«Fa un freddo cane qui, nessuno me lo aveva detto», ha scherzato JD Vance appena arrivato nella base militare di Pituffik. I -20 gradi sul termometro si sono fatti sentire. Il vicepresidente Usa e sua moglie Usha sono giunti in Groenlandia atterrando direttamente nella base americana, un tempo denominata Thule. La coppia ha optato per visitare solo l’avamposto sulla costa nord ovest dell’isola. A 1500 chilometri da Nuuk, a più di cento chilometri dal più vicino centro abitato.

Una base sperduta ma considerata fondamentale per la difesa statunitense, specie in chiave anti-russa. Con un compito gravoso: intercettare potenziali attacchi missilistici verso gli Stati Uniti, come ricordato da Vance stesso. Davanti alle decine di soldati americani di stanza lì, il vicepresidente ha ribadito le intenzioni di Washington e il «grande interesse verso l’isola e la sicurezza artica». «Come sapete è un grosso problema e lo diventerà ancor di più nei prossimi decenni», ha aggiunto. Dopo un briefing con i vertici militari, Vance – con una spilletta sul cuore con le bandiere americane e della Groenlandia – ha ricordato che la Danimarca ha fallito in questi anni nel fornire la sicurezza necessaria all’isola e che gli Stati Uniti sono pronti a investirci molte risorse.

Le intenzioni del viaggio

Prima che il vicepresidente statunitense annunciasse la sua presenza, il viaggio della second lady doveva essere più culturale: gare di slitte di cani, visite di Nuuk e Sisimiut, incontro con la comunità Inuit. Le proteste dei groenlandesi hanno convinto l’amministrazione americana a rimodulare la visita per non incappare in imbarazzi pubblici. In questi giorni, infatti, le manifestazioni di dissenso al grido di «Make America go away», sono cresciute. Motivo per cui Vance ha cercato di lodare gli abitanti dell’isola, riconoscendo la libertà di autodeterminazione dei groenlandesi e dicendosi speranzoso affinché decidano di rafforzare la partnership con gli Usa.

Con Vance, oltre alla moglie, hanno viaggiato anche il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Michael Waltz e il segretario all’Energia Chris Wright. È stato tutto tranne che un secondo viaggio di nozze per la coppia. Per Nuuk e per Copenaghen non servivano nuove prove, per capire la serietà dell’amministrazione di Donald Trump. Mentre Vance era a Pituffik, il presidente da Washington ha rincarato la dose, parlando di troppe navi russe e cinesi nelle acque artiche e affermando che gli Usa «devono avere» l’isola «per la pace nel mondo». «Danimarca e Ue capiranno», ha concluso. Intimidazioni simili a quelle che hanno portato ieri Vladimir Putin a legittimare l’interesse americano su Nuuk.

Il nuovo governo a Nuuk

I groenlandesi – che per l’85 per cento non vogliono unirsi agli States – hanno però reagito con orgoglio. Facendo scudo, come possono. Ieri, infatti, Jens-Frederik Nielsen, leader dei Demokraatit - primo partito alle elezioni dell’11 marzo - ha annunciato il nuovo governo. L’accelerazione delle trattative tra le forze politiche è avvenuta proprio in concomitanza con le insistenze Usa. E così, quattro dei cinque partiti principali della Groenlandia - Siumut, Inuit Ataqatigiit e Atassut, oltre ai democratici - hanno stretto un accordo per un esecutivo di larghe intese che potrà contare su 23 dei 31 seggi del parlamentino locale. 

A rimanere fuori dalla coalizione, Naleraq, arrivato secondo al voto ed espressione dei nazionalisti più accesi. Coloro che vorrebbero un’indipendenza immediata da Copenaghen. La loro esclusione fa sì che, seppur spinto da istanze indipendentiste, il governo agirà con molta cautela sul tema.

«Attraverso questa coalizione il 75 per cento della popolazione è unita», ha detto Nielsen. «È molto importante mettere da parte i nostri contrasti e le differenze perché è solo così che potremo affrontare la forte pressione alla quale siamo sottoposti dall'esterno». Serve fare fronte comune contro le provocazioni Usa, è il sottotesto. Il nuovo premier ha poi bollato apertamente la visita di Vance come poco rispettosa per un alleato.

Il sussulto europeo

A congratularsi con Nielsen è stata Ursula von der Leyen. «Meritate partner che vi rispettino e vi trattino come loro pari. E l'Unione europea è orgogliosa di essere un partner del genere», ha scritto la presidente della Commissione Ue. Un sussulto da parte di Bruxelles davanti alle avvisaglie trumpiane. L’Ue, di cui la Groenlandia non fa più parte, non è riuscita fino in fondo a dare sostegno alla Danimarca ma avrebbe tutto l’interesse in un momento simile a riavvicinarsi a Nuuk.

E intanto da Copenaghen, il re Frederik X ha lanciato messaggi amorevoli verso Nuuk: «Come ho già detto, viviamo in una realtà cambiata. Ma non deve esserci alcun dubbio sul mio amore per la Groenlandia e sul mio legame con il popolo groenlandese». Un modo per respingere al mittente le accuse di Vance. In queste ore è prevista una manifestazione davanti all’ambasciata americana a Copenaghen, per protestare contro le ingerenze di Trump e soci. Le tensioni sono solo all’inizio.

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