- «C’è un rischio alto che la Russia tagli le forniture di gas in Europa ora e dobbiamo prepararci per una guerra economica a lungo termine in Europa», dice Jonathan Hackenbroich, analista dell’European council on foreign relations (Ecfr).
- La Germania è sotto scacco a Washington, accusata di essere stata troppo tiepida con Mosca. La Germania spende per la difesa l’1,38 per cento del Pil rispetto al 2 per cento promesso e ha saputo fornire solo degli “elmetti” agli ucraini.
- Finora la Cina non è ancora un’alternativa per Mosca.Tuttavia il progettato gasdotto Power of Siberia 2 cambierà la prospettiva, fornendo a Gazprom la possibilità di alternare le esportazioni tra Europa e Cina e fornendo alla Russia una significativa leva geopolitica, per l'Europa.
L’invasione della Russia contro l’Ucraina può creare una più ampia crisi energetica europea con conseguente recessione economica? Possibile? Perché Mosca dovrebbe chiudere i rubinetti del gas, una delle sue maggiori fonti di reddito con cui, fra l’altro, finanzia le sue guerre imperialiste? .
«C’è un rischio alto che la Russia tagli le forniture di gas in Europa ora e dobbiamo prepararci per una guerra economica a lungo termine in Europa. Ciò dimostra che l’Ue ha bisogno di un deterrente economico molto più forte e molto più credibile con uno strumento anti coercizione», dice Jonathan Hackenbroich, analista dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr).
«Il congelamento del North Stream 2 è solo un passo, ma non basta», sottolinea Jana Puglierin, sempre dell’Ecfr. La Germania è sotto scacco a Washington, accusata di essere stata troppo tiepida con Mosca.
David Harsanyi, sulla rivista conservatrice americana National Review, ricorda che la Germania spende per la difesa l’1,38 per cento del Pil rispetto al 2 per cento promesso e che ha fatto «pressioni a Washington per fermare le sanzioni e trovare un’intesa con Mosca» e ha saputo fornire solo degli «elmetti» agli ucraini.
Vero è che l’anno scorso la Russia ha ricevuto dall’Europa 50 miliardi di euro per il gas e altrettanti per il petrolio. Inoltre la Russia è il più grande fornitore di gas naturale in Europa, con circa il 40 per cento delle importazioni di gas del continente (47 per cento la quota italiana, 49 per cento quella tedesca), principalmente con gasdotti. I principali dei quali passano dalla martoriata Ucraina.
L'Europa sta già lottando con gli elevati costi energetici e deve importare la maggior parte del suo fabbisogno. I prezzi del gas sono saliti ad Amsterdam a 83,5 euro MWh a livelli record e anche il prezzo del Brent è balzato sopra i 100 dollari, cosa che non avveniva dal 2014.
«L’aumento dei prezzi dell’energia e le potenziali restrizioni di fornitura potrebbero iniziare a rappresentare un serio rischio per le prospettive di crescita europea», ha detto il Comitato Investimenti della banca svizzera Crédit Suisse.
Una voce isolata? Non proprio. I mercati temono che in caso di interruzione prolungata di fornitura del gas russo le riserve non potranno essere ricostituite in estate. Ci troveremmo di fronte a una situazione drammatica di stoccaggio del gas vicino allo zero.
I prezzi salirebbero, le industrie manifatturiere europee dovrebbero fermare la produzione. L’inflazione aumenterebbe costringendo le banche centrali a rinviare il previsto rialzo dei tassi. ma soprattutto la crisi energetica europea potrebbe innescare una recessione globale.
Le rassicurazioni di Putin
Putin ovviamente ha affermato questa settimana che la Russia mira a continuare a essere un fornitore di energia affidabile per i mercati mondiali.
Ma in passato ha mostrato la volontà di usare l’energia come un’arma geopolitica e l’invasione dell’Ucraina potrebbe interrompere alcuni rifornimenti. Un quarto dell’export di gas russo verso l’Europa passa per l’Ucraina.
L’alternativa della Cina
Finora la Cina non è ancora un’alternativa per Mosca. Ma fino a quando? Secondo un report di Alicia Garcia Herrero, capo economista per l’area Asia-Pacifico presso la banca d'investimento francese Natixis, «l’Europa è ancora il più forte acquirente di gas russo (l’83 per cento della fornitura totale di gas di Gazprom è destinata all'Europa dal 2020). Le attuali esportazioni di gas dalla Russia alla Cina attraverso il gasdotto Power of Siberia 1 sono alimentate da giacimenti di gas della Siberia orientale e la rotta dell’estremo oriente recentemente concordata (via Sakhalin) e anch’essa separata dalla rete europea del gas. Tuttavia, il progettato gasdotto Power of Siberia 2 cambierà la prospettiva, fornendo a Gazprom la possibilità di alternare le esportazioni tra Europa e Cina e fornendo così teoricamente alla Russia una significativa leva geopolitica, almeno per l’Europa». Ma a cambiare le carte c’è un’altra prospettiva.
Il maxi giacimento nel Qatar
“Ci si aspetta – prosegue l’analista di Natixis – che il mercato globale del gas rimanga in fibrillazione fino al 2024, ma non oltre. Nel 2025 si aggiungerà una grande fornitura supplementare di Lng (gas naturale liquefatto, in particolare la gigantesca espansione del campo nord del Qatar) che allenterà il mercato in modo significativo. Allora, il potere di mercato della Russia sarà significativamente diminuito».
Ecco perché Mosca potrebbe aver accelerato le sue mire prima che il Qatar entri in campo. Non a caso Biden ha ricevuto recentemente con tutti gli onori a Washington l’emiro del Qatar al Thani definendolo un alleato prezioso.
Il gas andrebbe trasportato via nave in Europa ma in Italia ci sono solo tre rigassificatori, Panigaglia, Livorno e Rovigo. In Spagna ce ne sono otto, ma purtroppo non sono collegati alla rete europea. Forse è giunto il tempo di ripensare al dossier.
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