- Il presidente cinese, Xi Jinping, da Pechino ha fatto appello ai Brics per opporsi alla "mentalità da Guerra Fredda" e al ricorso a sanzioni unilaterali.
- Un segnale chiaro ed evidente di come il mondo, dopo l’invasione russa dell’Ucraina a febbraio, si stia allineando in due sfere di influenza concorrenti e contrapposte.
- Secondo Pechino e in attesa che finisca il conflitto in Ucraina, i Brics che rappresentano il 40 per cento della popolazione globale e il 25 per cento del suo Pil, si devono contrapporre con forza all’occidente e alle democrazie liberali.
Il giorno in cui il parlamento europeo sfida Mosca approvando (con 529 a favore 45 contrari e 14 astenuti) la relazione in cui chiede di concedere immediatamente lo status di paese candidato Ue all’Ucraina e alla Moldavia.
Mentre il Consiglio europeo si prepara a dare il via libera alle domande di adesione di Ucraina, Moldavia e Georgia, il presidente cinese, Xi Jinping, da Pechino, ha fatto appello ai paesi dei Brics per iniettare «forze positive, stabili e costruttive» nel mondo, e per opporsi alla «mentalità da Guerra fredda» e al ricorso a sanzioni unilaterali.
Un segnale chiaro ed evidente di come il mondo, dopo l’invasione russa dell’Ucraina a febbraio, si stia allineando in due sfere di influenza concorrenti e contrapposte. Se ci fosse ancora in vita Winston Churchill non esiterebbe a parlare di nuova cortina di ferro e disegno neo imperiale russo.
Essere coraggiosi
«In quanto importanti paesi emergenti – ha detto il presidente cinese Xi, nell’intervento iniziale del 14° vertice virtuale delle economie in via di sviluppo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (i cosiddetti Brics dal fortunato acronimo usato per la prima volta in un report nel 2001 da Jim O’Neil, allora presidente della Goldman Sachs Assets Management) – Devono essere coraggiosi nelle loro responsabilità e azioni e iniettare nel mondo forze positive, stabili e costruttive».
O per meglio dire, in attesa che finisca il conflitto in Ucraina, i Brics, che rappresentano il 40 per cento della popolazione globale e il 25 per cento del suo Pil, si devono contrapporre con forza all’occidente e alle democrazie liberali.
Pechino, il socio di maggior peso dei Brics, vuole promuovere le sue iniziative di sviluppo e sicurezza militare e contrastare quello che definisce l’egemonia degli Stati Uniti.
Ma i Brics non sono coesi. L’India recentemente ha collaborato con Stati Uniti, Giappone e Australia nel gruppo di sicurezza Quad ed è vista dal presidente americano, Joe Biden, come partner della strategia per contrastare la Cina in Asia.
In ogni caso, sottolineando l’importanza del multilateralismo, il presidente cinese, che ha difeso negli anni la libertà dei commerci mondiali senza barriere anche ai vertici di Davos, ha poi ricordato l’importanza di «abbandonare la mentalità da Guerra fredda e di confronto tra gruppi, opporsi alle sanzioni unilaterali e all'abuso delle sanzioni per superare l'egemonia e le piccole cerchie», con un riferimento ai comportamenti negativi che Pechino imputa agli Stati Uniti.
Pechino teme di finire indirettamente nella trappola delle sanzioni americane alla Russia, un evento che potrebbe far deragliare la locomotiva cinese già in affanno per gli effetti dei ripetuti lockdown.
Il presidente cinese, che vuole ridurre il ruolo del G7, ha elogiato la cooperazione tra i paesi Brics in una situazione globale «grave e complessa». «La ripresa economica mondiale è tortuosa e le questioni della pace e della sicurezza sono diventate più importanti», ha detto Xi, tralasciando il fatto che la situazione globale è precipitata dopo il via libera di Vladimir Putin al progetto neo imperiale russo.
«Dobbiamo rafforzare il coordinamento delle politiche macro, garantire la sicurezza e l’uniformità delle catene industriali e di approvvigionamento, costruire un'economia mondiale aperta», ha detto il presidente cinese nel ruolo di leader dell’asse anti occidentale.
I timori economici di Pechino
Il presidente cinese Xi ha ricordato gli obiettivi economici da raggiungere dalla seconda economia globale fissati in una riunione svoltasi a metà marzo. Tali obiettivi includono una disoccupazione nelle città di «non più del 5,5 per cento», un aumento dell’indice dei prezzi al consumo di «circa il 3 per cento» e una crescita del Pil di «circa il 5,5» per cento sebbene le maggiori banche di investimento internazionali sono molto più pessimiste sulle stime di crescita dell’economia cinese.
Xi ha affermato che il 20° Congresso nazionale del partito cinese nella seconda metà dell’anno «ridisegnerà il percorso per la prossima fase dello sviluppo della Cina».
Ha aggiunto che la Cina continuerà ad aprire la sua economia e ad accogliere gli investimenti esteri. Il Partito comunista cinese rinnova ogni cinque anni la sua massima dirigenza alle riunioni del Congresso nazionale.
Xi in quell’occasione in autunno dovrebbe rimanere presidente per un terzo mandato, fatto senza precedenti nella storia cinese ma a condizione che la guerra in Ucraina non provochi esiti imprevisti cioè faccia scattare indirettamente le sanzioni americane contro Pechino.
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