Per effetto dello sviluppo dell’intelligenza artificiale cresce la domanda energetica dei data center dei giganti tecnologici. Così piovono investimenti sulle centrali nucleari di ultima generazione. E Chatgpt scommette sulla fusione
In un mondo in cui l’avvento dell’intelligenza artificiale fa sorgere interrogativi serissimi sul suo impatto ambientale – si stima che ChatGpt emetta quasi 4 tonnellate di Co2 ogni giorno – le grandi tech companies americane cercano di correre ai ripari, procurandosi energia pulita per alimentare le proprie attività. E lo stanno facendo con una scelta decisa: quella nucleare. Lo dimostrano i recenti accordi siglati da Google, Amazon e Microsoft per la costruzione di nuovi reattori, gli Small Modular Reactors: il famoso nucleare di ultima generazione di cui si parla tanto anche in Italia.
Il fondatore di ChatGpt Sam Altman è alla guida di Oklo, azienda che produce reattori e che è cresciuta in Borsa del 400 per cento negli ultimi due mesi. Un’energia che appariva sulla via del tramonto fino a pochi anni fa ora sembra rivivere una seconda giovinezza, anche grazie agli investimenti di Big Tech. Intanto le azioni delle aziende legate all’energia atomica toccano nuovi record.
La strategia di ChatGpt
Sam Altman non è solo il padre dell’intelligenza artificiale, ma è anche il presidente del consiglio di amministrazione di Oklo Inc., società specializzata nello sviluppo di reattori nucleari compatti a fissione veloce. Nell’ultimo periodo, le azioni della società sono passate dai 5 dollari di inizio settembre ai circa 25 dollari di oggi, segnale che la scelta di puntare sul nucleare è apprezzata dagli investitori.
Il Ceo e fondatore di ChatGpt ha anche investito 375 milioni di dollari in Helion Energy, startup per lo sviluppo della fusione nucleare, e ora è il presidente della società. L’obiettivo dichiarato di Helion Energy è di costruire un reattore a fusione in grado di produrre energia entro il 2028, un obiettivo molto ambizioso considerando che la fusione nucleare è stata a lungo considerata “sempre a 30 anni di distanza” dalla realizzazione pratica. Sarà anche per questo motivo che al momento Altman sembra puntare di più sulla fissione.
Amazon e i data center
Con il massiccio ricorso all’AI, di cui i data center di Amazon sono sempre più carichi, fanno aumentare il fabbisogno di energia. La multinazionale di Seattle vuole farvi fronte riportando in auge il nucleare a fissione, seppur nella sua ultima evoluzione. Per questo motivo l’azienda guidata da Jeff Bezos lo scorso 16 ottobre ha annunciato l’avvio di un finanziamento da 500 milioni di dollari per X-Energy Reactor, azienda che sviluppa piccoli reattori nucleari modulari, e il combustibile per alimentarli. Sta inoltre collaborando con le aziende di servizi pubblici nello stato di Washington e in Virginia per la costruzione di cinque nuovi Smr.
Si stima che quattro di questi reattori genereranno inizialmente 320 megawatt di capacità per Energy Northwest, la compagnia energetica dello stato di Washington (dove si trova Seattle, sede di Amazon), con il progetto che potrebbe espandersi fino a 960 megawatt, arrivando a fornire energia a 770 mila case.
Reattori col marchio Google
L’annuncio di Amazon tuttavia è solo l’ultimo in ordine di tempo di una strategia da parte delle Big Tech di ricorrere all’energia nucleare per soddisfare la famelica necessità di energia dei loro data center. Il 15 ottobre infatti, con un giorno di anticipo rispetto all’azienda di Bezos, Google ha annunciato il raggiungimento di un “accordo di valore mondiale” con Kairos Power, startup californiana che si occupa dello sviluppo di energia nucleare di nuova generazione. L’accordo con il colosso tecnologico di Mountain View prevede la costruzione e l'acquisto di elettricità tramite sette small modular reactors, che sono già in fase di realizzazione. Il primo reattore dovrebbe entrare in attività tra sei anni, nel 2030. La nuova era del nucleare, trainata dagli investimenti della Silicon Valley, è appena agli albori.
Le mire di Gates
Il primo a dare nuova linfa a un’energia che in tanti relegavano al passato è stato però Bill Gates. Il fondatore di Microsoft a giugno di quest’anno ha lanciato un investimento da un miliardo di dollari per la costruzione di TerraPower, un impianto nucleare di ultima generazione che avrà sede a Kemmerer, in Wyoming. Il 20 settembre poi la stessa Microsoft ha stretto una collaborazione con Constellation Energy, società energetica di Baltimora, per riattivare la centrale nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania, sempre con l’obiettivo di dare fiato ai suoi data center. La centrale è stata protagonista nel 1979 di un grave incidente, considerato tra i peggiori disastri nucleari della storia. L’unità 1 della centrale, inattiva dal 2019, verrà rimessa in funzione entro il 2028, grazie a un investimento di circa 1,6 miliardi di dollari da parte di Constellation, con cui Microsoft ha siglato un accordo ventennale per acquistare l’energia prodotta dalla centrale, che si stima genererà 835 megawatt di elettricità.
La storia di Three Mile Island è a dir poco emblematica: il nucleare a fissione sembrava il passato, invece è pronto a vivere una nuova golden age, grazie alla spinta di Big Tech.
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