Prima l’incontro a tre nel vagone del treno diretto in Ucraina, poi la tappa a Irpin per guardare in faccia la «barbarie» russa. I tre leader europei portano a Kiev il loro supporto e discutono anche dell’adesione dell’Ucraina all’Ue
Mario Draghi porta in dote a Kiev il sostegno dell’Italia all’adesione dell’Ucraina all’Ue. Questa diventa la linea di tutti i leader europei nel giorno della visita al presidente ucraino.
Il sostegno dei leader
Nella conferenza stampa congiunta, Draghi esorta «l’Ue a dimostrare lo stesso coraggio di Zelensky», dice che siamo davanti a una svolta della storia dunque «non si può più indugiare», e dichiara supporto incondizionato. Il sostegno alla candidatura dell’Ucraina nell’Ue viene condiviso anche dal presidente francese e dagli altri leader. Olaf Scholz rompe gli indugi: non solo considera l’Ucraina parte della famiglia europea, ma dice esplicitamente che ci sarà l’impegno perché al Consiglio europeo della prossima settimana la decisione di dare a Kiev lo status di candidata trovi l’unanimità. «Anche per la Moldavia» – poi il cancelliere fa riferimento anche ai Balcani occidentali.
Supporto dei leader anche sul fronte di ulteriori aiuti militari. Il cancelliere tedesco dice che «siamo pronti a collaborare fornendo tutto il necessario a Kiev, compresi sistemi missilistici, anti aerei e artiglieria».
L’intervento di Draghi
In risposta alle domande dei cronisti, il premier ha precisato alcuni punti. Anzitutto, ritiene «bugie» le motivazioni tecniche addotte dalla Russia ai tagli di forniture di gas, e considera i fatti recenti come un’ulteriore spinta al tetto ai prezzi del gas che l’Italia sostiene in sede Ue. Sul grano, l’iniziativa deve avvenire su egida Onu, e ci sono discussioni in corso. Non ci sono invece discussioni sul cessate il fuoco: sarà l’Ucraina a decidere sulla pace; nel frattempo si moltiplicano le iniziative per aprire spiragli, dice il premier.
Le parole del premier italiano durante la conferenza stampa congiunta dei leader.
«Oggi è una giornata storica per l’Europa. Italia, Francia e Germania – tre paesi fondatori dell’Ue - e il presidente della Romania sono venuti in Ucraina per offrire il loro sostegno incondizionato al presidente Zelensky e al popolo ucraino. Un popolo che si è fatto esercito per respingere l’aggressione della Russia, per vivere in libertà.
L’Unione europea ha dimostrato e dimostra oggi una straordinaria unità nel sostenere l’Ucraina in ogni modo, così come è stato chiesto dal presidente Zelensky. Lo hanno fatto i governi degli stati membri, lo hanno fatto i parlamenti, lo hanno fatto i loro cittadini.
Voglio ricordare a questo proposito la grande solidarietà mostrata dagli italiani, da tutti gli europei che hanno accolto nelle loro case coloro che scappavano dai bombardamenti nel loro paese, l’Ucraina.
La visita di oggi, insieme a quelle di tanti altri leader europei venuti a Kiev nelle scorse settimane, conferma inequivocabilmente il nostro sostegno, quello dell’Europa e dei nostri alleati.
A questo proposito voglio dire però oggi che il messaggio più importante della nostra visita è che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea. E vuole che l’Ucraina abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo. Il presidente Zelensky, come ha appena detto, naturalmente comprende che la strada da candidato a membro è una strada, non è un punto. È una strada che dovrà vedere le riforme profonde della società ucraina.
Siamo a un momento di svolta nella nostra storia. Il popolo ucraino difende ogni giorno i valori di democrazia e libertà che sono alla base del progetto europeo, del nostro progetto. Non possiamo indugiare, ritardare questo processo. Dobbiamo creare una comunità di pace, di prosperità e di diritti che unisca Kiev a Roma, a Parigi, a Berlino e a tutti gli altri paesi che condividono questo progetto.
Le atrocità commesse in questa guerra testimoniano con terribile chiarezza quanto questo progetto sia essenziale. Oggi ho visitato Irpin, un luogo di massacri compiuti dall’esercito russo. Sono fatti terribili, che turbano nel profondo e che condanniamo senza esitazioni. Diamo il nostro completo sostegno alle indagini degli organismi internazionali sui crimini di guerra.
Ma oggi sentendo la spiegazione di colui che ci ha accompagnato a vedere il risultato di questi bombardamenti, ho sentito orrore ma ho sentito anche speranza. Speranza per la ricostruzione, speranza per il futuro. E noi oggi siamo qui per questo, per aiutare l’Ucraina a costruire il suo futuro.
Vogliamo che si fermino le atrocità e vogliamo la pace. Ma l’Ucraina deve difendersi se vogliamo la pace, e sarà l’Ucraina a scegliere la pace che vuole. Qualsiasi soluzione diplomatica non può prescindere dalla volontà di Kiev, da quello che ritiene accettabile per il suo popolo. Soltanto così possiamo costruire una pace che sia giusta e duratura.
Dobbiamo anche sbloccare i milioni di tonnellate di grano che sono bloccati nei porti del Mar Nero. Ho appreso oggi che ci sono due settimane per sminare i porti, il raccolto arriverà alla fine di settembre, e una serie di scadenze che diventano sempre più urgenti. Sono scadenze che ci avvicinano regolarmente, inesorabilmente al dramma.
Per farlo, per evitare questo terribile evento, occorre creare con la massima urgenza dei corridoi sicuri per il trasporto del grano.
Perché la crisi umanitaria in Ucraina non deve trasformarsi in una catastrofe mondiale. L’unico modo di procedere è avere una risoluzione delle Nazioni Unite che regoli la creazione di corridoi nel Mar Nero. La Russia finora l’ha rifiutata.
Questo è il momento dell’Europa. Dobbiamo raccogliere le sfide che abbiamo davanti a noi con coraggio, con lo stesso coraggio che ha dimostrato il presidente Zelensky, con determinazione, con unità.
Lo dobbiamo agli ucraini e lo dobbiamo agli europei».
L’intervento dell’Eliseo e di Scholz
L’incontro con Zelensky
I cortei dei tre leader hanno attraversato piazza Maidan a Kiev, diretti al palazzo presidenziale, e poi si sono tenuti i colloqui con Volodymyr Zelensky, che parteciperà anche al vertice G7 di fine giugno in Baviera.
«Dai leader europei ci aspettiamo il sostegno alla richiesta dell'Ucraina di ottenere lo status di candidato Ue», fa sapere la presidenza ucraina. A pochi minuti dall'inizio della conferenza stampa di Zelensky, Draghi, Macron, Scholz e Iohannis, a Kiev suona di nuovo l'allarme anti-aereo.
Le ritorsioni di Mosca
Intanto da Mosca arriva a colpi di dichiarazioni l’attacco russo. Dmitry Medvedev continua la sua tattica di attacchi verbali all’occidente. «I fan europei di rane, salsicce di fegato e spaghetti amano visitare Kiev. Senza nessuna utilità. Promettono all’Ucraina la membership nell’Ue e vecchi obici, si inzuppano di vodka e si spostano in treno, come cent’anni fa. Ma va tutto bene. Ecco, questo non avvicinerà certo l’Ucraina alla pace. E il tempo scorre».
La guerra del gas
Al di là dei tweet ci sono anche le mosse, pesanti, sul fronte energetico. Gazprom consegnerà a Eni solo il 65 per cento di gas, riduzioni riscontrate anche dal gruppo francese Engie. Gazprom ridurrà le forniture anche all’Austria, e alla compagnia Omv; fa sapere intanto di aver aumentato negli ultimi mesi le forniture alla Cina.
La tappa a Irpin
«Avete il mondo dalla vostra parte». Sono le parole che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha rivolto alle autorità locali di Irpin. «Tutto questo deve essere visto e conosciuto».
Nel punto stampa, il premier italiano si focalizza sulla ricostruzione: «Molto di ciò che mi hanno detto riguarda la ricostruzione. Parole di dolore, di speranza ma anche di ciò che vorranno fare in futuro. Ricostruiremo tutto. Hanno distrutto gli asili, hanno distrutto i giardini di infanzia. Tutto verrà ricostruito. Hanno già iniziato, hanno un sistema digitale per cui ogni luogo che è stato distrutto è ora nel sistema. Sanno esattamente dove sono i siti che devono essere ricostruiti. Ogni famiglia ha una app dove fa la descrizione di quello che è successo, e sono già a uno stato molto avanzato».
Emmanuel Macron usa parole nette, stavolta: l’Ucraina «deve prevalere». Deve «resistere e prevalere». Il presidente francese oppone anche l’eroismo ucraino alla «barbarie» russa.
L’accoglienza di Putin
Il premier è arrivato a Kiev in mattinata insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al presidente francese Emmanuel Macron. Ad accoglierli, oltre alle autorità ucraine, anche il consueto allarme delle sirene antiaereo che nella capitale ucraina non hanno mai smesso di suonare.
La scelta del viaggio
Il viaggio arriva dopo circa quattro mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, mentre altri leader politici nelle scorse settimane si sono già recati a Kiev per esprimere vicinanza e solidarietà al presidente Volodymyr Zelensky.
«Sono venuto per inviare un messaggio di unità europea e sostegno agli ucraini. Le prossime settimane saranno molto difficili», ha detto Macron appena giunto alla stazione di Kiev. Il presidente francese chiarisce anche, riguardo alle prospettive di adesione, che il destino ucraino e quello moldavo devono essere affrontati in modo congiunto.
Il segnale di Berlino
«Non vogliamo solo mostrare la nostra solidarietà, ma anche garantire che continuino gli aiuti che organizziamo, finanziari, umanitari ma anche per quanto riguarda le armi», ha detto il cancelliere tedesco Scholz. La sua visita mette fine alle polemiche sulla visita del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier rifiutata da Zelensky. «Continueremo finché sarà necessario per la lotta per l’indipendenza dell’Ucraina», ha aggiunto Scholz.
L’incontro in treno
Nella notte i leader sono partiti dalla Polonia verso l’Ucraina in treno. Durante il loro viaggio Draghi, Macron e Scholz hanno tenuto un incontro di un paio d’ore all’interno del vagone del treno che li ha portati a Kiev. Tra i temi affrontati sicuramente c’è l’adesione all’Unione europea dell’Ucraina, dato che questo venerdì la Commissione deciderà se assegnare o meno al paese lo status di paese candidato.
Con Zelensky i tre leader europei affronteranno inevitabilmente anche il discorso dell’invio di nuove armi verso l’Ucraina, dopo le insistenze degli ultimi giorni del presidente ucraino. «Gli alleati sono pronti a continuare a fornire all'Ucraina aiuti sostanziali e senza precedenti», ha detto in mattinata il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg mentre l’amministrazione Biden da Washington ha annunciato un nuovo invio di armi per il valore di un miliardo di dollari.
«Se andrò a Kiev, dovrà essere per fare la differenza», aveva detto Macron lo scorso 19 aprile affermando di voler evitare di fare passerelle politiche nei giorni in cui diversi capi di stato e di governo si erano recati in Ucraina. Ora sembra giunto il suo momento.
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