Con Julian Assange e Wikileaks il mondo non anglofono ha imparato a conoscere la parola whistleblower, letteralmente “soffiatore di fischi”, per la Treccani «chi, dopo aver constatato illeciti nella struttura pubblica o privata per la quale lavora, denuncia l’illecito per dovere civico». La sempiterna gola profonda, dunque, ma con l'aggiunta di Internet e i computer, e dunque con la possibilità di passare alla stampa tonnellate di materiale.

La whistleblower più famosa del recente passato è stata forse proprio lei, Chelsea Manning, l'ex analista dell'esercito degli Stati Uniti, che trasferendo 700mila documenti segreti a Wikileaks ha permesso al sito fondato dal giornalista australiano di raccontare fatti inediti sulle guerre in Afghanistan e in Iraq, sui detenuti di Guantanamo, sul lavoro della diplomazia statunitense.

Manning, che all'epoca dei fatti aveva 23 anni, ha pagato carissimo il suo gesto: quasi otto anni di carcere negli Usa. Dal marzo del 2020 è libera. Ha scritto un libro che s'intitola “Readme.txt”. Per aver pubblicato i documenti, anche Assange è stato incriminato per spionaggio. Ha trascorso 14 anni tra l'ambasciata ecuadoriana nel Regno Unito e la prigione londinese di Belmarsh, poi ha patteggiato per tornare libero.

Rispetto alle altre grandi fughe di notizie degli ultimi 15 anni, questo è stato l'unico caso in cui le autorità giudiziarie hanno incriminato anche il giornalista che le ha pubblicate. Vediamo che fine hanno fatto gli altri whistleblower più famosi.

Snowden e lo scandalo NSA

Programmi di sorveglianza globale, realizzati dagli Stati Uniti in collaborazione con gli alleati dei Five Eyes (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito). Nel giugno del 2013, l'informatico Edward Snowden, 30 anni, ex tecnico della Cia e all'epoca consulente della Nsa (National Security Agency), rivela al mondo l'esistenza di una serie di programmi di spionaggio realizzati da Usa e alleati con l'aiuto delle compagnie telefoniche private. Intercettazioni di dati a strascico, senza alcuna autorizzazione, su chiunque.

Le notizie si basano su documenti interni della Nsa, condivisi da Snowden con diversi giornali occidentali. Quando le notizie escono, lui ha già lasciato gli Usa e si è spostato ad Hong Kong. Dall'isola scappa due settimane dopo, mentre le autorità dell'ex colonia britannica stanno per consegnarlo agli Usa. Che intanto gli hanno revocato il passaporto e lo hanno iscritto nel registro degli indagati per spionaggio.

Ad aiutarlo ad evitare l'arresto è Wikileaks. Snowden trova rifugio in Russia, dove atterra il 23 giugno del 2013. Da allora non se n'è più andato. Nel 2022 ha ricevuto la cittadinanza russa. Ha scritto un libro, Permanent Record, ha rilasciato alcune interviste, negli ultimi anni ha smesso di parlare.

Ha detto: «Non è una mia scelta stare in Russia. Critico costantemente le politiche della Russia, il mancato rispetto dei diritti umani da parte del governo, critico anche il presidente della Russia chiamandolo per nome». Snowden resta incriminato dalla giustizia americana per spionaggio.

Luxleaks, la grande elusione

Antoine Deltour è l'economista francese che ha rivelato i trucchi fiscali del Lussemburgo, i tax ruling garantiti ad alcune delle più grandi multinazionali al mondo per pagare meno tasse. La rivelazione è andata sotto il nome di Luxleaks, e ha messo in grande imbarazzo l'allora presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, dimostrando che sotto la sua guida il Granducato ha firmato accordi segreti con 340 gruppi, da Pepsi a Ikea, da Apple ad Amazon, da Fiat a Starbucks, permettendo a queste aziende di pagare tasse bassissime, fino all'1 per cento.

Le rivelazioni hanno portato pochi anni dopo le istituzioni europee a correre ai ripari, istituendo lo scambio d'informazioni obbligatorio tra Stati, così da evitare di nuovo casi del genere. Dipendente della Pricewaterhouse Coopers fino al 2010, prima di licenziarsi Deltour aveva scaricato migliaia di documenti riservati passandoli poi a vari giornalisti. È stato rinviato a giudizio dalla giustizia lussemburghese, con le accuse di accesso illegale a database e rivelazioni di segreti, pena massima cinque anni.

Nel maggio del 2017 la Corte d'appello del Granducato lo ha condannato a sei mesi di carcere, con pena sospesa, e a una multa da 1.500 euro. Nel gennaio del 2018 la Cassazione lo ha assolto riconoscendogli un ruolo di pubblica utilità. Da allora Deltour lavora per la pubblica amministrazione francese ed è impegnato in alcune iniziative a sostegno della figura del whistleblower.

I Panama Papers

Resta sconosciuta l'identità della fonte dei Panama Papers, forse l'inchiesta giornalistica che ha avuto più impatto mediatico negli ultimi anni. La fuga di notizie – 2,6 terabyte di materiale – ha portato alla luce migliaia di società registrate nei paradisi fiscali di mezzo mondo, spesso non dichiarate al proprio Paese di residenza fiscale. Alcune di queste società erano legate a politici, imprenditori, personaggi pubblici.

I documenti svelati provenivano dallo studio Mossack&Fonseca, avvocati e commercialisti basati a Panama. Il mese scorso un tribunale dell'isola ha assolto i due soci dello studio e gli altri indagati. Nel mondo sono stati aperti decine di procedimenti sulla base delle notizie svelate; nel 2021 era già stato recuperato a livello mondiale circa 1 miliardo di dollari di mancato gettito fiscale. Icij, il consorzio giornalistico che ha coordinato la pubblicazione dei Panama Papers nel 2016, ha in seguito pubblicato altre inchieste sul tema: Paradise Papers, Bahamas Leaks, Pandora Papers, Offshore Leaks.

La fonte, che si fa chiamare John Doe, ha rilasciato un'intervista sola, nel 2022, a Bastian Obermayer e Frederik Obermaier, i due giornalisti tedeschi a cui aveva consegnato i dati dello studio Mossack&Fonseca sei anni prima: «Oggi Putin è una minaccia per gli Stati Uniti più grave di quanto lo fosse Hitler. E le società offshore sono i suoi migliori amici. Sono le offshore, che finanziano l'apparato militare russo, a uccidere i civili innocenti in Ucraina, a pagare i missili lanciati sui centri commerciali. Sono altre offshore, che nascondono i colossi industriali cinesi, a uccidere i lavoratori minorenni nelle miniere di cobalto in Congo. Le società offshore rendono possibili questi orrori e li facilitano, rimuovendo ogni possibilità di controllo delle responsabilità. Ma senza controlli la nostra società non può funzionare».

Rui Pinto, l'uomo del calcio

Quando le sue azioni hanno cominciato ad avere effetto, Rui Pinto aveva 27 anni. Portoghese, studente di storia e informatico autodidatta, tra il 2015 e il 2018 ha ottenuto e condiviso con la stampa 3,4 terabyte di documenti confidenziali. Sono i cosiddetti Football Leaks, rivelazioni sul mondo del calcio: email interne, fatture e contratti che hanno dimostrato le evasioni fiscali di campioni come Cristiano Ronaldo, i bilanci truccati di Psg e Manchester City per entrare in Champions League, gli investimenti occulti dei fondi d'investimento sui cartellini dei calciatori, i primi accordi tra le grandi squadre europee per la Super League.

A partire dal 2016 Rui Pinto condivide i documenti sul calcio con Der Spiegel e i media dell'European Investigative Collaboration, che iniziano a pubblicare notizie. In vari Paesi partono le inchieste giudiziarie per verificare quelle notizie. Lui viene arrestato su richiesta delle autorità portoghesi e incriminato per quasi 150 reati tra cui frode informatica, violazione di segreto, accesso illegale a informazioni. Lo accusano anche di estorsione: prima di dare i documenti ai giornali, avrebbe tentato di ottenere soldi da una delle persone citate nei file.

Nel 2020, mentre è agli arresti, rivela di essere anche la fonte dei Luanda Leaks, una serie di documenti attraverso cui è stata svelata la fortuna accumulata illecitamente, anche in Portogallo, da Isabel Dos Santos, figlia dell'dittatore dell'Angola. La sentenza del Tribunale di Lisbona arriva tre anni dopo: condanna in primo grado a 4 anni, con pena sospesa, per i reati di tentata estorsione, accesso illegale a informazioni, violazione di corrispondenza. Lui non si definisce un hacker, ma un whistleblower che ha agito in nome dell'interesse comune, e che ha anche collaborato con le autorità di alcuni Paesi europei che volevano indagare sulla base delle sue rivelazioni.

È tornato a farsi sentire una settimana fa, quando ha dichiarato di aver documenti che dimostrerebbero come il Manchester City abbia continuato a gonfiare i suoi bilanci: «Ho consegnato cinque dischi rigidi alle autorità francesi e tedesche con milioni di documenti, tra cui altri sul City, e ho descritto cosa c'è su ciascuno».

© Riproduzione riservata