- Non è una sorpresa che Elon Musk si lasci andare ad annunci mirabolanti pronti a catturare l’attenzione dei media e i titoli del giorno dopo.
- Non è nemmeno la prima volta che il pittoresco imprenditore sudafricano annuncia l’imminente sperimentazione umana delle interfacce cervello-computer.
- Neuralink, l’azienda fondata nel 2016 che intende realizzare la tecnologia utile a consentire al cervello di comunicare direttamente con le macchine, avrebbe cominciato le procedure di autorizzazione presso le istituzioni statunitensi per impiantare un chip neurale in una persona.
Non è una sorpresa che Elon Musk si lasci andare ad annunci mirabolanti pronti a catturare l’attenzione dei media e i titoli del giorno dopo.
Non è nemmeno la prima volta che il pittoresco imprenditore sudafricano annuncia l’imminente sperimentazione umana delle interfacce cervello-computer. Neuralink, l’azienda fondata nel 2016 che intende realizzare la tecnologia utile a consentire al cervello di comunicare direttamente con le macchine, avrebbe cominciato le procedure di autorizzazione presso le istituzioni statunitensi per impiantare un chip neurale in una persona.
Secondo Musk la sperimentazione dovrebbe partire nei prossimi sei mesi. Sarà da verificare se le affermazioni di Musk saranno confermate, tuttavia il tema degli impianti cerebrali è ormai arrivato ad un livello di discussione avanzato, se è vero che numerosi studiosi si interrogano ormai da anni sul tema dei neurodiritti e lo stesso fanno diverse istituzioni pubbliche.
Allo stesso tempo l’azienda di Musk non è l’unica attiva in questo settore: basta pensare a realtà quali Synchron, Science Corp o Precison Neuroscience. Quella in corso appare essere una corsa all’ “oro neurale”. L’utilizzazione della tecnologia per leggere, alterare o manipolare le attività mentali degli individui apre una nuova frontiera nel panorama già vastissimo, della tutela dei dati degli individui e della loro capacità di prendere delle decisioni liberi da interferenze nella loro sfera mentale e cognitiva. Da qui l’emergere della categoria dei neurodiritti.
Libertà cognitiva
Tra questi nuovi diritti assumono particolare importanza il diritto alla libertà cognitiva, il diritto alla privacy mentale, il diritto all’integrità mentale e il diritto alla continuità psicologica. Com’è possibile garantire questi diritti davanti all’emergere di sempre più frequenti casi di utilizzo della tecnologia da parte di governi e attori privati con l’obiettivo di condizionare le scelte dei cittadini o addirittura di “rieducarli”?
Di recente è stato il Cile ad approvare una legge per introdurre nel testo costituzionale la tutela dei neurodiritti. Il diritto all’identità mentale diviene così un diritto da proteggere, costringendo ad inquadrare il tema della libertà di pensiero e d’espressione in una prospettiva del tutto nuova.
Come ha scritto Pasquale Stazione, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, in un recente contributo: «Le tecnologie fondate sul brain reading in senso stretto e dunque con funzione essenzialmente analitico-descrittiva dei processi celebrali, qualora dovessero effettivamente riuscire a decodificare i contenuti, avrebbero conseguenze principalmente sotto il profilo della trasparenza e della visibilità del pensiero».
Controllo della produzione
Diverso invece l’impatto delle tecnologie capaci di apportare condizionamenti e modificazioni nel contesto del processo neurale. In questo caso ci si troverebbe davanti «un problema di libertà cognitiva come presupposto fondativo del diritto di autodeterminazione individuale».
Marcello Ienca, uno dei ricercatori che più si è occupato del tema, ricorda come già sappiamo «che in numerose centrali nucleari e nei treni ad alta velocità della Cina vengono utilizzati dei dispositivi di “neuromonitoring” in modo obbligato, cioè il datore di lavoro impone al lavoratore l’utilizzo di questi neuro-dispositivi per monitorare l’attività celebrale e calibrare i flussi di produzione in modo correlato».
Nel libro Stato di Sorveglianza. La via cinese verso una nuova era del controllo sociale Josh Chin e Liza Lin hanno ampiamente illustrato le criticità del modello di sorveglianza alla base del controllo sociale voluto dal Partito comunista cinese. Le implicazioni etiche e giuridiche degli sviluppi dettati dall’adozione delle neurotecnologie sono ancora tutte da valutare. Il Consiglio d’Europa, l’Unesco, l’Osce e di recente le Nazioni unite hanno segnalato la necessità di analisi che tengano conto dei necessari interventi etico-giuridici che possano portare a bilanciare lo sviluppo dell’innovazione scientifica con la tutela della dignità dell’individuo.
Cosa rimane della persona? Cosa significa essere liberi? Sono queste secondo Paolo Benanti alcune delle domande che lo sviluppo delle neurotecnologie oggi ci pone. Dalla nostra risposta a queste domande dipenderà il futuro della tutela dei nostri diritti e anche degli esperimenti di Elon Musk. Twitter incluso.
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