto livello».
Kiev ha rispettato l’80 per cento delle raccomandazioni della Commissione Venezia, l’organo consultivo del Consiglio d’Europa che si occupa di monitorare lo status democratico e il rispetto dello stato di diritto di un paese, ma per la presidente della Commissione Ue una delle lacune più evidenti da colmare è l’adozione di una legge che tuteli le minoranze nazionali.
Le difficoltà
È chiaro, tuttavia, che non sarà un procedimento veloce. I tempi della burocrazia sono lunghi anche se la guerra in corso potrebbe accelerarli. Le agenzie stampa di ieri hanno riportato le dichiarazioni di un alto funzionario europeo che fotografano la difficoltà della situazione: «Non siamo al punto in cui raccomandiamo al Consiglio di aprire negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia, si tratta di un processo lungo, doloroso e dinamico ed è un processo in cui anche l'Ue deve procedere con il suo percorso di riforma istituzionale». Ci sono paesi che hanno impiegato anche dieci anni, come la Polonia, per per entrare all’interno dell’Unione europea e lo hanno specificato anche in più occasioni diversi leader europei come Emmanuel Macron.
La reazione di Zelensky
«Oggi è una giornata davvero storica: l’Ucraina ha sentito contemporaneamente il sostegno di quattro potenti stati europei. E in particolare il sostegno al nostro movimento verso l’Unione europea», è il messaggio scritto su Telegram dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. In un tweet il presidente ha incalzato i capi di governo e di stato che ha incontrato in queste settimane a Kiev: «Mi aspetto un risultato positivo la prossima settimana al Consiglio europeo».
Il punto di Mosca
Da Mosca sono arrivate risposte altalenanti. Il primo a commentare la notizia è stato il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov. Mosca monitorerà il processo di adesione «perché tutti conosciamo l’intensificazione delle discussioni in Europa sul tema del rafforzamento della difesa». Dal Forum economico di San Pietroburgo ieri pomeriggio il presidente russo ha detto che «a differenza della Nato, l’Ue non è un blocco politico-militare», e non è preoccupato. «La Russia non è mai stata contraria» all’adesione dell’Ucraina nell’Unione, piuttosto «era solo contro lo sviluppo militare del territorio ucraino». È un affare di Bruxelles e del popolo ucraino ha aggiunto Putin anche se «questo passo trasformerà Kiev in una semi-colonia».
Più dure le risposte della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che ha definito il parere positivo della Commissione come «un messaggio così falso, che in pratica non ha nulla di buono sotto». Ai giornalisti ha detto: «Vediamo come da molti anni la comunità occidentale manipola la storia di un qualche tipo di coinvolgimento dell’Ucraina nelle loro strutture d'integrazione mentre l’Ucraina, purtroppo, peggiora sempre di più». Parla di «promesse dolci e allettanti» ma «l’Ucraina non ha un futuro luminoso».
L’ex presidente russo e attuale vice presidente del Consiglio di sicurezza della Russia, Dimitry Medvedev, ha attaccato la von der Leyen: «Gli ucraini sono pronti a morire per la prospettiva europea, dice la presidente dell’Ue, che è anche una specialista del parto. A quanto pare, è a questo che li stanno preparando i gentili custodi dell'Ue», riferendosi ai sette figli della presidente della Commissione Ue.
Johnson a Kiev
Il premier britannico Boris Johnson è tornato nuovamente in visita a Kiev dopo il viaggio di Draghi, Macron e Scholz di giovedì scorso per ribadire il suo supporto a Volodymyr Zelensky promettendo aiuti concreti. Johnson ha proposto al presidente ucraino un programma di addestramento della durata di tre settimane per i suoi soldati da tenersi all’estero in condizioni di sicurezza. In una nota ufficiale pubblicata da Downing Street si legge che il piano prevede intense esercitazioni di combattimenti in prima linea, una formazione medica di base e nozioni per la cybersicurezza.
Ogni 120 giorni possono essere formati fino a 10mila soldati. «Mentre i soldati ucraini lanciano missili britannici in difesa della sovranità della loro nazione, lo fanno anche in difesa delle stesse libertà che diamo per scontate», ha detto Johnson. «Il Regno Unito è al vostro fianco e lo sarà finché non prevarrete». La guerra in Ucraina sta attraversando una nuova fase e le intelligence europee ne sono consapevoli. Per questo continuano a studiare nuovi pacchetti di aiuti militari in coordinamento con gli Stati Uniti e gli alleati.
© Riproduzione riservata