- A mezzogiorno ora di Mosca del 6 gennaio e fino al 7 era entrato in vigore il cessate il fuoco unilaterale di 36 ore annunciato da Mosca per il Natale ortodosso, ma per Kiev si trattava solo di una trappola.
- Anche il presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, è convinto dell'ipocrisia dell'annuncio del capo del Cremlino.
- Putin apre al dialogo “serio” ma chiede la rinuncia a ogni restituzione di terre occupate. Difficile che Kiev possa accettare una proposta di negoziato di questo tenore che la renderebbe un vassallo di Mosca e la allontanerebbe dall’ingresso nell’Unione europea.
La tregua putiniana è morta prima ancora di entrare in vigore. Il leader russo ha lanciato un appello a Kiev perché accogliesse la cessazione temporanea dei combattimenti, per dar modo a tutti gli ortodossi di partecipare alle cerimonie religiose.
A mezzogiorno ora di Mosca di ieri è entrato in vigore il cessate il fuoco unilaterale di 36 ore per il Natale ortodosso, ma per Kiev si è trattato solo di una trappola e dell’uso cinico della religione ortodossa per mandare un messaggio ambiguo: siamo un solo popolo che va riunificato sotto i vessilli di Mosca imperiale e cesaropapista.
Una pura «ipocrisia», ha affermato il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, che qualche ora prima aveva duramente attaccato anche il patriarca Kirill, giudicando la sua richiesta «una trappola cinica» e accusando la chiesa da lui guidata di agire «solo come propagandista di guerra». Dopo mesi di pressioni, il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha ceduto agli Stati Uniti e ha accettato di fornire quaranta mezzi corazzati Marder al paese invaso, oltre a una batteria anti missilistica Patriot.
La decisione tedesca è arrivata dopo che mercoledì il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato la spedizione dei suoi tank Amx-10s. Mosca ha risposto alla decisione di Scholz alzando i toni, definendola una mossa in favore «dell’escalation e moralmente scorretta». Si è «passato un confine morale», ha dichiarato l’ambasciata russa a Berlino.
Tregua infranta
Ieri mattina, Kiev ha lanciato missili su Bakhmut e Mosca ha reagito: la tregua è stata così violata da entrambi le parti.
L’Ucraina ha poi denunciato bombardamenti russi contro Kramatorsk e Kherson. «Adesso i russi vogliono usare il Natale come copertura per fermare per un po’ l’avanzata dei nostri ragazzi nel Donbass e portare attrezzature, munizioni e mobilitarsi più vicino alle nostre posizioni», ha detto Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino è convinto che il presidente russo, Vladimir Putin, stia usando la tregua per riorganizzare le posizioni e allo stesso tempo frenare l’avanzata delle forze armate di Kiev a est del paese invaso.
«Quale sarà il risultato? Solo un altro aumento del conteggio delle perdite. Tutti nel mondo sanno come il Cremlino usa la tregua nella guerra per continuare lo scontro con rinnovato vigore», ha detto Zelensky. L’amministrazione del presidente Biden ha parlato di «tregua cinica» al solo scopo di «guadagnare una boccata di ossigeno».
I combattimenti
Sul terreno la tregua è dunque durata poco. Le forze russe hanno colpito la città di Kramatorsk, nell’est dell’Ucraina, dopo l’entrata in vigore dello stop. «Gli occupanti hanno attaccato la città due volte con razzi», ha scritto il vicecapo dell’ufficio di presidenza ucraino Kyrylo Tymoshenko, sui social, aggiungendo che è stato colpito un edificio residenziale, ma che non ci sono state vittime.
L’Ucraina a sua volta, secondo la Tass, ha attaccato con missili e a colpi di artiglieria l’area di Donetsk per tre volte subito dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco unilaterale. I bombardamenti sono stati effettuati con artiglieria da 155 mm in dotazione alla Nato, ha specificato la missione della Repubblica popolare del Donetsk.
Un funzionario della Casa Bianca, citato dal Guardian, ha riferito che il gruppo Wagner, fondato e guidato da Yevgeny Prigozhin, ha interessi economici nei confronti della miniera di Bakhmut. Sta combattendo nella città ucraina per ottenere il controllo delle miniere di sale e gesso.
In questo quadro convulso, per l’ennesima volta Putin ha detto che il suo paese è aperto a «un dialogo serio» ma solo se Kiev «soddisferà le richieste note e terrà conto delle nuove realtà territoriali». Se l’Ucraina, insomma rinuncerà a insistere per riprendere il controllo di tutte le sue regioni: non solo la Crimea, ma anche le quattro che Mosca ha annesso lo scorso autunno dopo referendum. Il capo del Cremlino ha aggiunto una nota polemica contro i paesi occidentali, accusandoli di svolgere «un ruolo distruttivo» in Ucraina.
Difficile che Kiev possa accettare una proposta di negoziato di questo tenore che la renderebbe un vassallo di Mosca e la allontanerebbe dall’ingresso nell’Unione europea. Non a caso la Turchia prevede l’inasprimento del conflitto. «La guerra tra Russia e Ucraina probabilmente si inasprirà nei prossimi mesi», ha scritto su Twitter il portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Ibrahim Kalin, aggiungendo che «la Turchia continuerà con i suoi sforzi per il negoziato, il cessate il fuoco, lo scambio dei prigionieri, la sicurezza a livello nucleare e l’esportazione del grano».
Non sembra che Mosca e Kiev siano pronte al negoziato, che resta comunque lo sbocco inevitabile del conflitto per porre fine alle sofferenze del popolo ucraino.
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