L’azienda petrolifera Shell ha vinto in appello contro l’organizzazione ambientalista Milieudefensie, costola olandese di Friends of the Earth. Nel 2021, in primo grado, il gigante del petrolio era stato condannato da un tribunale olandese a tagliare drasticamente le emissioni di CO2. 

Entrambe le parti avevano già annunciato prima del pronunciamento un nuovo ricorso in caso di un giudizio non favorevole alla propria parte. Per gli ambientalisti Shell – che nel 2018, quando iniziò la causa, era ancora in parte di proprietà olandese, mentre oggi è soltanto britannica – è responsabile di gravi danni al clima causati da emissioni di gas serra eccessivi rispetto a quanto previsto dagli accordi di Parigi sul clima. 

Nella sentenza del 2021 la corte dell’Aja ha imposto all’azienda di tagliare le emissioni del 2019 del 45 per cento entro il 2030. Era stato il primo giudizio di questo tipo, i commentatori avevano giudicato la sentenza «storica». Per Shell gli accordi di Parigi non prevedono vincoli per le aziende private, ma riguardano i governi che poi dovrebbero prendere decisioni per ridurre le emissioni.

Non sarebbero dunque i giudici a decidere a questo proposito. E poi, sempre secondo Shell, sarebbero i clienti a produrre fisicamente le emissioni, non sarebbe dunque l’azienda la responsabile. La sentenza della Corte dell’Aja è andata bene o male in questa direzione. Prima di tutto, secondo i e le giudici, gli obiettivi di Shell sono in linea con le richieste di Milieudefensie. Shell che, tra l’altro, nel maggio di quest’anno ha scelto di abbandonare l’obiettivo di ridurre le emissione del 45 per cento entro il 2035, mantenendo la volontà di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Questa decisione era inoltre arrivata con l’opposizione del 19 per cento degli azionisti, che spingeva per un maggior allineamento agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, proprio come richiesto dalle associazioni ambientaliste. 

Ancora secondo i giudici, difficilmente Shell potrebbe agire sulle emissioni prodotte dai clienti (privati o aziende), che in ogni caso potrebbero andare a cercare fonti energetiche da altri fornitori. Una motivazione in linea con quella dell’azienda. Milieudefensie ricorrerà in terzo grado di giudizio come annunciato e, pur accogliendo con frustrazione la sentenza come un passo indietro, ha comunicato che questa battaglia è «una maratona, non uno sprint, e la gara non è ancora finita».

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