Il presidente cinese è accompagnato da migliaia di agenti. Le misure di sicurezza sono rigidissime per evitare ogni manifestazione di dissenso.
La due giorni di Xi Jinping a Hong Kong è una visita storica. Erano cinque anni che il presidente cinese non faceva un viaggio al di fuori dalla Cina continentale. L’occasione sono le celebrazioni del 1º luglio per il 25esimo anniversario della riunificazione di Hong Kong, ex colonia britannica, alla Cina.
Prima di salire sul treno ad alta velocità che lo porterà a Hong Kong, Xi Jinping ha detto che dopo «pioggia e tempesta» la regione è «risorta dalle ceneri». Un chiaro riferimento alle proteste pro-democrazia del 2019 contro la nuova legge sulla sicurezza nazionale che hanno allarmato il governo centrale di Pechino.
Il programma della visita è riservato, ma da quanto riferiscono i media cinesi il presidente non pernotterà a Hong Kong bensì nella vicina Shenzen e parteciperà a una cena in cui sarà ospite di Carrie Lam ex governatrice di Hong Kong sostituita da John Lee lo scorso maggio. Il venerdì, Xi Jinping incontrerà diversi imprenditori ed esponenti politici e parteciperà alla cerimonia di insediamento di Lee, l’ex capo della polizia scelto da Pechino per guidare il paese.
Le misure di sicurezza
Secondo quanto riporta il South China Morning Post la visita di Xi Jinping sarà accompagnata da migliaia di agenti di polizia per evitare che possano esserci manifestazioni di protesta come accaduto negli scorsi mesi quando migliaia di giovani hongkonghesi sono scesi in piazza contro le misure repressive imposte da Carrie Lam su spinta del governo centrale.
Barricate e protezioni di ogni tipo sono state installate nel luogo dove si terranno le celebrazioni. Sono vietati droni in tutto il territorio e sempre secondo il South China Morning Post, ad almeno 10 giornalisti di media locali e stranieri è stato impedito di seguire i lavori.
Oltre alla sicurezza sono previste anche misure restrittive contro il Covid-19 con test di massa soprattutto nelle zone in cui si sono verificati dei focolai nelle scorse settimane. Il Consiglio legislativo di Hong Kong ha annullato la sua riunione settimanale per consentire ai funzionari di rispettare la quarantena in vista della cerimonia.
Niente manifestazioni
È vietato manifestare. La Lega dei socialdemocratici, un’organizzazione politica hongkonghese, ha detto che non avrebbe partecipato o indetto proteste di piazza dopo che hanno avuto un colloquio con le forze dell’ordine. «La situazione è molto difficile, vi prego di capire», dice l’organizzazione. Dal 2019 a oggi centinaia di giovani manifestanti sono stati arrestati e stanno affrontando un processo con accuse pesantissime, mentre giornali come Apple Daily sono stati costretti a chiudere.
Un anno fa Apple Daily ha annunciato la chiusura, dopo 26 anni di lavoro, per questioni legate alla «sicurezza dei dipendenti sulla base di considerazioni relative all’organizzazione della forza lavoro», mentre la società Next Digital che ne curava le pubblicazioni ha parlato di atto «dovuto alle condizioni che si stanno affermando a Hong Kong», diventata sempre più pericolosa per giornalisti e attivisti.
Oggi, la politica «un paese, due sistemi», che per certi versi ha garantito l’autonomia di Hong Kong, è in seria discussione per via della pressione sempre più crescente di Pechino. E infatti, l’attuale sistema può cambiare nei prossimi 25 anni quando scadrà l’accordo firmato nel 1997 che ha sancito il passaggio dal Regno Unito alla Cina.
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