La nuova versione della social card prevede 500 euro per le famiglie a basso reddito, che potranno acquistare cibo e carburanti. I beneficiari sono in aumento, ma è penalizzato chi ha altri sussidi e chi non ha una famiglia numerosa. Russo (Alleanza contro la povertà): «È una misura utile ma modesta, ora serve una riforma organica»
I primi giorni di settembre segnano il ritorno della carta Dedicata a te, la social card introdotta in via sperimentale nel 2023 e riproposta quest’anno in una versione rafforzata, come annunciato già a giugno dal ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. E poi da un video della premier Giorgia Meloni, pubblicato con perfetto tempismo a due giorni dalle elezioni europee.
«Dopo i riscontri positivi di un anno fa, abbiamo rilanciato la carta aumentando beneficiari e risorse per le famiglie. Il provvedimento ribadisce la nostra attenzione verso chi vive un momento di difficoltà e rappresenta un sostegno alle filiere produttive italiane – ha detto Lollobrigida – È una misura concreta e strutturale, che mira alla crescita del sistema Italia e garantisce l’accesso a prodotti sani».
In realtà il contributo non è strutturale, dato che è stato rinnovato per un solo anno. Ed è una misura una tantum: i 500 euro per l’acquisto di beni alimentari, carburante e abbonamenti ai trasporti pubblici sono attribuiti in una sola tranche annuale. Se per il governo è un aiuto significativo per le famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese, per l’opposizione e i sindacati somiglia più a «un’elemosina di stato».
«La card si inserisce nella linea delle misure spot. È come una goccia d’acqua nel deserto: un sussidio tampone che può alleviare per un po’ le difficoltà di alcuni, ma che nel complesso ha un impatto modesto – dice a Domani Antonio Russo, portavoce dell’Alleanza contro la povertà, che raccoglie più di trenta associazioni e soggetti del terzo settore – Per affrontare davvero il fenomeno servono misure organiche capaci di ricomporre gli strumenti di contrasto alla povertà».
A chi spetta
Uno degli elementi positivi della social card 2024 riguarda l’aumento del budget a disposizione. Con l’ultima legge di Bilancio è stata infatti rafforzata la dotazione finanziaria, dai 520 milioni del 2023 ai 676 di quest’anno. Con due effetti: cresce il numero delle famiglie beneficiarie, che passano da 1,2 a 1,33 milioni, e aumenta il valore medio della carta, da 459 a 500 euro.
A chi era titolare del beneficio già nel 2023 i nuovi soldi sono arrivati sulla vecchia tessera il 1° settembre. Chi invece l’ha guadagnato ora dovrà ritirare la card in ufficio postale, dopo aver ricevuto la conferma dal comune di residenza. La distribuzione delle tessere prenderà il via il 9 settembre. Il meccanismo è automatico: ad attivarsi sono stati il governo con i singoli comuni e non il cittadino, che non ha dovuto presentare domanda.
Tutto è rimasto invariato sul fronte dei requisiti per ricevere la carta, da cui il primo pagamento va fatto entro il 16 dicembre e l’ultimo entro il 28 febbraio. Come ha chiarito l’Inps, lo strumento è destinato ai nuclei familiari con un Isee fino a 15mila euro che non ricevono altri sussidi: sono escluse le famiglie in cui un componente riceve aiuti contro la povertà (come l’Assegno di inclusione) o sostegni per la disoccupazione (come la Naspi e la cassa integrazione).
Di fatto la priorità è andata ai nuclei di almeno tre persone, in particolare quelli con giovani under 14 e under 18. Ciò significa che chi rispetta i requisiti ma ha una famiglia poco numerosa (una persona sola o una coppia) è quasi certo di non ottenere la prepagata. Inoltre Dedicata a te non spetta alle famiglie che percepiscono la Carta acquisti, che quindi non potranno cumulare i due bonus.
Per quali spese
La card può essere impiegata soltanto per acquistare beni alimentari di prima necessità. Se nella sua prima versione aveva fatto discutere (e attirato qualche ironia) l’esclusione di marmellate, aceto balsamico e pesce congelato, quest’anno il range dei beni inclusi è stato ampliato: sarà possibile comprare prodotti da forno e verdure congelate, oltre a carne e tonno in scatola; ma anche cibi Dop e Igp, a sostegno della «filiera produttiva nazionale».
Dalla lista dei prodotti disponibili sono invece esclusi, oltre agli alcolici, anche saponi e detersivi, pannolini e medicinali. D’altra parte, è possibile utilizzare la carta per pagare abbonamenti al trasporto pubblico locale e carburanti. A inizio agosto le principali associazioni del settore hanno anche sottoscritto una convenzione con il ministero delle Imprese che prevede uno sconto alla pompa per chi presenta la tessera.
Le restrizioni all’acquisto dei beni sono in parte sensate, per evitare che il denaro pubblico sia speso per scopi discutibili, ma in questo modo lo stato stabilisce che ci sono alimenti “da poveri”: «Dire alle persone che possono comprare solo da una lista fissa di beni rischia di aumentare lo stigma della povertà, l’idea che trovarsi in difficoltà sia una colpa individuale – nota ancora Russo – In realtà la povertà crescente dipende da fattori esterni, aggravati anche dalle dinamiche inflazionistiche».
Sconti poco certi
Il ministero ha poi stipulato convenzioni ad hoc con gli esercizi della grande distribuzione, in modo da consentire sconti del 15 per cento per chi utilizza la carta. Tra i brand che aderiscono ci sono Coop, Conad, Lidl e le insegne che fanno capo a Federdistribuzione (tra cui Carrefour, Crai, Esselunga e Despar). Eppure, su questo punto il governo ha segnato un passo indietro rispetto a un anno fa.
Il rinnovo delle convenzioni è stato più difficile del previsto a causa dei malumori dei supermercati, per cui lo sconto sarebbe troppo alto e non compensato da un aumento delle vendite. A inizio estate, in una lettera congiunta, Ancc Coop, Conad, Fida Confcommercio, Fiesa Confesercenti e Federdistribuzione avevano sollevato il tema, per poi confermare il supporto all’iniziativa pure nel 2024. Ma a questo giro altri marchi hanno preferito restarne fuori.
Sul sito del ministero dell’Agricoltura risultano firmate solo quattro convenzioni, siglate tra fine luglio e inizio agosto. Molte meno rispetto alle intese del 2023, quando gli accordi per gli sconti erano stati sottoscritti da decine di singoli esercenti sparsi in tutta Italia. «Questi ritardi sono poco comprensibili, considerato il largo anticipo con cui la misura è stata annunciata. Possibile che non ci sia stato tempo e modo di affrontare il tema in anticipo?», si chiede Russo.
Il nodo esclusi
Ma il vero limite della carta Dedicata a te sta alla radice. Come ha notato Viola Simonetti su Percorsi di secondo welfare, il target della misura è limitato: escludendo le famiglie con meno di tre componenti, vengono tagliati fuori oltre tre milioni di nuclei composti da una o due persone. E restano esclusi coloro che non hanno già presentato una dichiarazione Isee per richiedere prestazioni agevolate.
Poco convincente, fin dalla sua prima versione, è poi il criterio in base al quale a ogni comune è stato assegnato un numero di card prestabilito. La metà del numero totale di carte è stata ripartita in proporzione alla popolazione residente in ciascun comune e l’altra metà in base alla «distanza tra il valore del reddito pro capite medio di ciascun comune e il valore del reddito pro capite medio nazionale».
«A causa di questi criteri illogici si verificano casi paradossali: in una città un nucleo di tre componenti con 14.900 euro di Isee può avere la carta, mentre in un altro posto un nucleo di quattro persone con 6mila euro di Isee può non riceverla», ha scritto l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, europarlamentare del M5s. A ciò va aggiunto che i fondi previsti, per quanto cresciuti, non bastano a coprire neanche il 30 per cento degli aventi diritto, che sono circa sette milioni.
«In Italia vivono sei milioni di poveri assoluti e con l’abolizione del Reddito di cittadinanza siamo l’unico paese europeo a non avere uno strumento diretto e universale per il contrasto alla povertà – ricorda ancora Russo – L’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro hanno dimezzato la platea del Reddito, che già era limitata. Ora servono misure organiche, non sussidi di ultima istanza, a favore di persone e famiglie che hanno bisogno di sostegno».
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