Dal complesso delle prove acquisite è emerso che Quintino Spella, capo del centro Sisde di Padova, era venuto a conoscenza del fatto che fosse imminente l'esecuzione di un attentato da parte della destra eversiva. Per quanto il col. Spella all'epoca avesse cercato di svalutarne l'attendibilità, le informazioni provenivano da un soggetto che era già noto al servizio. Appare del tutto logico ritenere che il col. Spella avesse tempestivamente informato anche la Direzione, anche perché egli era personalmente legato al direttore del Sisde, il generale Grassini
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condanNato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti
Come osservato, Vettore rese dichiarazioni nel corso delle indagini relative al primo procedimento sulla strage, confermando sostanzialmente quanto aveva riferito al Giudice Tamburino.
Tuttavia, come anticipato, subito dopo si verificò il grave episodio di intimidazione ai suoi danni nel carcere di Padova, quando venne accoltellato.
Sta di fatto che nel corso dibattimento davanti alla Corte d'Assise di Bologna Vettore ritrattò le proprie precedenti dichiarazioni (cfr. Ass. Bologna 11.7.1988, 2.1.2.3.1 ).
Roberto Rinani rese dichiarazioni davanti alla Corte d'Assise all'udienza del 7.4.1987. Riferì di avere iniziato a frequentare nel 1975 il Msi, divenendo in seguito segretario della sezione Arcella" dall'autunno del 1976 al dicembre del 1977. Negò di conoscere Fachini, Napoli, Aleandri, Affatigato, Semerari, Concutelli ed anche Vettore, escludendo di avergli fatto alcuna rivelazione e di essere depositario di alcun segreto. Interrogato nuovamente dalla Corte di Asse in data 24.2. I 988, Rinani negò di avere mai visto del materiale che era stato invece pacificamente sequestrato nella sua abitazione in data 20.5.1978 nel corso di una perquisizione (si trattava di copie di un manifesto, riconducibile a Costruiamo l'Azione, raffigurante una mano che impugnava un mitra, dentro un semicerchio bianco su fondo rosso).
Quanto all'attendibilità delle dichiarazioni rese da Vettore Presilio, appare opportuno rimandare alle convincenti motivazioni della sentenza n. 4/88 della Corte d'Assise di Bologna (prima sentenza sulla Strage, c.d. Albiani), nella quale si metteva in evidenza come l'insuperabile forza probatoria delle rivelazioni del Vettore derivasse dal fatto che esse erano anteriori alla strage e non frutto di costruzioni a posteriori.
Inoltre, si dava per assodato che dette notizie provenissero dal Rinani, agli occhi del quale Vettore non costituiva un detenuto qualunque, ma un interlocutore privilegiato, essendo come lui padovano e per giunta appartenente alla sezione del M.S.I. di Arcella a Padova.
Quanto alle possibilità che i due avessero di incontrarsi nel carcere, per scambiarsi tali confidenze, nella sentenza si osservava: «II Rinani si costituì l'ultimo giorno di maggio; venuto meno, dopo sei giorni, il regime di isolamento, ebbe occasione - sabato 7 .06 – di incontrare una prima volta il Vettore, con il quale si manifestò fiducioso, essendo imminente la concessione della libertà provvisoria, prevista, al più tardi, per il mercoledì successivo; il sabato seguente, trascorsi 15 giorni dalla sua costituzione, al Rinani, deluso nelle aspettative, cedettero i nervi; nei primi giorni della settimana successiva, mentre l'avv. Tosello era a colloquio con i suoi clienti, irruppe nella sala colloquio il Vettore, pronto a giocarsi la formidabile carta di cui era insperatamente entrato in possesso. ( ... ) il giorno 23 veniva assassinato a Roma il dott. AMATO, il che ben può aver ravvivato l'interesse del Vettore e averlo indotto a riprendere l'argomento (con Rinani), sperando di trarre ulteriori utili informazioni».( ... ).
Non vi è dubbio, poi, che la premonizione di Vettore Presilio Luigi fondi la sua credibilità sul fatto che almeno uno degli episodi da lui preannunciati trovò purtroppo esplicita verificazione e che dell'altro venne comunque accertata l'ideazione da parte di Fioravanti, come alcuni ex esponenti di ON rivelarono (ad es. Sergio Calore).
Vi sono poi ulteriori riscontri che hanno confermato la credibilità del testimone.
Il centro Sisde di Padova e le relazioni tra Spella ed i suoi sottoposti.
Le dichiarazioni rese dal dott. Tamburino hanno indotto la P.G. a svolgere ulteriori indagini.
Di particolare rilievo sono state le testimonianze assunte da coloro che all'epoca erano in servizio come funzionari presso il neocostituito centro Sisde di Padova, i quali hanno riferito sulla natura dei loro rapporti con il col. Quintino Spella ma anche sulla totale carenza di informazioni in merito alle dichiarazioni rese dal Vettore ed agli incontri tra il dott. Tamburino e il col. Spella.
Iadanza Massimo, generale dei Carabinieri in riserva, ha esordito inquadrando le tappe principali della propria carriera, ponendo in particolare attenzione sui propri rapporti con il Centro Sisde di Padova, al quale venne destinato nel 1979.
Al riguardo, ha descritto, anzitutto, le modalità con le quali avvennero i primi contatti con il generale Giulio Grassini, nominato nel 1978 dall'allora Presidente del Consiglio primo direttore del Servizio Informazioni Sicurezza Democratica.
Il teste ha ricordato la necessità, avvertita in quegli anni, da parte del Grassini, di costituire centri periferici del Sisde nelle città più importanti. Per la sede di Padova, egli aveva individuato quale possibile referente il ten. col. Selleri- all'epoca superiore diretto di Iadanza -per il quale nutriva particolare stima (avevano intrattenuto, infatti, precedentemente positivi rapporti lavorativi in Sardegna). Quest'ultimo a causa di problemi familiari venne, tuttavia, indirizzato ad altra sede, ma indicò, quale persona di fiducia da destinare a tale ruolo, il proprio subordinato cap. Iadanza. Il gen. Grassini - avendo conosciuto lo stesso quando era comandante della Scuola Sottufficiali a Firenze e, successivamente, di Brigata a Padova - raccolse l'invito del col. Selleri. Infatti, nel febbraio del 1979 Iadanza entrò a far parte, insieme ai colleghi Carrella e Benedetti, del nucleo logistico-amministrativo del nascente gruppo Sisde di Padova. Si trattava, secondo il teste, di una realtà all'epoca priva di una qualsiasi organizzazione e, dunque, ancora in via di progressiva costituzione.
La testimonianza si è concentrata, in seguito, sulla figura del tenente colonnello Quintino Spella, il quale nella seconda metà del 1979 venne nominato capo centro del Servizio Informazioni Sicurezza Democratica.
In merito ai rapporti con i funzionari, Iadanza ha riportato un'espressione, presumibilmente pronunciata da Spella, che risulta emblematica della modalità di gestione e di organizzazione da parte dello stesso dell'ufficio da egli gestito: "lo sono il sole e voi [ovvero tutto il personale] dovete fare tutti riferimento a me, senza passare per I funzionari". Secondo quanto affermato dal teste, la circostanza che il capo centro avesse accentrato su di sé tutti i poteri e, in particolare, la ricezione di tutte le informazioni, senza delegare nulla ai funzionari addetti agli specifici settori, aveva determinato l'assenza di un 'organica e proficua organizzazione degli uffici98.
La sfiducia nutrita dal Colonnello Spella nei confronti dei funzionari fu recepita dal vicequestore, il dott. Giorgio Criscuolo. Il funzionario - inviato quale ispettore presso il Centro di Padova -dovette prendere atto del clima di particolare tensione tra gli uffici, forse a causa della riscontrata scarsa produttività degli stessi. Egli si decise a redigere una relazione al gen. Grassini, avanzando una richiesta di trasferimento del Colonnello Spella. Tuttavia, nel frattempo, a Roma era stato arrestato il vicedirettore del Sisde Silvano Russomano [venne arrestato poiché forniva delle relazioni riservate del Servizio alla stampa], il che causò nei servizi un vero e proprio "terremoto". Egli venne sostituito dal dott. Vincenzo Parisi, che sarebbe in seguito divenuto direttore del Sisde, il quale sostenne col gen. Grassini l'inopportunità, in ragione del pericoloso precedente che si sarebbe altrimenti venuto a creare, di un trasferimento del colonnello Spella.
In merito all'eventuale circolazione nell'ambiente del Sisde di Padova, nel luglio del 1980, della notizia dell'imminenza di un attentato di portata eccezionale, il teste ha riferito di non averne mai avuto conoscenza.
Ha anche riferito che il Sisde di Padova non svolse alcuna indagine sull'omicidio di Giuseppe Torresin, avvenuto il giorno prima della strage. Ha ricordato, in via generale, che all'epoca le notizie acquisite dall'ufficio venivano visionate dal capocentro, battute a macchina e inviate alla Direzione Generale. Allo stesso modo, il testimone ha riferito di non avere all'epoca saputo nulla delle confidenze fatte da Vettore Presilio al giudice Tamburino, né tanto meno di incontri tra quest'ultimo e il dott. Spella.
Il teste ha ricordato di avere incontrato Vettore per strada, evidentemente in quel momento non detenuto, unitamente al dott. Carella e all'appuntato Scibilia (conoscente di Vettore Presilio), i quali evidentemente volevano "tastare un po' il terreno" sull'ambiente eversivo di Padova. Vettore gli diede l'impressione di una persona che cercava di accreditarsi, ma di scarsissimo interesse.
II teste ha riferito infine che nel gennaio del 1981 si decise a lasciare il proprio ruolo di funzionario del Sisde, tornando a svolgere funzioni all'interno dell'Arma dei Carabinieri.
Sostanzialmente conformi sono state le deposizioni rese dagli altri due funzionari che erano stati incaricati nella sede del Side di Padova.
Enrico Carella ha riferito di essere arrivato al costituendo Centro Sisde di Padova nell'ottobre del 1978 e che fu il primo funzionario ad insediarvisi. […] Carella ha definito il col. Spella quale "deux ex machina" del Centro, in quanto tutto faceva capo a lui. Ha riferito che l'ambiente era "formale" e "burocratico", nel senso che il capo centro gestiva le informazioni con una certa dose di riservatezza, motivo per cui era difficile creare una rete tra funzionari o, comunque, un interscambio informativo tra gli stessi. Mancava, quindi, una circolarità nelle notizie. Anche i rapporti tra il Centro di Padova e la Direzione Sisde di Roma erano gestiti in esclusività dal Dott. Spella.
Nel caso in cui, in ipotesi, vi dovessero essere relazioni con l'autorità giudiziaria, l'unico ad occuparsene sarebbe stato, ad avviso del Sig. Carella, sempre il capo centro. […].
II testimone ha riferito che il gen. Grassini conosceva sicuramente il col. Spella, con il quale vi era probabilmente un rapporto di fiducia; conosceva altresì Scibilia, il quale svolgeva per lui mansioni esecutive ("quando Grassini veniva m zona lo accompagnava come autista").
Infine, ha riferito sul regime delle fonti del Sisde e, in particolare, sulla differenza tra fonti occasionali e fonti stabili. Tale distinzione è da collegarsi, anzitutto, alle modalità con le quali veniva erogata la "ricompensa": la fonte occasionale, infatti, veniva ripagata a cachet (si faceva cioè una valutazione obiettiva, eseguita sulle informative, ed una proposta, avallata dal Capo Centro, sulla quale si pronunciava in ultimo sempre la Direzione); le fonti stabili, invece, potevano avere anche un compenso fisso. Inoltre, mentre l'identità della fonte occasionale poteva non essere conosciuta alla Direzione, qualora si fosse deciso di farla divenire fissa, sarebbe stato necessario fornire le generalità dell'informatore.
Liberato Benedetti ha riferito di essere arrivato al costituendo Centro Sisde di Padova nel febbraio del 1979. […] Ha confermato quanto detto dagli altri testi relativamente alla condizione nella quali si trovava ali' epoca il Centro di Padova: i funzionari non avevano mezzi, non avevano archivi, ed era tutto "in allestimento". […].
Il testimone ha poi riferito circa i rapporti dei funzionari con il ten. col. Spella, il quale arrivò al Centro Sisde nel 1979. Ha osservato che lui e i suoi colleghi non riuscirono ad instaurare un rapporto di adeguata collaborazione, di intesa e di empatia con lo stesso e che non vi erano molte possibilità di contatto, in quanto il dott. Spella passava la maggior parte del tempo chiuso nel suo ufficio.
Benedetti ha ricordato di essersi recato, insieme ai colleghi, a trovare il Gen. Grassini, e che in tale occasione si parlò, tra le altre cose, dell'andamento del Centro di Padova. Quest'ultimo, percependo la mancanza di entusiasmo, mandò in ispezione presso lo stesso il dott. Criscuolo. Nonostante ciò, il dott. Spella non venne trasferito. Nel frattempo, nell'agosto del 1980, il dott. Benedetti decise di andare via.
Il testimone ha riferito che né lui, né i suoi colleghi vennero mai a conoscenza di "qualcosa di grosso" che stava per accadere, nell'estate del 1980, ad opera della destra eversiva. In particolare, ha affermato che, quando giunse la notizia della strage di Bologna (nella mattinata, alle ore 11 :00 circa, del 2 agosto 1980) si trovava nell'ufficio del dott. Spella, del quale non ricordava alcuna reazione particolare (''Era un tipo molto chiuso, non lasciava trasparire sensazioni"). In seguito, tutto il Centro si allarmò ed ognuno cercò di reperire dalle proprie fonti informazioni utili.
Il testimone ha poi inquadrato i rapporti con la Direzione, affermando che le notizie raccolte dal Centro venivano da lui stesso appuntate e inviate, con firma del capo centro, a Roma. […].
Ha ricordato che il Sisde di Padova aveva come copertura delle società, ad esempio la GUS e la GATTEL, allo scopo di celare l'identità degli operatori e tutelarne la sicurezza. Ha riferito, altresì, che l'appuntato dei carabinieri Scibìlia era al servizio del Direttore del Sisde, Grassini, per il quale svolgeva essenzialmente funzioni di autista. Infine, ha riferito di non aver mai conosciuto il col. Spiazzi, né il maresciallo Benfari, e di non aver mai conosciuto o sentito parlare di Vettore Presilio.
A conferma dei rapporti esistenti tra il mar. Scibilia e Vettore Presilio un difensore delle parti civili ha prodotto il verbale in data 17.10.1984 davanti al Giudice Ledonne del Tribunale di Catanzaro, nell'ambito del procedimento penale relativo alla strage di Piazza Fontana, ove lo stesso Vettore Presilio confermava la sua conoscenza con l'appuntato Scibilia, del quale era amico di famiglia, nonché della richiesta da parte dello stesso di informazioni relative ai latitanti Freda e Ventura.
A completamento delle suddette testimonianze, va richiamata la richiesta del 27.5.1999 da parte del dott. Massimiliano Serpi (sostituto procuratore che condusse le indagini relative a Luigi Ciavardini) diretta al Direttore del Sisde di Roma, con la quale si chiedevano tutte le informazioni inerenti i rapporti tra il Centro Sisde di Padova e la Direzione Centrale di Roma.
È stata prodotta anche la nota "riservata" inviata dal Sisde in data 18.6.1999 in risposta alla predetta richiesta (documento prodotto all'udienza del 30.4.2021), in cui veniva riferito al magistrato che non vi era alcuna documentazione agli atti relativa ad informazioni provenienti da Luigi Vettore Presilio.
Inoltre, si affermava quanto segue: "In merito al rapporto VETTORE - SCIBILIA, risulta, da documentazione in atti, che lo SCIBILIA, il quale, all'epoca, conosceva già da molti anni il VETTORE, ha intrattenuto contatti con quest'ultimo, nell'estate del 1979, volti all'acquisizione di notizie che il VETTORE si era reso disponibile a fornire, dietro compenso, per la cattura del latitante di destra Franco FREDA, a suo dire nascosto nel Veneto. In realtà nessuna notizia utile per i fini istituzionali fu mai fornita. Pertanto, lo SCIBILIA diradò, e poi interruppe, i rapporti con il VETTORE, dopo l'arresto del FREDA (20 agosto 1979) in Costarica, circostanza che rendeva inattendibili le asserzioni dello stesso in merito alla presenza del latitante nel Veneto".
Dunque, si sminuiva la collaborazione prestata dal Vettore quale fonte informativa, attribuendo ad essa scarsa rilevanza in merito ad elementi per rintracciare Freda; tuttavia, emerge confermato da detto documento che un contatto del Vettore con il carabiniere vi era stato e ciò conforta le dichiarazioni del predetto.
Si deve cogliere l'occasione per osservare che quanto il car. Giacomo Scibilia, originariamente indicato nelle liste testimoniale delle PP.CC., non comparso all'udienza del 30.4.2021 per motivi di salute e i difensori delle PP.CC. vi abbiano rinunciato, senza opposizione delle altre parti. All'udienza del 10.12.2021 l'avv. Colubriale ha chiesto di sentire il mar. Scibilia ai sensi dell'art. 507 c.p.p., ma la Corte ha disatteso l'istanza, osservando come il ruolo del Vettore nella vicenda non fosse stato rimesso in discussione nel corso dell'istruttoria dibattimentale e sullo stesso si fossero pronunciate diverse sentenze irrevocabili, anche sulla base delle dichiarazioni rese a suo tempo dallo stesso Scibilia.
Tale decisione deve essere qui confermata, osservando come l'esistenza di un rapporto di natura confidenziale tra Vettore e Scibilia sia storicamente accertato ed emerga, oltre che da diverse sentenze, anche dalla citata nota Sisde del 18.6.1999. […].
Dal complesso delle prove acquisite è emerso che Quintino Spella, capo del centro Sisde di Padova, era venuto a conoscenza del fatto che fosse imminente l'esecuzione di un attentato da parte della destra eversiva.
Per quanto il col. Spella all'epoca avesse cercato di svalutarne l'attendibilità, le informazioni provenivano da un soggetto che era già noto al servizio, avendo avuto precedenti contatti informativi con il mar. Scibilia.
Posto che il giudice Tamburino informò Quintino Spella di quanto appreso da Vettore Presilio Luigi tra il 10 e il 15 luglio 1980, appare del tutto logico ritenere che, a seguito di una rivelazione di simile rilievo, il col. Spella avesse tempestivamente informato anche la Direzione del Sisde, non solo perché ciò corrispondeva alla prassi dell'ufficio, ma anche perché egli era personalmente legato al direttore del Sisde, il generale Grassini, il quale ne aveva "sponsorizzato" la nomina quale capo centro di Padova.
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