Nella città di Odessa le spiagge hanno riaperto e le montagne dei Carpazi hanno avuto una stagione migliore del previsto. «Giusto avere dei limiti, ma giusto anche continuare a vivere», dice il consigliere italiano del sindaco. Ma c’è anche chi critica
Dopo il massiccio attacco contro la Crimea, nella notte tra venerdì e sabato nuovi droni ucraini sono stati abbattuti nei pressi di Mosca. Sono ormai dieci giorni consecutivi che la capitale russa è sotto costante minaccia di attacchi. Kiev non conferma né smentisce l’operazione, ma funzionari statunitensi dicono che queste operazioni sono destinate a continuare. Altri attacchi ucraini hanno colpito Belgorod, vicino al confine, dove sono rimaste ferite sei persone, mentre esplosioni sono state registrate nella città occupata di Melitopol.
Mentre la strategia della “rappresaglia permanente” di Kiev inizia a incidere sulla vita quotidiana dei russi e con il Cremlin impegnato nelle sue lotte intestine – venerdì sera è stato annunciato il ritrovamento della scatola nera dell’aereo su cui viaggiava il leader di Wagner Evgenij Prigožin – gli ucraini si godono gli ultimi giorni della stagione delle vacanza, che a migliaia hanno provato a vivere con normalità nonostante il conflitto.
Spiagge aperte
Tradizionalmente, il giorno dell’indipendenza dell’Ucraina, celebrato il 24 agosto, segna l’ultimo ponte della stagione estiva ucraina. Quest’anno, a causa della legge marziale, la festività è stata sospesa, ma molte aziende hanno comunque deciso di lasciare un giorno di ferie ai loro dipendenti.
Il tempo è propizio per le gite fuoriporta. In tutto il paese la temperatura è insolitamente alta. A Odessa, nel sud del paese, si registrano ancora oltre 30 gradi e soltanto una settimana fa si sono sfiorati i 40. A metà agosto le spiagge della città sono state riaperte per la prima volta dall’inizio del conflitto e gli abitanti della città sono corsi a rinfrescarsi.
Ma anche di fronte alle acque cristalline del Mar Nero sotto il solo d’agosto è impossibile dimenticarsi di essere in un paese in guerra. A poche decine di metri dalla riva una fila di boe arancioni segnala la presenza della rete d’acciaio installata per proteggere i bagnanti dalle mine marine.
In città, l’allarme aereo scatta fino a quattro volte al giorno e al suono delle sirene le spiagge andrebbero sgomberate, ma pochi rispettano l’ordinanza. Dopo gli attacchi di un mese fa, che hanno danneggiato il porto e la cattedrale, Odessa è stata in gran parte risparmiata e un atteggiamento di sufficienza si è diffuso tra i frequentatori delle spiagge e i gestori degli stabilimenti, racconta Attilio Malliani, consigliere per gli affari esteri del sindaco di Odessa: «Ma quando si fa l’abitudine è lì che accadono le tragedie».
Vacanze di guerra
Malliani, 55 anni, imprenditore originario di Reggio Calabria che vive in Ucraina da quasi 20 anni, conosce bene tensione tra il desiderio di normalità e le necessità di un paese in guerra, una tensione che in Ucraina continua a riaffiorare a un anno e mezzo dall’inizio dell’invasione su larga scala.
Fino al 2014, Odessa era la capitale del turismo ucraino, un’industria giovane ma in rapida crescita. Circa il 70 per cento dei visitatori della città proveniva dalla Federazione russa. Nella città edonista e godereccia le stagioni estive non avevano nulla da invidiare a quelle in Costa Azzurra o sulla Riviera amalfitana, ricorda Mallini: «Estati di notti in bianco, di notti stellate che oggi non ci sono più». Al posto dei turisti, la città è affollata di rifugiati arrivati dal resto dell’Ucraina, almeno 150mila secondo il comune.
La riapertura delle spiagge di Odessa, unita alla vivace vita notturna che prosegue nonostante la guerra (le autorità locali sono impegnate in una costante trattativa con i locali notturni sugli orari di chiusura e quelli in cui è obbligatorio spegnere la musica) sono state l’occasione per nuove polemiche.
Sui social e nei talk show sono tornate le polemiche contro la “città della perdizione”, che molti vedono da sempre con sospetto, anche per via dei suoi forti legami con la Russia. Malliani, che il 24 febbraio ha deciso di restare in Ucraina, difende la sua città adottiva. «Capisco chi si chiede “è giusto festeggiare dopo che una bomba ha ucciso dei bambini?”. Ma sono le due facce della guerra, perché dall’altro lato le persone hanno anche il diritto di continuare a vivere e sperare».
Turismo interno
Il curato portale del governo “VisitUkraine.com” invita ancora i turisti a visitare l’Ucraina e, pur raccomandando il rispetto della legge marziale, offre diversi viaggi organizzati nelle parti più sicure del paese. Ma il turismo in ucraina oggi è un affare essenzialmente domestico. Dai 13 milioni di visitatori nel 2019, l’Ucraina è crollata a meno di 4 nel 2019 e poi e scesa praticamente zero. Lo scorso novembre, all’inizio della stagione turistica invernale, gli operatori turistici ucraini riportavano visitatori in calo del 90 per cento e un tasso di occupazione dei posti letto nelle aree più sicure dell’Ucraina sotto il 50 per cento.
Ma dopo un difficile inizio, la situazione è migliorata. Lo scorso marzo, Mariana Oleskiv, presidente dell’Agenzia per lo sviluppo del turismo, ha detto che i flussi interni sono tornati al 50 per cento dei livelli pre-pandemici. «Gennaio e febbraio non sono stati così male, di certo meglio di come avevamo pianificato», ha raccontato a Cnn Kateryna Matiushchenko, manager dell’hotel Leopolis, un cinque stelle appena rinnovato nella città di Leopoli.
Gite in montagna
In un paio d’ore da Leopoli si arriva sulle montagne dei Carpazi, dove si trova il picco di Hoverla, che con duemila metri è la montagna più alta del paese. Tra questi boschi e villaggi che sembrano trapiantati dall’arco Alpino, pulsa il cuore di quel che resta dell’industria turistica ucraina. Qui gli ucraini vengono a sciare nella lunga stagione invernale e a prendere un po’ di fresco in quella estiva. Negli ultimi mesi, località come Bukovel e Slavske si sono riempiti di soldati in licenza e sono state teatro di riunioni familiari tra espatriati e chi, in genere i maschi, è rimasto in patria. In una giornata a Kiev è difficile non incontrare almeno una persona che non abbia trascorso uno degli ultimi week end in Ucraina occidentale.
Meno lussuose e alla moda delle serate danzanti sul lungomare di Odessa, le gite in montagne sui Carpazi non hanno causato la stessa reazione negativa e le accuse insensibilità. Ma in un paese in guerra, dove milioni di persone sono rimaste senza casa e solo una fortunata minoranza può permettersi il lusso di pensare alle vacanze, il turismo non può non causare se non polemiche, almeno qualche critica.
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