- Nelle intenzioni dei suoi più convinti sostenitori doveva chiamarsi “board”, proprio come il comitato direttivo di una grande azienda. Per ora è solo una “task force”, ma è comunque una commistione di finanza e salute.
- I ministri delle Finanze e quelli della Salute hanno detto sì a un progetto che mette insieme pubblico e privato, governi e istituzioni finanziarie, e che ci riporta ai tempi di un’altra crisi. Non quella pandemica ma finanziaria.
- Un board di impostazione simile infatti fu quello presieduto all’epoca da Draghi, che ora da un’altra presidenza fa suo questo progetto, in cui è coinvolto Mario Monti. Ecco in cosa consiste l’idea, e cosa comporta.
Nelle intenzioni dei suoi più convinti sostenitori doveva chiamarsi “board”, proprio come il comitato direttivo di una grande azienda. Per ora è solo una “task force”, ma è comunque una commistione di finanza e salute, ed è il primo risultato concreto – anche se non pieno – raggiunto dalla presidenza italiana in questo fine settimana di G20. In attesa della prima sessione odierna dei grandi, che sarà su «economia globale e salute globale», i ministri delle Finanze e quelli della Salute hanno detto sì a un progetto che mette insieme pubblico e privato, governi e istituzioni finanziarie, e che ci riporta ai tempi di un’altra crisi. Non quella pandemica ma finanziaria.
Le crisi e il progetto
Proprio Mario Draghi, all’epoca governatore della Banca d’Italia, è stato il primo presidente del Financial Stability Board ai tempi della grande crisi finanziaria. C’è quel precedente dietro l’idea di un board che unisca salute e finanza, e ci sono due figure note in Italia a propugnarne la realizzazione: una è l’ex premier Mario Monti, che è oggi a capo della commissione paneuropea dell’Oms. L’altro è Draghi stesso, che ha fatto viaggiare il progetto nel consesso internazionale, dalla posizione privilegiata della presidenza di turno del G20. «Sia il panel indipendente di alto livello del G20, sia la commissione paneuropea dell’Oms, hanno avanzato la proposta di un board G20-plus che metta insieme i decisori in ambito di salute e di finanza per irrobustirci sul piano finanziario» nel gestire e prevenire questa e altre pandemie: questo è ciò che hanno messo anche per iscritto pochi giorni fa Monti, un altro ex premier e cioè il britannico Gordon Brown che ora veste il ruolo di ambasciatore Oms per il finanziamento della salute globale, e inoltre Ngozi Okonjo-Iweala, che è a capo dell’organizzazione mondiale del commercio, Lawrence Summers e Tharman Shanmugaratnam.
La task force
L’idea del nuovo tavolo, o board, di salute e finanza, ha incontrato l’opposizione di paesi come Cina, India Brasile. Ora però un consenso è stato raggiunto, pur nella versione “task force”. Sarà presieduta dall’Italia, che ha l’attuale presidenza del G20, e dall’Indonesia che le subentra a dicembre. Ha il compito di arrivare in tempi piuttosto brevi a una proposta più strutturata e permanente di cooperazione tra ministri della salute e delle finanze. Il parterre è quello del G20-plus, cioè i venti ma con possibilità di aprire anche ad altri. Soprattutto, il tipo di governance che si prefigura per il futuro è mista, pubblica e privata. Punta a coinvolgere a sua volta nelle decisioni entità già ibride come la Gavi Alliance, che ha al suo interno i produttori di vaccini, Big Pharma quindi. Il coinvolgimento delle istituzioni finanziarie internazionali, dal fondo monetario alla banca mondiale, è un punto dirimente. Uno degli esiti possibili di questa impostazione è che l’Fmi si pronunci anche sull’adeguatezza dei sistemi sanitari, e che la sanità sia presa in considerazione dalle agenzie di rating nelle loro valutazioni sul debito. L’obiettivo è anche potenziare il finanziamento privato della sfera della salute. Anche se i grandi non sono ancora arrivati a un accordo per l’accesso globale ai vaccini, intanto però puntano ad accordarsi su come finanziarne gli acquisti.
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