L’uragano ha fatto quattro vittime e ha perso di potenza nel percorso. Le autorità temono però altre fatalità per i tornado causati dall’evento. Almeno 60 miliardi di dollari la prima stima dei danni. È la nuova normalità
Erano circa le 20.30 di mercoledì sera quando l’uragano Milton ha toccato terra a Sarasota e il cielo della Florida è diventato viola. Da lì il ciclone ha raggiunto aree densamente popolate della costa, da Tampa a Fort Myers, portando con sé piogge torrenziali e detriti.
Dopo essersi agitato nei giorni scorsi sulle acque troppo calde del Golfo del Messico e aver raggiunto la categoria massima della scala Saffir-Simpson, la sua potenza è calata nel corso della giornata di mercoledì. Al suo arrivo sulla terra ferma si era indebolito fino a raggiungere la categoria 3 su 5. Milton ha scaricato il massimo del proprio vigore sulla zona di Siesta Key, per poi diminuire la propria potenza nel corso della giornata di ieri e assestarsi infine al grado più basso nelle sue ultime ore di vita.
L’impatto sembra essere stato meno devastante di quanto si fosse temuto, ma resta lo stesso uno degli uragani più forti che si siano mai scagliati sulla costa degli Stati Uniti, con venti a più di 190 chilometri orari. «Per fortuna non si è trattato dello scenario peggiore.
La tempesta si è indebolita prima dell’atterraggio e l’ondata di maltempo non è stata così significativa come quella osservata per l’uragano Helene», ha commentato il governatore della Florida Ron DeSantis.
I danni
Le vittime accertate al momento sono quattro. Si trovavano tutte in un centro per anziani sulla costa orientale della Florida, nella contea di St. Lucie. La casa di riposo è stata colpita da un tornado formatosi nelle fasce esterne del ciclone prima ancora che questo toccasse terra a Sarasota. Di tornado se ne sono formati a decine, molti hanno toccato terra, distruggendo edifici e trasformando in proiettile tutto ciò che incontravano: automobili, alberi, chioschi, cartelli stradali.
Milton ha allagato centri abitati, divelto tralicci, stappato via il tetto di un importante stadio di baseball. Alcune zone in città come Sarasota, Venice e Fort Myers sono rimaste sommerse da oltre tre metri d’acqua. Diversi edifici sono stati distrutti e nell’entroterra 11 milioni di persone sono esposte al rischio di ulteriori inondazioni in seguito alle piogge torrenziali che hanno accompagnato l’uragano.
Secondo Ron DeSantis sarebbero stati effettuati già più di 40 salvataggi, ma le operazioni di soccorso non sono ancora finite. Milton avrebbe distrutto in tutto circa 125 abitazioni, per lo più case mobili. L’approvvigionamento idrico è stato interrotto e oltre tre milioni di utenti, fra palazzi e aziende, sono rimasti senza corrente: più di un quarto delle connessioni totali e il 60 per cento degli utenti di Sarasota. I blackout, avvertono le autorità, potrebbero durare ancora per settimane.
Ci vorranno giorni per valutare i danni, ma le agenzie assicurative stimano perdite che potrebbero raggiungere i 60 miliardi di dollari.
Nelle giornate che hanno preceduto l’arrivo dell’uragano, gran parte degli abitanti dell’area considerata a rischio sono fuggiti nell’interno, chi in automobile chi con voli spontaneamente forniti da alcune compagnie aeree.
Per lo più da mercoledì pomeriggio le città sono rimaste deserte. In tanti però sono rimasti. Qualcuno perché impossibilitato a muoversi, altri nel gesto folle e forse sconsiderato di difendere le proprie case, nonostante tutti, dal presidente Biden alla sindaca di Tampa Jane Castor, avessero affermato che evacuare sarebbe stata una «questione di vita o di morte».
Ridurre le emissioni
Un uragano è fatto di aria calda, nuvole e vento. Si forma sopra un oceano quando la pressione è bassa e l’acqua è calda, deve superare almeno i 26°C. Il sole fa evaporare grandi masse di aria calda che si alzano dal mare e ad alta quota si trasformano in nubi temporalesche. Intanto l’aria che viene da sopra scendendo si scontra con l’aria calda che sale: si formano venti fortissimi, mentre forza di gravità e rotazione terrestre generano un movimento vorticoso alimentato a sua volta dall’acqua calda. Accumulano energia, detriti, macerie, pioggia e potenza.
Quando raggiungono la terra ferma perdono progressivamente la loro forza, ossia la forza dei venti. Milton ha raggiunto nei giorni scorsi una potenza spaventosa di venti oltre gli 280 Km/h mentre si muoveva e accresceva sul Golfo del Messico. Al suo arrivo a Sarasota i venti avevano dimezzato la loro potenza, rimanendo comunque fortissimi.
Mercoledì Joe Biden l’ha definita «la tempesta del secolo». Non è stato così, almeno non dopo aver toccato terra. Resta spaventosa la potenza che ha raggiunto nella giornata di martedì, in un arco temporale straordinariamente rapido. “Tempesta del secolo” resta comunque un’espressione fuorviante. Perché è vero che non si era mai visto un uragano che prendesse così tanta forza in così poco tempo. Ma neppure i mari a memoria d’uomo erano mai stati così caldi, nei giorni scorsi l’acqua ha raggiunto i 30 gradi.
E se nei prossimi anni torneranno a presentarsi condizioni simili, Milton potrebbe non essere un’eccezione, ma solo un pioniere. Lo abbiamo visto anche qui. Solo un anno fa l’alluvione dell’Emilia-Romagna veniva definita come un disastro che capitano ogni 100 o 200 anni. Ce n’è voluto solo uno, invece, perché si ripresentassero gli stessi presupposti.
Con la differenza che ci si può preparare a incassare “meglio” un’alluvione, diminuendo il consumo di suolo – allargando e rafforzando gli argini dei fiumi – ma di fronte a venti così forti come si sono visti ieri in Florida c’è ben poco da fare. Solo ridurre il più possibile e il più velocemente le emissioni e sperare e aspettare che quei presupposti smettano prima o poi di ripresentarsi.
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