Da settimane il presidente americano, Donald Trump, sta eseguendo pressioni affinché il suo omologo ucraino firmi l’accordo per la concessione delle terre rare. Ma quali sono esattamente questi minerali e perché suscitano un tale interesse?
L’Ucraina, ben nota per le sue fertili terre agricole e il solido patrimonio industriale, cela nel suo sottosuolo un tesoro di risorse minerarie che stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nella geopolitica mondiale. L’interesse manifestato dagli Stati Uniti, in particolare durante la presidenza di Donald Trump, nel siglare accordi con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per l’accesso a tali risorse evidenzia l’importanza strategica di questi giacimenti.
Ma quali sono esattamente questi minerali e perché suscitano un tale interesse?
Lo Scudo Ucraino
Il cuore di questa ricchezza mineraria è lo “Scudo Ucraino”, una delle formazioni geologiche più antiche e stabili del pianeta, risalente a oltre 2,5 miliardi di anni fa. Questa imponente massa di roccia cristallina affiorante, che si estende su gran parte del territorio ucraino, rappresenta uno dei blocchi continentali più antichi e immutabili della Terra.
Nel corso di ere geologiche, questa formazione è stata soggetta a molteplici eventi di orogenesi, attività magmatica e altri processi che hanno creato le condizioni ideali per la formazione di una vasta gamma di depositi minerali.
I processi geologici che hanno plasmato lo Scudo Ucraino hanno favorito la concentrazione di numerosi minerali strategici, tra cui litio, grafite, manganese, titanio e terre rare. Questi elementi sono diventati indispensabili per le industrie moderne e per la transizione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
L’Ucraina possiede giacimenti di 22 dei 34 minerali considerati critici dall’Unione europea per la sicurezza energetica, posizionandosi tra i paesi più ricchi di risorse a livello mondiale. La crescente domanda di minerali essenziali, trainata dalla diffusione dei veicoli elettrici, delle turbine eoliche, dei pannelli solari e dei sistemi di accumulo di energia, ha innescato una vera e propria competizione globale per l’accesso a queste risorse. Il litio, in particolare, ha visto il suo prezzo aumentare vertiginosamente negli ultimi anni, passando da 1.500 dollari Usa a tonnellata negli anni Novanta a circa 20.000 dollari a tonnellata negli anni recenti. Si prevede che la domanda di questo metallo, fondamentale per le batterie dei veicoli elettrici, aumenterà di quasi 40 volte entro il 2040.
L’Ucraina vanta tre importanti giacimenti di litio: Shevchenkivske nella regione di Donetsk, Polokhivske e Stankuvatske nella regione di Kirovograd, tutti situati all’interno dello Scudo Ucraino. Nonostante il loro notevole potenziale, molti di questi giacimenti sono rimasti in gran parte inesplorati a causa del conflitto con la Russia, che ha interrotto le attività estrattive e danneggiato le infrastrutture.
Il giacimento di Shevchenkivske, con riserve stimate di 13,8 milioni di tonnellate di minerale di litio, presenta alte concentrazioni di spodumene, il principale minerale di litio utilizzato nella produzione di batterie.
Tuttavia, l’estrazione richiede un investimento di esplorazione stimato tra i dieci e i 20 milioni di dollari prima dell’inizio delle attività estrattive. Il giacimento di Polokhivske, con circa 270mila tonnellate di litio, è considerato uno dei migliori siti di litio in Europa grazie alle sue favorevoli condizioni geologiche, che rendono l’estrazione più economicamente sostenibile.
Oltre al litio
L’Ucraina non è solo ricca di litio, ma anche di altri minerali strategici. Secondo l’US Geological Survey, il paese si classifica al terzo posto a livello mondiale per la produzione di rutilo (15,7 per cento della produzione mondiale), al sesto posto per la produzione di minerale di ferro (3,2 per cento) e titanio (5,8 per cento), e al settimo posto per la produzione di minerale di manganese (3,1 per cento).
L’Ucraina possiede anche le più grandi riserve di uranio d’Europa, fondamentali per l’energia nucleare e le armi, e significativi giacimenti di terre rare, tra cui neodimio e disprosio, utilizzati nella produzione di smartphone, turbine eoliche e motori elettrici. Inoltre, il paese ospita le più grandi riserve accertate di minerale di manganese del mondo, con circa 2,4 miliardi di tonnellate concentrate principalmente nel bacino di Nikopol. Il significato strategico dei minerali ucraini ha ricevuto un riconoscimento crescente nella diplomazia internazionale.
I recenti negoziati bilaterali tra Ucraina e Stati Uniti evidenziano l’importanza geopolitica di queste risorse. Un accordo proposto prevede che l’Ucraina contribuisca con il 50 per cento dei proventi futuri delle risorse minerarie statali, del petrolio, del gas e di altri materiali estraibili a un fondo di investimento per la ricostruzione postbellica del paese, gestito congiuntamente da Kiev e Washington.
L’interesse degli Stati Uniti per i minerali ucraini riflette una più ampia preoccupazione geopolitica legata alla crescente domanda, alla volatilità dei prezzi e alla vulnerabilità delle catene di approvvigionamento.
Sebbene gli Stati Uniti dispongano di molte delle stesse risorse minerarie dell’Ucraina, storicamente hanno esternalizzato l’estrazione e la raffinazione a causa di normative ambientali, elevati costi di manodopera e mercati esteri più attraenti. Ciò ha portato a una dipendenza dalle importazioni, in particolare dalla Cina, che domina la produzione e la lavorazione di minerali critici.
L’accesso ai minerali ucraini, in cambio di protezione militare, consentirebbe agli Stati Uniti di ridurre la dipendenza dalla Cina e di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento. La strategia federale degli Stati Uniti prevede infatti la priorità alla diversificazione attraverso partnership per la sicurezza mineraria, con l’obiettivo di creare una catena di approvvigionamento più stabile e resiliente. I minerali essenziali degli Stati Uniti sono distribuiti in diverse province geologiche, tra cui i monti Appalachi, la Cordilleran Belt e lo Scudo Precambriano, affiorante in alcune aree del Midwest.
Sebbene gli Stati Uniti abbiano importanti risorse di litio, in particolare nella Clayton Valley del Nevada e nella Kings Mountain della Carolina del Nord, gran parte della produzione attuale proviene da operazioni di salamoia, ovvero l’estrazione da soluzioni saline, che può essere più costosa dell’estrazione da roccia dura. La ricchezza mineraria dell’Ucraina la posiziona come un potenziale leader nella rivoluzione dell’energia pulita. Una volta ristabilita la stabilità, il paese avrà l’opportunità di rimodellare la catena di approvvigionamento globale dei minerali essenziali, finanziando al contempo la ricostruzione e la crescita economica. Anche con un’allocazione del 50 per cento agli Stati Uniti l’Ucraina sarebbe in grado di finanziare infrastrutture nazionali, crescita industriale, posti di lavoro e ripresa economica.
C’è una Terra 2.0?
Un team internazionale di astronomi ha confermato l’esistenza di un nuovo pianeta, una super Terra, che orbita all’interno della zona abitabile di una stella simile al nostro Sole, situata a soli 20 anni luce di distanza, e, date le condizioni, potrebbe ospitare la vita. Il pianeta, denominato HD 20794 d, è stato inizialmente individuato nel 2022 da un team guidato dal dott. Michael Cretignier dell’università di Oxford, ma solo oggi si è data forma al pianeta.
Fin da subito questa scoperta, frutto di oltre due decenni di osservazioni, è sembrata un passo avanti significativo nella ricerca di mondi potenzialmente abitabili al di fuori del nostro sistema solare, ma attendeva una conferma delle caratteristiche del pianeta, che ora è arrivata.
Con una massa sei volte superiore a quella della Terra, HD 20794 d si trova alla giusta distanza dalla sua stella per permettere la presenza di acqua liquida sulla superficie, un elemento fondamentale per lo sviluppo della vita come la conosciamo.
La scoperta è stata possibile grazie all’analisi di dati raccolti dallo spettrografo Harps e dal suo successore Espresso, entrambi installati all’Osservatorio di La Silla in Cile. Questi strumenti altamente sofisticati permettono di misurare con estrema precisione le minuscole variazioni nella luce emessa dalle stelle, rivelando così la presenza di pianeti in orbita.
«Abbiamo lavorato per anni per separare il segnale del pianeta dal rumore di fondo e da altri fattori che potevano interferire con le nostre misurazioni», ha spiegato il dott. Cretignier i cui risultati sono presenti su Astronomy & Astrophysics. «La combinazione dei dati di Harps (acronimo di High Accuracy Radial velocity Planet Searcher, che in italiano significa circa “Cercatore di pianeti ad alta precisione tramite velocità radiale”, uno strumento installato sul telescopio da 3,6 metri dell’Osservatorio di La Silla in Cile, gestito dall’European Southern Observatory) ed Espresso (il cui acronimo tradotto letteralmente significa “Spettrografo Echelle per esopianeti rocciosi e osservazioni spettroscopiche stabili” ed è installato sul telescopio da 3,6 metri dell’Osservatorio di La Silla in Cile) è stata fondamentale per confermare l’esistenza di questo affascinante mondo».
Sebbene la presenza di rocce e acqua liquida sia un indizio promettente, è ancora troppo presto per affermare con assoluta certezza se HD 20794 d possa ospitare la vita.
L’orbita del pianeta è infatti ellittica, il che significa che la sua distanza dalla stella varia nel tempo, portando a significative variazioni di temperatura sulla sua superficie. Bisognerà capire se queste variazioni di temperatura permettono o meno il sostentamento della vita. Nonostante ciò, questa scoperta rappresenta un’opportunità unica per i futuri progetti spaziali dedicati alla ricerca di vita extraterrestre.
Telescopi come l’Extremely Large Telescope, l’Habitable Worlds Observatory e il Large Interferometer For Exoplanets (Life) saranno in grado di analizzare le atmosfere di pianeti simili alla Terra alla ricerca di biomarcatori, ovvero di sostanze chimiche che potrebbero indicare la presenza di organismi viventi. «La posizione di HD 20794 d nella zona abitabile e la sua relativa vicinanza alla Terra lo rendono un obiettivo ideale per le future missioni che cercheranno di caratterizzare le atmosfere degli esopianeti», ha concluso il dott. Cretignier.
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