«Non abbiamo le forze per riconquistare la Crimea e il Donbass». Così il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha parlato al quotidiano francese Le Parisien. Zelensky ha precisato che questo non significa rinunciare definitivamente ai territori occupati dalla Russia, che sarebbe legalmente impossibile senza modificare la costituzione del paese. Piuttosto, vuol dire che il 20 per cento di suolo nazionale sottratto a Kiev andrà liberato con gli strumenti della «diplomazia internazionale», invece che con le armi ucraine.

Si tratta di una delle aperture più decise nei confronti della possibilità di iniziare negoziati di pace mai fatte dal presidente ucraino. Il Cremlino, infatti, ha più volte chiarito che non intende ritirarsi dai territori occupati, mentre il presidente eletto Donald Trump è intenzionato a obbligare Kiev a negoziare sulla base della realtà sul campo, ossia tenendo conto del fatto che un quinto del paese è sotto occupazione.

Zelensky ha anche risposto all’attività diplomatica del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, impegnato nelle ultime settimene in una staffetta diplomatica tra Putin e Trump. «Non abbiamo bisogno di intermediari», ha detto Zelensky, riferendosi al leader ungherese. Piccato, Orbán ha risposto dicendo che la sua proposta per una tregua di Natala è sul tavolo: «Sta a Zelensky decidere se accettarla». In serata, Zelensky è arrivato a Bruxelles per un meeting informale con i leader europei, il segretario Nato Mark Rutte e il primo ministro britannico.

I precedenti

Non è stata la prima volta in cui gli ucraini sentono il loro presidente aprire alla possibile “cessione temporanea” del territorio nazionale. Alla fine dell'agosto 2023, quando era divenuto ormai conclamato il fallimento della controffensiva ucraina che, secondo alcuni, avrebbe dovuto portare le truppe di Kiev alle porte della Crimea, Zelensky aveva per la prima volta parlato di una soluzione diplomatica per la Crimea.Poi, lo scorso 24 febbraio, in occasione del secondo anniversario dell’invasione su larga scala, Zelensky aveva detto per la prima volta che l'obiettivo del conflitto era una pace giusta, abbandonando la formulazione del «ritorno ai confini del 1991», cioè la liberazione di tutto il territorio nazionale. Il presidente ha mantenuto ferma l'intenzione di non cedere definitivamente i territori occupati formalmente, ma in modo sempre più chiaro ha detto ai suoi compatrioti che non ci si doveva attendere la loro riconquista militare nel breve periodo.

La vittoria di Trump è con essa la probabile necessità di negoziare un compromesso "al ribasso" è arrivata così su un terreno "preparato". Quasi nessuno in Ucraina si è stupito per le parole di Zelensky, ma che queste mutate aspettative siano automaticamente destinate a produrre un accordo di pace nel prossimo futuro rimane tutto da vedere.

Arresto in Russia

In Russia, un cittadino Uzbeko è stato arrestato per il suo sospetto coinvolgimento nell'assassinio del generale Igor Kirillov e del suo assistente, Ilya Polikarpov, uccisi in un attentato esplosivo martedì Mosca. In un video diffuso dagli investigatori russi si vede un ragazzo ammanettato confessare di aver compiuto l’attacco su ordine dei servizi segreti ucraini in cambio di 100mila dollari.

Secondo gli investigatori russi, l’uomo avrebbe ricevuto il pacco esplosivo mentre si trovava a Mosca, lo avrebbe poi piazzato su un monopattino elettrico di fronte all’entrate dell’abitazione del generale e avrebbe poi monitorato l’edificio con una telecamera montata su un automobile parcheggiata. Sempre secondo gli investigatori, la telecamera trasmetteva direttamente alla città ucraina di Dnipro, dove i servizi di intelligence monitoravano l’operazione. Il filmato, che mostra il momento dell’esplosione, è stato successivamente diffuso sui social.

Nella notte tra mercoledì e giovedì, gli Stati Uniti hanno negato il loro coinvolgimento nell’attacco. Gli Usa si sono sempre dissociati da operazioni simili e hanno fatto filtrare alla stampa la loro contrarietà a questo tipo di azioni. Tra gli assassinii più noti attribuiti ai servizi segreti di Kiev c’è l’uccisione di Daria Dugina, figlia del noto filosofo nazionalista Alexander Dugin, quella del corrispondente di guerra Vladen Tatarsky e di un comandante di sottomarino, ucciso mentre faceva jogging.

Dopo le critiche arrivate da Washington, preoccupata soprattutto che gli omicidi mirati potessero portare a una risposta russa, Kiev sembra aver ripreso con intensità la sua campagna nelle ultime settimane. Prima dell'omicidio di Kirillov, la figura di più alto profilo uccisa fino a questo momento, i servizi ucraini avevano colpito lo scienziato Mikhail Shatsky, che a Mosca si occupava di un programma per lo sviluppo di missili balistici.

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