La Cop29 rivedrà una faccia conosciuta: il nuovo segretario per l’Energia e il net zero del Regno Unito è Ed Miliband, vecchio alfiere del laburismo britannico. È stato un frequentatore delle conferenze Onu sul clima, e potrebbe essere a novembre una delle figure decisive per un negoziato che sarà tesissimo e che si svolgerà una settimana dopo elezioni americane che potrebbero riportare Donald Trump alla Casa Bianca.

È per questo motivo che è importante la notizia che Ed Miliband, una figura di primissimo piano del nuovo governo Starmer, sarà il capo negoziatore per il Regno Unito nelle due settimane di vertice a Baku. Christiana Figueres, diplomatica del Costa Rica, una delle creatrici dell’accordo di Parigi, ha commentato che «Miliband ha l’esperienza necessaria per comprendere le sfumature del negoziato climatico».

Negoziato che, aggiungiamo, avrà davvero bisogno di teste in grado di cogliere le sfumature, soprattutto se all’orizzonte ci fosse una seconda uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi.

Il cambio di rotta

Si tratta di un cambio di rotta anche per il Regno Unito, che alle ultime Cop aveva mandato a negoziare figure di minore peso politico rispetto ai ministri più importanti, un plateale gesto di disimpegno dalla diplomazia climatica. Durante Cop28, a Dubai, il ministro per il clima Graham Stuart se ne andò a metà conferenza, per volare in patria e votare sulla controversa politica migratoria delle deportazioni in Ruanda, salvo tornare indietro per l’assemblea plenaria finale solo dopo una potentissima ondata di polemiche in patria.

Lo stesso primo ministro Rishi Sunak aveva passato più ore in aereo per andare e tornare da Dubai che alla Cop28. Insomma, uno dei risultati delle elezioni del 4 luglio è che il Regno Unito tornerà a prendere sul serio le Cop, ed è un’ottima notizia, con gli Stati Uniti che nessuno sa in che fase ci arriveranno e l’Europa in fase di transizione politica che avrà bisogno di sponde e potrebbe trovarne una proprio in Miliband.

La sua ultima apparizione sulla scena Onu del clima era stata la Cop15 di Copenaghen, nel 2009, sempre da ministro dall’energia. Fu una delle conferenze sul clima più tetre e fallimentari di sempre (il sistema Cop ci mise anni a riprendersi) ma Miliband fu uno degli artefici dell’accordo finanziario tra paesi del nord e sud globale che ancora oggi, tra molte difficoltà, regge, e che andrà aggiornato e rifinanziato proprio a Baku. Insomma, se ci sarà una persona da osservare a Cop29 sarà proprio Ed Miliband, l’uomo che provò a reggere il partito dopo la stagione di Gordon Brown.

La lezione tedesca

Il suo inizio da ministro del gabinetto Starmer è stato, se non altro, energico. Ha detto di voler iniziare una rivoluzione dei tetti per il solare: il piano è usarli per triplicare la potenza installata nel 2030, raddoppiare quella dell’eolico su terra (che dai Tories era stato proprio messo al bando) e quadruplicare quello off-shore, che è la fonte rinnovabile con più potenziale nel Regno Unito.

Durante la campagna elettorale Starmer, allora candidato del Labour, aveva ridotto nettamente i margini operativi sul clima, rimodulando l’investimento promesso da 28 miliardi di sterline all’anno a 23 miliardi di sterline in cinque anni. Un boccone grosso da mandare giù, per Miliband, che era ministro ombra e rimase defilato per settimane.

Sembrava il capolinea del suo patto col moderatissimo Starmer, poi Miliband ha deciso di non mollare e giocare alle nuove regole: «Ci metteremo più tempo ad arrivare dove vogliamo arrivare, ma ci arriveremo». Non a caso, il Daily Telegraph, spesso vicino a posizioni negazioniste, ha subito scritto: «Questo è solo l’inizio della follia green di Ed Miliband». Non c’è che da sperarlo.

Miliband ha detto di aver studiato da vicino il caso tedesco, e il disastro fatto dal governo semaforo sulle pompe di calore, mettendo fuori legge le caldaie a gas (nocive per il clima) senza una rete sociale sufficiente per attutire l’impatto della nuova policy, dando materiale infiammatorio alla propaganda di estrema destra.

Da quella lezione, scrive Politico, Miliband ha imparato due regole: «Non portare gli elettori verso un angolo nel quale sentono di non avere scelta, e non scaricare i costi del cambiamento sulle famiglie». Consapevolezze che torneranno utili anche sullo scenario globale, nella Cop nella quale non si farà altro che parlare di soldi e finanza.

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