Nulla poi depone nel senso dell'interruzione di tali strette relazioni e di tale patto nel periodo successivo; anzi, diversi elementi depongono nel senso della prosecuzione degli stessi rapporti e della conclusione di un nuovo patto politico/mafioso (appoggio elettorale da parte di Cosa Nostra verso il D'Alì in cambio di "favori"...)
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza della Corte d’appello sulla condanna dell’ex senatore Tonino D’Alì, ex sottosegretario agli interni di Forza ItAlìa, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa
Ed invero, nulla poi depone nel senso dell'interruzione di tali strette relazioni e di tale patto nel periodo successivo; anzi, diversi elementi depongono nel senso della prosecuzione degli stessi rapporti e della conclusione di un nuovo patto politico/mafioso (appoggio elettorale da parte di Cosa Nostra verso il D'Alì in cambio di "favori" realizzati da quest'ultimo nei riguardi del sodalizio, anche grazie al potere acquisito con le cariche politiche nel frattempo rivestite, laddove il raggiungimento delle medesime cariche aveva come genesi l'elezione al Senato ottenuta mediante il sostegno garantito dal sodalizio).
Risulta infatti dalle dichiarazioni del Birrittella che Cosa Nostra abbia sostenuto la candidatura del D'Alì pure in relazione alle elezioni politiche del 2001; anche allora il D'Alì si era candidato al Senato della Repubblica:
Corte: "Sa le ragioni per cui Cosa Nostra decise di appoggiarlo?"
Birrittella “Mah, primo perché, ripeto, dalle esperienze già di 7 anni prima, (sia) il signor Virga Francesco, che il Genna Francesco, che il Virga Vincenzo, avevano detto che era un soggetto che si doveva votare, e che c'era l'indirizzo ben preciso della famiglia, e quindi si è protratto nel tempo fino al 2001. Non c'era motivo di dissentire o un motivo ostativo, che fosse successa qualcosa. L'unica lamentela che ebbi fu nel 2005, quando il Pace mi disse che aveva incaricato il D'Alì e che, ripeto, ebbe parole di molto disprezzo, cioè proprio in maniera... per cui, se doveva votarlo dopo il 2005, non lo avremmo sicuramente votato, perché non era stato... ma prima, che mi risulti, non c'erano stati problemi di nessun genere" (cfr. verbale dell'udienza del 13 maggio 2019, pag. 52; in particolare, il Pace nel 2005 si era adirato perché gli erano stati confiscati dei beni mentre il D'Alì gli aveva promesso un intervento finalizzato al garantirgli la restituzione dei beni
medesimi; in sostanza, il Pace si era infuriato perché il D'Alì non aveva rispettato la parola datagli).
In altri termini, il Birrittella ha affermato (e tale dichiarazione appare del tutto logica) che Cosa Nostra aveva deciso di appoggiare la candidatura del D'Alì anche nel corso delle elezioni del 2001 e ciò in quanto fino ad allora il medesimo sodalizio era rimasto soddisfatto del patto intercorso (appoggio elettorale verso il D'Alì in cambio di disponibilità di quest'ultimo verso le esigenze del sodalizio) e, quindi, della disponibilità dell'imputato nei riguardi delle loro istanze, con la conseguenza che quella "positiva" (ovviamente nell'ottica di Cosa Nostra) condotta in passato e fino ad allora (2001) tenuta dal D'Alì verso l'associazione per delinquere lasciava formulare una prognosi di analoga condotta “positiva" proiettata per il futuro, quantomeno per la durata del successivo mandato elettorale (2001-2006). Inoltre, neppure a seguito delle votazioni del 2001 e negli anni a seguire vi erano state lagnanze da parte di esponenti di Cosa Nostra circa l'operato dell'imputato, che quindi deve ritenersi continuasse ad essere "soddisfacente" in relazione alle istanze del medesimo sodalizio; soltanto nel 2005, poco prima che il Birrittella ed il Pace venissero arrestati "per mafia", il medesimo Pace aveva esternato Birrittella Antonino la propria insoddisfazione verso il D'Alì in quanto, diversamente da quanto il medesimo politico gli aveva promesso, i suoi - del Pace - beni erano stati confiscati. A prescindere dall'esito della vicenda delle confische, comunque, il dato appare significativo di un persistente patto tra il D'Alì e Cosa Nostra, tant'è che anche dopo il 2001, verosimilmente in ragione dell'appoggio elettorale offerto al D'Alì da Cosa Nostra in relazione alla tornata elettorale del 2001, il Pace aveva chiesto all'imputato un indebito all: per tornare in possesso dei beni sequestratigli in sede di misure di prevenzione ed il D`ALİ gli aveva promesso un proprio intervento al riguardo, sebbene poi o un tale intervento non vi era stato o comunque non era andato a buon fine.
In definitiva, anche le lamentele del 2005 di Pace Francesco, relative agli impegni disattesi dal D'Alì in relazione a delle richieste indebite provenienti dal medesimo Pace confermano un rinnovato patto politico/mafioso tra l'imputato e Cosa Nostra, pure in relazione alla tornata elettorale del 2001.
Per di più, il Birrittella ha sostenuto che era stato proprio Pace Francesco, allora al vertice della famiglia mafiosa di Trapani, a decretare - come già aveva fatto l'omologo Virga Vincenzo nel 1994 – l'appoggio elettorale nei riguardi del D'Alì con riferimento alla sua candidatura al Senato della Repubblica nell'anno 2001 e ciò comportava un impegno serio e totale di tutti i sodali ("... Cioè se il Virga o il Pace dice: "Oh, am'a puttari a Tizio" -dobbiamo appoggiare Tizio-, non è ca l'am'a puttari solo perché accussi, io potevo anche fregarmene; no, perché avevamo facsimili, avevamo gigantografie, parlavamo con tutti i nostri dipendenti, parlavamo con tutti, facendo opera... dico, a volte partecipavano direttamente i candidati, soprattutto alle comunali o anche in occasione con l'Onorevole Morici o a volte io facevamo fra di noi, facevamo queste riunioni magari informali, alla fine del lavoro, il venerdì pomeriggio di 8-10 giorni prima, dice: "Guarda, qua c'è un fac-simile, votare per tizio", questo è fare campagna elettorale. Fra le altre cose io, ripeto, per mia forma mentis, di ognuno avevo segnato quanti voti mi portavamo, dove votavano, dov'è residente, in quale posto dovevano prendere voti, quanti voti potevamo spostare, quanto dovevamo averne in quella sezione, quello che... facevo un lavoro molto più accurato perché avevo delle esperienze pregresse in tal senso"; cfr. verbale del 13 maggio 2019, pag. 53). Lo stesso Birrittella come gli altri sodali si era personalmente dato da fare, seguendo le direttive del Pace, per fare in modo che il D'Alì ottenesse consenso elettorale ed aveva pure organizzato una piccola manifestazione elettorale in favore dell'imputato all'interno della propria azienda.
Orbene, al riguardo non possono ignorarsi le condivisibili considerazioni dalla sentenza della Corte di Cassazione di annullamento con rinvio, secondo la quale (con argomentazioni che sostanzialmente si pongono sulla stessa linea logica - peraltro ovvia- delle dichiarazioni del Birrittella in precedenza riportate) il “rinnovato appoggio del 2001" (ove ritenuto dimostrato; e nel caso di specie lo si può ritenere dimostrato per quanto si dirà) ha un indubbio “significato contra reo sia quale concretizzazione di un accordo politico mafioso a matrice utilitaristica rilevante ex se" (sulla scorta della giurisprudenza sopra citata, che attribuisce una rilevanza intrinseca all'accordo elettorale - ed agli impegni reciprocamente assunti - quale comportamento rilevante ex artt. 110, 416-bis, cod. pen.) "sia in termini di dimostrazione della persistente vicinanza dell'imputato alla cosca -a dispetto degli anni trascorsi dall'ultimo sostegno- e dell'utilità di quest'ultima ad appoggiarlo nuovamente”.
Tra l'altro, come già rimarcato, se Cosa Nostra ha continuato ad appoggiare l'imputato, vuoi dire allora che il D'Alì aveva favorito in precedenza il sodalizio e si era messo a disposizione come politico, dimostrandosi affidabile, per cui -chiaramente- un tale accordo era stato rinnovato nella prospettiva di una persistente disponibilità anche per la successiva legislatura.
D'altra parte, non si rinvengono, negli anni e nei decenni, elementi di discontinuità nell'atteggiamento del D'Alì di disponibilità a Cosa Nostra, per cui appare logico che Cosa Nostra abbia continuato ad appoggiare un politico già "a disposizione" e che non aveva mai mutato atteggiamento nei riguardi del sodalizio medesimo.
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