Il governatore di Bankitalia ha ricordato che il Tesoro paga in interessi una somma pari a quanto lo Stato investe in istruzione, un caso unico tra tutti i paesi dell’area Euro
Ospite del Meeting di Rimini, Fabio Panetta ha parlato a lungo dell’Europa, di come rilanciare un progetto messo a dura prova dalle «difficoltà di integrare una popolazione immigrata sempre più numerosa e dai divari di sviluppo tra diverse aree del continente».
Ha volato alto, il governatore della Banca d’Italia, ma non ha rinunciato a mettere in guardia chi governa da quello che considera «il problema cruciale» per l’Italia. E cioè un debito pubblico che «rende più onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività» ed espone l’economia del nostro paese «ai movimenti erratici dei mercati finanziari».
Il monito di Panetta, all’esordio al Meeting nei panni di numero uno di Bankitalia, arriva mentre l’esecutivo si accinge a prendere in mano il complicato dossier della prossima manovra finanziaria e i partiti della maggioranza si dividono tra loro con proposte che dalle pensioni al fisco hanno come elemento comune quello di aumentare lo squilibrio dei conti. «L’Italia è l’unico paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi è pressoché equivalente a quella per l’istruzione», ha ricordato il governatore davanti alla platea del Meeting ciellino.
Crescita che non c’è
Proprio la Banca d’Italia, neppure una settimana fa, ha segnalato che la montagna del debito si avvia a raggiungere quota 3 mila miliardi. Un fatto che obbliga il Tesoro a pagare all’incirca 80 miliardi all’anno per remunerare chi ha investito in Bot, Btp e Cct. Questa somma gigantesca corrisponde quasi al 4 per cento del Pil ed è destinata ad aumentare ancora fino a toccare i 100 miliardi entro il 2026, cioè il 4,1 del Pil, secondo le stime dell’esecutivo. Per la scuola e l’istruzione in genere si fatica invece a superare la soglia del 4 per cento che per altro colloca ben al di sotto della media Ue pari al 4,7 per cento.
Panetta, a margine del suo discorso, ha detto di auspicare un taglio dei tassi d’interesse nella riunione di settembre della Bce. Una misura che aiuta, ma certo non basta neppure per avviare a soluzione i problemi italiani. E infatti, come aveva già fatto a fine maggio pronunciando le sue Considerazioni finali all’assemblea di Bankitalia, il governatore ha ricordato che il problema del debito deve essere affrontato innescando un circolo virtuoso che parte da una «gestione prudente dei conti pubblici» accompagnata da un «deciso incremento della produttività e della crescita».
Il problema è che queste due voci da tempo segnano il passo. L’aumento del Pil quest’anno arriverà all’1 per cento nelle previsioni del governo, ancora meno secondo molti analisti, compresi quelli dell’ufficio studi della Banca d’Italia che vedono una crescita non superiore allo 0,6 per cento nel 2024.
Per rilanciare il motore dell’economia, la ricetta di Panetta prevede gli stessi ingredienti già elencati in più occasioni. «Dobbiamo concentrarci sulle finalità essenziali», ha detto il governatore. E cioè: «rafforzare la concorrenza, potenziare il capitale umano, accrescere la produttività del lavoro, aumentare l’occupazione di giovani e donne, definire politiche migratorie adeguate».
Vasto programma, viene da dire, in un paese come l’Italia in cui, per fare un esempio, il governo si dimentica agevolmente della concorrenza quando tocca lobby politicamente come i tassisti o i balneari, mentre su giovani e donne le misure spot prevalgono sugli interventi strutturali. L’ultimo caso è quello del bonus per le mamme lavoratrici, che rischia di essere cancellato con la prossima manovra.
Rischio pensioni
La nube più minacciosa che incombe sul futuro dell’intero continente è però quella del calo demografico. Nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenterà il numero degli anziani, ha ricordato Panetta, una dinamica che «rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici e sul sistema sanitario».
L’unica via d’uscita, ha spiegato il governatore, resta quella di “aumentare l’occupazione di giovani e donne”, in particolare in Italia dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed età sono ancora troppo ampi. Anche l’immigrazione avrà un ruolo fondamentale per salvarci dal collasso del sistema di welfare legato al crollo delle nascite. Sono quindi necessarie misure che «favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari, indipendentemente da valutazioni di altra natura», è tornato a ricordare Panetta, che già aveva toccato il tema dei lavoratori stranieri anche nelle Considerazioni finali.
Peccato che proprio le “valutazioni di altra natura”, quelle della propaganda anti immigrati, finora abbiano in larga misura prevalso su quelle della “razionalità economica” evocate dal governatore.
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