La relazione annuale dell’Ivass: i costi delle coperture per le automobili restano superiori alla media europea. In forte aumento nel 2023 i profitti dei gruppi assicurativi. Governo in ritardo per le norme sulle assicurazioni sui rischi climatici
Il business delle assicurazioni va alla grande per le compagnie. Un po’ meno per i cittadini-clienti, visto che, per esempio, le polizze Rc auto in Italia continuano a costare di più rispetto alla media del resto d’Europa. Il divario resta ampio: nell’ultimo decennio i prezzi si sono ridotti, ma tra il 2022 e il 2023 c’è stato un nuovo aumento, come ha ricordato ieri il presidente dell’Ivass, Luigi Federico Signorini, presentando l’annuale rapporto dell’ente che vigila sul mercato assicurativo.
Dopo un 2022 complicato per le compagnie, per via dell’impennata dell’inflazione, dei tassi e delle conseguenti turbolenze sui mercati finanziari, l’anno scorso l’utile complessivo del settore è risalito a quota 8 miliardi di euro, contro i 2,3 miliardi dei dodici mesi precedenti.
Fatica ancora il ramo vita, soprattutto per via dei riscatti aumentati del 63 per cento, mentre la redditività è tornata a crescere. Sulle scelte degli investitori ha di certo pesato anche la brutta storia di Eurovita, travolta dalle perdite e salvata solo grazie a un intervento “di sistema”, con il contributo dei maggiori gruppi nazionali.
Paracadute sui Btp
Decisivo si è rivelato ancora una volta il paracadute aperto dal governo, che ha confermato la norma che permette alle compagnie di non allineare ai prezzi di mercato il valore dei titoli di stato in portafoglio. Un provvedimento, ha spiegato Signorini, che ha consentito di sterilizzare minusvalenze per circa 7 miliardi nei conti delle società.
Nel 2022, grazie a un’analoga misura, erano state messe momentaneamente in condizione di non nuocere ben 17,7 miliardi di perdite. A questo proposito, Signorini nella sua relazione è tornato a manifestare «disagio rispetto al ricorso ripetuto a deroghe temporanee delle regole attuali», chiedendo in pratica un intervento legislativo per fare chiarezza in materia contabile, superando la logica degli interventi spot.
Va detto che la politica ha tutto l’interesse a proteggere le imprese assicurative, che danno un contributo fondamentale per sostenere gli oneri del debito pubblico, sottoscrivendo di mese in mese una gran quantità di Btp. Nei portafogli delle compagnie è custodito il 10 per cento circa dei titoli pubblici, anche se negli ultimi anni gli investimenti si sono ridotti. Nel 2016 i Btp rappresentavano il 50,5 per cento dell’attivo dei gruppi assicurativi, mentre l’anno superavano di poco il 35 per cento, mentre i titoli di stato esteri sono nel frattempo passati dall’8 al 20 per cento.
L’attività del ramo vita risente molto dell’andamento dei mercati finanziari. Nelle fasi di rialzo i clienti si spostano su prodotti più rischiosi come le unit linked, che hanno visto di nuovo aumentare le sottoscrizioni nella seconda metà dell’anno scorso dopo una lunga fase di calo, anche se le polizze vita tradizionali valgono ancora quasi tre quarti della raccolta complessiva (72,6 per cento).
Costosi sinistri
Sul fronte delle assicurazioni danni, invece, la raccolta l’anno scorso è aumentata del 6,6 per cento rispetto al 2022 a 38 miliardi di euro. La parte più cospicua del giro d’affari riguarda la Rc auto, che vale il 42 per cento del totale, anche se questa quota è in costante diminuzione (era il 53,7 per cento nel 2014) perché cresce il numero degli italiani che stipula polizze anche per proteggere la casa o per far fronte a spese mediche.
I prezzi della copertura assicurativa per le Rc auto sono tornati ad aumentare nel 2022 e nel 2023. La previsione è che con l’esaurirsi della fiammata inflazionistica anche questi prezzi dovrebbero calare. In realtà, come ha segnalato l’Ivass a febbraio nella relazione al Garante per la sorveglianza dei prezzi, questo ritorno alla normalità appare più lento del previsto perché il costo dei sinistri (pezzi di ricambio e riparazioni) resta ben superiore al tasso d’inflazione, con tutte le conseguenze del caso per i consumatori.
Incognita clima
Per il futuro le incognite maggiori riguardano i cosiddetti “rischi catastrofali” legati all’aumento esponenziale in questi anni degli eventi climatici estremi. L’ultima legge di bilancio ha introdotto per la prima volta, a partire dal 2025, l’obbligo per le imprese di stipulare una polizza a copertura di calamità come alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni. Sono ancora una quota minima, circa il 5 per cento, le case assicurate in caso di alluvioni o terremoti e per le aziende questa percentuale non arriva al 10 per cento.
Allo stesso tempo sono aumentati di molto gli oneri per le compagnie per effetto dei risarcimenti per danni catastrofali. Servirebbe al più presto un sistema di norme che regolasse questo delicato settore, ma ancora manca il decreto annunciato mesi fa dal ministero delle Imprese, mentre si moltiplicano alluvioni e frane.
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