- Dopo una performance deludente il candidato del centrodestra Enrico Michetti rimane in vantaggio al primo turno, ma è dato sconfitto al ballottaggio da Roberto Gualtieri, candidato del centrosinistra.
- Nel frattempo la sindaca uscente Virginia Raggi e l’indipendente Carlo Calenda sperano in un exploit dell’ultimo minuto che li faccia arrivare al secondo turno.
- La campagna elettorale è stata breve e priva di grandi temi. I due candidati favoriti in particolare hanno evitato i temi più delicati, in attesa che le elezioni decidano le forze relative dei partiti e delle liste che li sostengono.
Il centrosinistra sente che a Roma la vittoria è a portata di mano. Il candidato del centrodestra Enrico Michetti è dato favorito al primo turno, ma quasi tutti i sondaggi indicano che a spuntarla al ballottaggio sarebbe l'ex ministro Pd Roberto Gualtieri, candidato del centrosinistra.
In tutto, alle amministrative di Roma ci sono ben 22 candidati sindaci, sostenuti da 39 liste diverse. Ma soltanto due impensieriscono davvero Michetti e Gualtieri.
Si tratta della sindaca uscente Virginia Raggi, data terza da gran parte dei sondaggi, ma con abbastanza voti da essere determinante al secondo turno. A breve distanza c’è l’ex ministro e leader di Azione Carlo Calenda, che spera che un crollo del centrodestra lo porti al ballottaggio.
«Michetti chi?»
Enrico Michetti, 55 anni, avvocato amministrativista e imprenditore, è il candidato del centrodestra, scelto personalmente dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e sostenuto da tutto il centrodestra.
Michetti non si è mai occupato direttamente di politica e nei suoi manifesti elettorali disseminati per la città con la scritta «Michetti chi?» ironizza sulla sua scarsa notorietà presso il grande pubblico.
Non è invece sconosciuto al mondo della politica: oltre ad aver lavorato con diverse amministrazioni locali, per le sue società sono passati a vario titolo politici di primo piano come Maurizio Gasparri di Forza Italia, il leghista Giancarlo Giorgetti, ma anche l’ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti.
Michetti ha comunque ottenuto una certa fama grazie alla sua partecipazione ai programmi di Radio Radio, un’emittente locale che si occupa soprattutto di sport, ma che è diventata anche un punto di riferimento per un certo tipo di complotti folkloristici. Lo stesso Michetti si è spesso adeguato a questo stile, ad esempio sostenendo che il Covid-19 fosse una «semplice influenza».
Una strada in salita
Fin dall’inizio, la campagna elettorale di Michetti è stata in salita. Scelto per essere una sorta di Mario Draghi della destra romana, per via del suo profilo civico e lontano dalla politica elettorale, Michetti è subito balzato in testa ai sondaggi, cosa che gli ha procurato parecchie attenzioni, sia dai media che dagli avversari.
L’elemento con cui ha finito per distinguersi è il suo continuo riferimento alla storia di Roma antica. Michetti è un appassionato delle antiche glorie della città che, secondo lui, andrebbero riportate in auge. I suoi appelli storici, uniti a una certa goffagine nei dibattiti lo ha spinto a disertare quasi tutti i confronti con gli altri candidati.
I partiti che lo sostengono non sono affatto soddisfatti della sua performance e hanno finito con l’oscurarlo durante la campagna elettorale. Ieri, è stato l’unico tra i candidati principali a non concludere la campagna con un comizio, limitandosi a un incontro con la stampa.
Sostanzialmente scomparsa dalla campagna elettorale anche Simonetta Matone, magistrato della corte d’appello di Roma scelta dalla Lega come vicesindaca di Michetti. Matone sembrava destinata a recitare un ruolo importante nella campagna del centrodestra, ma viste le difficoltà di Michetti e il clima generalmente negativo sulla stampa, sembra aver preferito defilarsi.
Il grande timore del centrodestra adesso è che molti elettori moderati adotteranno il voto disgiunto: voteranno per liste come Fratelli d’Italia e Lega, ma sceglieranno come candidato sindaco Calenda o, addirittura, Gualtieri.
Il professor Gualtieri
Il Pd e la parte principale della sinistra romana hanno candidato Roberto Gualtieri, ex ministro dell’Economia, professore di storia contemporanea in aspettativa all’università La Sapienza e vincitore delle primarie di coalizione.
Gualtieri ha 54 anni e oltre a essere un politico con una lunga esperienza alle spalle è anche un suonatore semi professionista di bossa nova. Dopo essere stato iscritto alla giovanile del Pci e poi ai Ds, è stato uno dei fondatori del Pd, vicino a Massimo D’Alema e alla corrente dei Giovani Turchi.
Tra il 2009 e il 2019 è stato eletto per tre volte al parlamento europeo, dove è diventato presidente dell’influente commissione per gli Affari economici e monetari. Alla formazione del governo Pd-M5s, Gualtieri ha abbandonato l’europarlamento per diventare ministro dell’Economia nel nuovo governo.
Fino a oggi, Gualtieri si è presentato come un tecnico competente, capace di garantire alla città quegli investimenti perduti, sostiene, a causa dell’incapacità dell’attuale giunta di presentare progetti credibili.
Campagna sonnacchiosa
La campagna di Gualtieri non è stata particolarmente brillante. I suoi manifesti in città richiamano quelli di Alexandria Ocasio-Cortez, ma al professore manca il dinamismo e la radicalità della deputata democratica americana.
La sua strategia è stata prudente: cercare di evitare errori e passi falsi e lavorare silenziosamente per una vittoria al secondo turno. Questo ha significato evitare di esporsi sulle questioni più delicate, dai rifiuti ai trasporti pubblici, in attesa che le elezioni determinino la forza relativa dei partiti e delle varie liste che lo sostengono.
A sinistra Gualtieri è appoggiato da Sinistra civica ecologista, una lista costruita intorno a Sinistra italiana e all’esperienza dell’VIII municipio, governato da Amedeo Ciaccheri; e da Roma Futura, una formazione che si definisce femminista, egualitaria ed ecologista. Il capolista di Roma Futura è Giovanni Caudo, presidente del III Municipio e secondo classificato alle primarie della coalizione.
Verso il centro e verso il centrodestra, invece, Gualtieri può contare sul supporto della lista civica Gualtieri sindaco, coordinata da Alessandro Onorato, un imprenditore della ristorazione proveniente dall’Udc e dalla lista Marchini, che nel 2016 era appoggiata da Forza Italia.
La sindaca uscente
Il Movimento 5 stelle sostiene la sua sindaca uscente, Virginia Raggi, 42 anni. Molto criticata dall’opposizione e dai media, secondo i sondaggi gode ancora di un consenso relativamente elevato che potrebbe farle ottenere il terzo posto (sarebbe la prima sindaca di Roma ricandidata che non riesce ad arrivare al ballottaggio).
Eletta al secondo turno nel 2016 con circa due terzi dei voti dopo lo scandalo di Mafia Capitale e la cacciata del sindaco Ignazio Marino da parte del suo stesso partito, Raggi non ha molti successi da rivendicare dopo cinque anni di governo della città.
La società del trasporto pubblico Atac è ancora in crisi e la raccolta dei rifiuti continua a essere problematica, non solo nelle zone periferiche ma anche in alcune aree del centro. La pandemia, inoltre, ha colpito duramente una città che negli ultimi anni è diventata sempre più dipendente dal turismo.
Il vantaggio di Raggi è che questi problemi non sono una novità, soprattutto nelle aree periferiche dove alle precedenti elezioni aveva raccolto il grosso del suo consenso. Raggi continua quindi a presentarsi come una candidata in rottura con i precedenti sindaci di centrodestra e centrosinistra la cui missione di cambiamento della città è appena cominciata.
Raggi ha investito poco sulla sua campagna elettorale. Nel suo bilancio di previsione inviato al comune ha indicato che spenderà zero euro. Non ha sostanzialmente fatto manifesti e anche gli eventi che ha organizzato sono stati in genere piuttosto modesti.
Il guastafeste Calenda
L’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, 48 anni, è il principale candidato indipendente, oltre ad essere stato il primo a ufficializzare la sua candidatura lo scorso ottobre.
Proveniente da una famiglia di registi e diplomatici, Calenda è stato manager in Ferrari e in Confindustria e ha iniziato a fare politica con Luca Cordero di Montezemolo e Mario Monti. Entrato nel Pd nel 2018, ha lasciato il partito un anno dopo per fondare il suo movimento, Azione.
All’inizio della sua campagna per Roma, Calenda puntava a diventare il candidato del centrosinistra, ma le trattative con il Pd sono fallite e l’ex ministro ha deciso di proseguire la sua corsa da solo. Inizialmente, il suo tema principale era la contrapposizione alla sindaca Raggi e alla sua amministrazione. Come Gualtieri e Michetti, anche Calenda si presenta come un tecnico, o meglio: un manager in grado di risolvere i problemi della città grazie alla sua competenza.
Nel mese di settembre, Calenda è passato a coprire temi su cui è più sensibile l’elettorato di centrodestra: decoro, degrado, legalità, edifici occupati. Nel suo programma ha inserito un capitolo sulla lotta alla “malamovida” in cui promette di inasprire le ordinanze Raggi sulla vendita di alcolici. Nel frattempo ha anche ottenuto a sorpresa l’endorsement del viceministro leghista Giancarlo Giorgetti. Il suo obiettivo sembra essere quello di sfruttare il potenziale crollo di Michetti e arrivare così al ballottaggio con Gualtieri.
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