Che Cassa depositi e prestiti fosse uno strumento prezioso per sostenere l’economia del paese, lo si è visto a più riprese negli ultimi decenni. Un’ulteriore conferma del ruolo dinamico e di spessore della società è arrivata domenica sera con l’accordo tra Saipem e la rivale norvegese Subsea7 su una possibile fusione dei due gruppi per dare vita a un colosso energetico da 43 miliardi di portafoglio ordini.

Nell’operazione a dare pieno supporto alla transazione saranno Siem Industries, azionista di riferimento di Subsea7, insieme a Eni e Cdp Equity, azionisti di Saipem.

Piano strategico

Proprio l’equity è uno dei pilastri operativi del piano strategico 2025-2027 con cui Cdp mira a mobilitare risorse per 81 miliardi di euro, con l’obiettivo di attivare nel tessuto economico produttivo italiano investimenti per circa 170 miliardi anche grazie all’attrazione di capitali di terzi.

Creata per gestire il risparmio postale raccolto dagli sportelli delle Poste e impiegarlo per finanziare gli investimenti pubblici, negli anni Cdp ha allargato la sua funzione originaria a nuove forme di intervento a sostegno dello sviluppo economico.

A partire dal 2003, quando cioè la Cassa da ente pubblico è stata trasformata in società per azioni, assumendo un ruolo e responsabilità più ampie e diversificate. E si è capito che il risparmio raccolto poteva essere impiegato anche per altre finalità di interesse pubblico. Finché nel 2006 la Bce ha classificato Cdp come «istituzione finanziaria e monetaria», come la francese Caisse des Dépôts et Consignations e la tedesca KFW-Kreditanstalt für Wiederaufbau.

Il ruolo cruciale che Cassa riveste per il sistema paese diventa evidente soprattutto in periodi di crisi. Lo si è visto durante l’emergenza Covid, diventando chiaro anche per i non addetti ai lavori, quando l’istituto di via Goito ha attivato misure straordinarie di sostegno a imprese e Pubblica amministrazione.

O nel 2011, quando con un decreto anti-scalata, il governo, per far fronte alle scalate straniere sulle società strategiche italiane, e nello specifico per proteggere Parmalat da una possibile acquisizione da parte del più grande concorrente francese Lactalis, ha rafforzato il ruolo di Cdp a difesa dell’interesse nazionale consentendogli di acquistare partecipazioni in società nazionali.

Advisory per la Pa

Ma se sull’equity Cdp ha in cantiere un nuovo programma di investimenti diretti per imprese con elevato potenziale di crescita, è sull’advisory alla Pa che la Cassa si impegna a giocare una partita cruciale ribadendo così di mantenere la bussola sulla collaborazione e il sostegno alla Pa, anche attraverso forme di assistenza sistematica nell’ambito di progetti in partenariato con i privati.

L’istituto presieduto da Giovanni Gorno Tempini e guidato da Dario Scannapieco punta a intervenire nella gestione degli interventi della Pa, per migliorarne la capacità di spesa e l’efficacia nell’uso delle risorse a disposizione, e favorire l’attuazione di progetti di qualità. Si punta cioè ad ampliare la tipologia dei servizi, offrendo consulenza agli enti soprattutto nelle fasi di programmazione e implementazione degli interventi.

In un bailamme geo-economico e politico globale, con l’economia italiana che arranca, Cdp rivendica un ruolo di cerniera tra chi eroga e chi utilizza le risorse e di hub di conoscenze a garanzia di una spesa efficiente. Con lo spirito lungimirante di chi non può essere considerata solo la cassaforte e il braccio finanziario dello stato, ma ambisce a un ruolo più centrale come partner di lungo periodo della Pa proprio nella programmazione, nell’assistenza e nella gestione dei fondi.

Grazie a strumenti e processi specifici su cui può fare leva e su un network di professionisti sul territorio che faranno da trait d’union tra gli enti che erogano le risorse e quelli che ne sono i destinatari.

Un ruolo che attualmente vede Cdp particolarmente impegnata da un lato a offrire sostegno alla realizzazione degli investimenti, tra cui quelli del Pnrr, a partire dalla fase di programmazione, passando per la gestione dei relativi fondi fino all’attuazione e monitoraggio degli interventi a sostegno dei ministeri e degli enti sul territorio. Dall’altro a collaborare con le regioni nell’ambito della realizzazione degli investimenti finanziati dai Fondi strutturali europei e da quelli di Sviluppo e coesione.

Le competenze

Giocano a favore «le competenze settoriali e specialistiche che sono essenziali nel sostegno alla programmazione e nel coordinamento di programmi di investimento complessi», sottolinea la responsabile Advisory di Cdp, Maria Elena Perretti. A disposizione delle Pa vengono messe «l’esperienza consolidata e la nostra expertise nelle dinamiche che riguardano i processi di assegnazione dei fondi, la loro gestione e i servizi di assistenza a livello tecnico e operativo», aggiunge il responsabile dei Finanziamenti alle regioni, agli enti pubblici non territoriali e della gestione Fondi di Cdp, Tommaso Savi.

Una delle missioni di Cdp insomma che farà la differenza nel prossimo triennio sembra quella, come si legge nel piano strategico 2025-2027, di potenziare «l’attività di advisory in favore della Pubblica amministrazione», anche «puntando a favorire lo sviluppo e l’attuazione di progetti di qualità», e di rafforzare l’impegno nella gestione dei fondi «ricorrendo all’amministrazione diretta di parte delle risorse dei programmi di spesa, soprattutto comunitari, e la strutturazione di strumenti finanziari a vantaggio di soggetti pubblici e privati».

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