Il presidente ucraino avrebbe dovuto parlare in favore dei nuovi fondi destinati al suo paese, ma il clima al Congresso Usa è sempre più teso. Nel frattempo, l’Ungheria minaccia di bloccare i nuovi aiuti europei. I soldi finiranno tra meno di un mese e l’Ucraina rischia la bancarotta
È saltato all’ultimo minuto l’incontro che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrebbe dovuto tenere in videocollagamento con un gruppo senatori americani nel tentativo di sbloccare i finanziamenti destinati al suo paese. All’orizzonte, un buco di bilancio da quasi 30 miliardi di dollari, che Kiev non sa come riempire se i suoi alleati non si faranno avanti. Zelensky non ha fornito spiegazioni per la sua assenza. La riunione a cui avrebbe dovuto partecipare si è trasformata in una lite tra i senatori che avrebbero dovuto ascoltarlo, con tanto di «urla e grida», ha scritto Cnn.
Lunedì, la Casa Bianca aveva avvertito che i fondi destinati all’Ucraina termineranno entro la fine dell’anno. Stessa situazione in Europa, dove gli aiuti destinati al paese termineranno nel giro di un mese se al vertice del 14-15 dicembre non sarà approvato un nuovo finanziamento da 50 miliardi di euro.
Senza questi aiuti, il governo ucraino si troverà per il 2024 con un deficit di di quasi 30 miliardi di dollari e una potenziale catastrofe economica e militare da gestire.
Nel suo videocollegamento, Zelensky avrebbe dovuto parlare con un gruppo di Senatori bipartisan impegnati in una complicata trattative per raggiungere un accordo su un nuovo pacchetto di spese militari e strategiche da 106 miliardi di dollari richiesto dall’amministrazione Biden. Il pacchetto include oltre 60 miliardi di dollari destinati all’Ucraina o a rifornire gli arsenali militari americani utilizzati per sostenere Kiev.
Per far passare il pacchetto, i senatori repubblicani chiedono che vengano aggiunte una serie di nuove regole e controlli destinati al confine meridionale degli Stati Uniti, per ridurre il numero di migranti. Se i senatori troveranno l’accordo, i deputati repubblicani alla Camera, dove il partito detiene la maggioranza, sono pronti a votare i nuovi aiuti, ha detto lo speaker Mike Johnson, un esponente della destra del partito da sempre scettico nei confronti degli aiuti all’Ucraina.
Ma nel corso del fine settimana, le trattative sul confine meridionale hanno raggiunto il punto di rottura e al momento non sono previsti nuovi incontri tra i delegati a trattare dei due partiti. Il litigio delle ultime ore non fa ben sperare per il futuro delle trattative.
I conti dell’Ucraina
Il governo di Kiev ha un disperato bisogno di nuovi fondi non solo per armare il suo esercito, ma anche per svolgere le sue funzioni basilari, da pagare le pensioni a mantenere in funzione ferrovie ed ospedali. La legge di bilancio per il 2024 prevede, per il secondo anno consecutivo, un deficit pari al 20 per cento del Pil, circa 42 miliardi di euro. Circa la metà di questo deficit è destinato alle spese militari. Meno della metà è già stato coperto dagli impegni presi da Fondo monetario Internazionale e paesi come Regno Unito e Giappone o dai proventi previsti dalla vendita di titoli di stato ucraino.
Restano circa 29 miliardi di dollari che Kiev spera di coprire con i finanziamenti di Stati Uniti, circa 12-14 miliardi di euro, la stessa cifra ricevuta nel corso del 2023, ed Union Europea, altri 18 miliardi. Senza questi fondi, ci sarà una crisi «molto molto traumatica, non solo per l’Ucraina, ma per tutta l’Europa», ha detto in un’intervista lo scorso novembre il ministro delle Finanze ucraino Serhiy Marchenko.
Nel 2022, dopo l’invasione russa su larga scala, l’Ucraina aveva già subito un crollo del Pil pari al 30 per cento e un’emigrazione, interna e estera, di oltre dieci milioni di persone, circa un quarto dell’intera popolazione. Con la banca centrale impegnata a finanziare le spese militari stampando denaro, l’inflazione ha rapidamente sfiorato il 30 per cento e le riserve di valuta estera sono precipitate.
Oggi, la situazione si è stabilizzata, soprattutto grazie agli aiuti degli alleati, che hanno consentito a Kiev di abbandonare politiche monetarie poco ortodosse e di mantenere un ampio deficit restando capace di collocare titoli di stato sui mercati internazionali. Nel 2023, l’economia ucraina dovrebbe crescere di circa il 2 per cento. Ma la situazione resta precaria, e senza finanziamenti internazionali il governo di Kiev dovrà ricorrere a misure drastiche per evitare la bancarotta, come radicali tagli di spesa e aumenti delle imposte.
E l’Europa?
Mentre l’attenzione si concentra sullo stallo in corso negli Stati Uniti, una nuova crisi si prepara in Europa. Al vertice di Bruxelles del 14-15 dicembre, i leader europei dovrebbero dare il loro via libera al pacchetto plurienalle di aiuti all’Ucraina: 50 miliardi destinati a sostenere Kiev fino al 2027. Con questo stanziamento, le istituzioni europee sono destinate a superare gli Stati Uniti come principali sostenitori dell’Ucraina.
Ma negli ultimi giorni, il primo ministro Viktor Orbán è tornato a parlare della possibilità di mettere il veto contro questa misura. «Non ha senso finanziare l’Ucraina senza una strategia», ha detto ieri in un’intervista, dopo aver ripetuto la sua intenzione di mettere il veto anche sul negoziato di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, raccomandato poche settimane fa dalla Commissione europea.
Diplomatici, esperti ed analisti, assicurano che le minacce di veto di repubblicani americani e di Orbán in Europa sono solo tattiche di negoziato e che, come in passato, si arriverà prima o poi a un accordo che consentirà di proseguire i finanziamenti a Kiev. Il tempo però sta per scadere.
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