La diaspora turca in Germania è per lo più di orientamento conservatore, considerata la provenienza dei turchitedeschi, per la maggior parte arrivati dall’Anatolia. Ciò nonostante, alcune comunità (e diversi rappresentanti del Chp, il partito di İmamoğlu, hanno organizzato manifestazioni in tante città tedesche
Il ventunesimo Bundestag si è insediato e anche stavolta AfD non ha avuto né modo di far presiedere la prima seduta del parlamento né ha ottenuto il vicepresidente che sogna da innumerevoli legislature. Apriamo anche un focus sul posizionamento della comunità turca in Germania sulle proteste contro Recep Tayyip Erdogan.
Gysi e gli altri
La prima seduta del nuovo Bundestag si è svolta martedì mattina: vi abbiamo raccontato le elezioni e il nuovo parlamento, formato da Linke, Spd, Verdi, Cdu/Csu e AfD. Sono rimasti fuori i liberali della Fdp. A presiedere la seduta, il membro con maggiore anzianità di servizio, l’ex avvocato della Ddr e da sempre figura di spicco della Linke e dei suoi antenati partitici, Gregor Gysi. Noto per la sua attitudine pugnace e i suoi discorsi brillanti, anche stavolta il suo discorso delivered, come direbbe la generazione Z (ha spaccato, direbbe qualcuno con qualche anno in più). Vi abbiamo raccontato la prima seduta – e le polemiche di AfD che si preannunciano una costante della nuova legislatura – qui.
Le quadre che mancano
La settimana si preannuncia decisiva anche per la formazione del nuovo governo. Mentre infatti lunedì i delegati di Cdu e Spd si sono consultati con i loro partiti per condividere i risultati delle trattative, il governo uscente martedì ha avuto le cosiddette Entlassungsurkunden, i certificati di licenziamento. Perché tutto deve essere documentato e quindi anche un licenziamento va celebrato con un rituale.
Per quanto riguarda il progresso delle trattative per la formazione del nuovo governo, rimangono due principali nodi da sciogliere, che affronteranno verosimilmente i capi di partito a partire da giovedì prossimo. Le trattative si sono arenate soprattutto su questioni fiscali e sull’immigrazione. Soprattutto per quanto riguarda l’ingresso di migranti, la Cdu viene percepita come disposta al dialogo – in fondo, entrambi i partiti sono consapevoli del fatto che sia necessario concludere un compromesso e mettere in piedi al più presto un governo – i cristianodemocratici vorrebbero vedere una linea più vicina alle proposte più restrittive contenute nel programma elettorale di Friedrich Merz.
Avere presente che tipo di governo si formerà è importante anche per immaginare che interlocutore avrà di fronte a sé Roma nei rapporti bilaterali e nei consessi europei. Intanto, quel che è certo è che tra Giorgia Meloni e Friedrich Merz un’intesa di massima c’è. I due si sono già incontrati e piaciuti e, nonostante il futuro cancelliere punti sul rilancio del Triangolo di Weimar con Francia e Polonia, si trovano diversi temi su cui lui e la premier potranno formare un fronte unito: abbiamo provato a indagare oltre.
Resta interessante capire, al di là del programma di governo, la suddivisione degli incarichi: ci sono alcune regole di massima, e vi segnaliamo un’interessante riflessione della taz che consiglia caldamente alla Spd di spingere per mantenere alla Difesa Boris Pistorius, invece di giocarsi tutto per ottenere il ministero degli Esteri e affidarlo al capo del partito Lars Klingbeil. Secondo il quotidiano di sinistra, sarebbe infatti un accordo perdente, visto che la politica estera si decide nella cancelleria, mentre sulla Difesa, in tempi di riorganizzazione di tutto il continente, i socialdemocratici potrebbero anche dettare la linea.
La Turchia fuori dai confini
È bene tenere a mente che in Germania vivono 2,9 milioni di persone turche e di origini turche: circa la metà di loro possiede anche la cittadinanza turca e vota nel paese d’origine. Nel 2023 il presidente in carica Erdogan ha preso il 67 per cento dei voti della diaspora che vive su suolo tedesco, un risultato che ha provocato forti critiche, incluse quelle dell’uscente ministro dell’Agricoltura dei Verdi Cem Özdemir, a sua volta di origini turche.
In realtà, i dati rivelano che, del milione e mezzo di turchi che possono votare, soltanto la metà si è espressa al voto per il ballottaggio, circa 732mila persone, di cui effettivamente 500mila hanno votato Erdogan. La ragione, scrive la Tagesschau, sarebbe dovuta al fatto che, a differenza di altre diaspore, quella residente in Germania, originaria soprattutto della regione di stampo conservatore dell’Anatolia, sarebbe meno permeata dai sostenitori di partiti di opposizione come quello socialdemocratico.
L’aspetto interessante è però che dopo l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu, considerato il principale oppositore di Erdogan, in tutta la Germania molte comunità turche – o almeno la parte più progressista di esse – sono scese in piazza a manifestare per esprimere solidarietà nei suoi confronti. A Colonia, per esempio, sono scese per strada duemila persone con cartelli in diverse lingue e bandiere del partito del sindaco, il Chp. Altre manifestazioni anche a Francoforte e Berlino, dove pure si sono mobilitate centinaia di persone. Anche in posti più piccoli come Bielefeld la comunità ha voluto dire la sua: a scendere in piazza anche cittadini che non hanno il coraggio di tornare in patria per paura di essere arrestati, pur nella consapevolezza che le agitazioni della diaspora in Germania – che dovrebbero continuare anche nei giorni a venire, spesso organizzati dal partito Chp – non avranno grossi effetti sulle decisioni del presidente turco, come ha spiegato l’esperto Caner Aver alla Zdf.
Tutte le vite di Sahin
Chiudiamo con una segnalazione culturale. L’artista curda Cemile Sahin, anche regista e autrice, è nella shortlist per il premio della Fiera del libro di Lipsia, uno dei riconoscimenti più importanti del paese.
Sahin è nata in Germania ma cresciuta a Dersim, rinominata dai turchi Tunceli nel 1936, dopo un massacro dei curdi che abitavano la zona. La famiglia è successivamente tornata in Germania, a Francoforte, dove fin da piccola l’artista – che sta per esporre la sua mostra Road Runner a Milano, mentre in autunno inaugurerà un’altra esposizione nella Kunst Halle Sankt Gallen – ha iniziato a lavorare con la telecamera. Dopo gli studi a Londra e Berlino oggi è di stanza nella capitale tedesca, ma in un ampio profilo di Sahin la taz segnala in particolar modo la sua attitudine a partire, per ogni tipo di produzione, dall’immagine. Che siano video o libri, l’autrice immagina prima di tutto il movimento della telecamera, come emerge anche dalle prime scene del romanzo in gara al premio, Kommando Ajax. Non è un caso che dal primo romanzo Taxi – concepito, come tutto, per una trasformazione in pellicola – sta traendo una sceneggiatura.
Le sue opere sono d’ispirazione fortemente politica, ma Sahin ci tiene a non personalizzare la tematizzazione del conflitto in Kurdistan: i suoi personaggi sono sempre lontani da lei, il linguaggio è sempre sobrio e distante. Ma sono realtà che conosce, le figure che immagina non vivono mai esistenze troppo diverse da quelle che ha sperimentato la sua famiglia.
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