- Il governo potrebbe introdurlo già da ora, dicono esperti e costituzionalisti: basterebbe un decreto legge che poi il parlamento potrebbe convertire in un secondo momento.
- Non sappiamo se e quando il governo compirà questo passo, come intende metterlo in pratica e se la maggioranza è in grado di approvarlo, nonostante le sue divisioni interne.
- Fino ad ora, nessun paese europeo ha allo studio l’introduzione di un obbligo vaccinale. Gli unici al mondo ad averlo sono Turkmenistan, Indonesia e Micronesia.
«Sì». Così ha risposto questa settimana il presidente del Consiglio Mario Draghi a chi gli chiedeva se l’obbligo di vaccinazione contro il Covid-19 potrebbe essere introdotto nel prossimo futuro.
Senza aggiungere altro, Draghi ha passato la parola al suo ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha aggiunto: «È una possibilità che resta potenzialmente a disposizione delle istituzioni, del governo e del Parlamento».
In altre parole: il governo sembra intenzionato a muoversi, primo e unico tra i paesi europei al momento, verso l’obbligo vaccinale. Ma su come, quando e con quali modalità restano invece molti dubbi.
Si può introdurre l’obbligo?
La maggioranza dei costituzionalisti e degli esperti di diritto sostiene che l’introduzione dell’obbligo di vaccinazione è teoricamente possibile: è necessaria soltanto una legge apposita.
L’obbligatorietà, ricordano, esiste già per una particolare categoria, medici e altro personale sanitario, mentre dal 2017 il numero di vaccini obbligatori per gli studenti italiani è passato da 4 a 10.
All’articolo 32, la Costituzione prevede esplicitamente la possibilità di trattamenti medici obbligatori: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge».
Resta invece qualche dubbio su come far applicare una simile disposizione: chi sarà deputato ai controlli, quali saranno le sanzioni, cosa fare con chi in ogni caso rifiuterà il vaccino?
Non essendo una strada ancora tentata da nessun paese, è difficile prevedere ora come queste intenzioni potranno essere tradotte in pratica.
E le autorizzazioni?
In questi giorni in molti hanno ipotizzato che un passaggio fondamentale sarà passare per l’autorizzazione “definitiva” dei vaccini da parte delle autorità farmaceutiche europee ed ed italiane. In realtà, sembra che già nell’attuale situazione si potrebbe arrivare all’obbligo di vaccino, se ci fosse la volontà politica di farlo.
I vaccini anti Covid, infatti, sono stati approvati dall’agenzia farmaceutica europea Ema attraverso un meccanismo chiamato “conditional marketing authorisation”, o in italiano “autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni”.
Si tratta, è scritto sul sito dell’Ema, «di uno strumento che consente al regolatore di approvare una medicina rapidamente e in modo pragmatico quando c’è un bisogno urgente». La caratteristica di questo tipo di approvazione è che il richiedente deve soddisfare una serie di condizioni, come fornire ulteriori dati, sottoporsi a particolari controlli e procedure di farmacovigilanza.
Una volta soddisfatte le condizioni, l’autorizzazione viene trasformata in un’autorizzazione standard.
In diverse occasioni, e più volte sul suo sito, l’Ema ha specificato che l’autorizzazione condizionale è un’autorizzazione vera e propria e non deve essere confusa con un’autorizzazione di emergenza, come quella utilizzata dal Fda americana, e che nell’Unione europea viene chiamata “autorizzazione per circostanze eccezionali”.
Intervistato ieri dalla Stampa, l’ex direttore dell’Ema Guido Rasi ha confermato che «se il governo italiano volesse mettere l’obbligo vaccinale per tutti potrebbe farlo, come del resto ha fatto per alcune categorie, senza alcuna limitazione derivante dal tipo di autorizzazioni concesse dall’Ema».
La questione politica
Oltre alle difficoltà di implementazione, l’obbligo di vaccino si scontra anche con le divisioni interne alla maggioranza.
I più convinti sostenitori dell’obbligo sono Pd e Italia Viva. Forza Italia è possibilista, così come il Movimento 5 stelle, ma leader e dirigenti dei due partiti hanno fatto capire che preferirebbero evitare le forzature.
La Lega, invece, rimane nettamente contraria, così come singoli parlamentari in quasi tutte le principali forze politiche. All’opposizione, Fratelli d’Italia resta altrettanto contraria a qualsiasi ipotesi di obbligo.
Come vanno le vaccinazioni
Tra le ragioni per giustificare l’obbligo di vaccino anti Covid c’è il timo che l’esitazione vaccinale sia molto diffusa tra italiani e che possa portare a un fallimento del piano vaccinale.
Per il momento, però, le vaccinazioni proseguono senza incontrare particolari difficoltà. Poco meno del 90 per cento delle dosi consegnate è già stato somministrato. Dopo il rallentamento di agosto a causa di ferie ed esaurimento delle dosi, la velocità di somministrazione è tornata a crescere. Questa settimana, le somministrazioni sono tornate ad avvicinarsi a quota 350mila al giorno, una cifra di somministrazioni che non si vedeva dalla prima metà di agosto.
Con poco meno del 70 per cento della popolazione italiana che ha ricevuto almeno una dose di vaccino, siamo sostanzialmente in linea o in leggero ritardo rispetto alle scadenze del piano vaccinale, che per la fine di agosto prevedeva il 70 per cento della popolazione vaccinata con entrambe le dosi.
Secondo diversi sondaggi, l’Italia è uno dei paesi più pro vaccini in Europa, con almeno l’80 per cento della popolazione che dice di essere disposta a vaccinarsi (più di Francia e Germania e tra i grandi paesi europei dietro soltanto alla Spagna).
Dove esiste l’obbligo?
Nessun paese europeo ha introdotto un obbligo generalizzato di vaccinazione né ha allo studio la sua introduzione. Diversi paesi hanno introdotto green pass come quello italiano, la Francia è stato il primo a farlo. Altri, come la Danimarca, lo hanno invece ritirato, poiché considerano le percentuali di vaccinazione sufficientemente alte (nel paese il 75 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose).
In tutto il mondo ci sono solo tre paesi che hanno introdotto l’obbligo. Si tratta di Indonesia, dove è in vigore da marzo, Turkmenistan e degli Stati Federati della Micronesia.
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