Quando la bolla scoppierà, i “polli" dovranno pagare il conto della propria troppo avida ingenuità. È inconcepibile che lo Stato debba ripagare gli avidi ingenui con fondi pubblici, sottraendoli al destino che si sono scelti
Il ritorno di Trump proietta il capitalismo Usa al limite estremo della follia. I furbi veri cercano sempre nuovi modi per separare il denaro da chi furbo si crede. Tanti faranno ancora soldi con le criptomonete (Cm) – oggi il Bitcoin sfiora i 100mila dollari – ma le Cm sono solo un altro Ponzi Scheme: chi entra paga chi esce, fino a quando non entrerà più nessuno e il castello crollerà. Uomo dalle convinzioni volatili ma granitiche, Trump avversò a lungo le Cm, ma ora le sostiene per il grande aiuto finanziario datogli da chi le promuove, fra cui Elon Musk, la cui stella però già si offusca. Tutto un mondo pseudolibertario vuole le Cm per bypassare le valute nazionali, create ex nihilo dalle banche centrali degli Stati, agli ordini di politici corrotti; sono i buoni, in missione per salvare il mondo, e guadagnarci.
Il Bitcoin è “estratto”, come un minerale, da calcoli al computer così complessi da ingoiare quantità enormi di energia. A differenza delle monete vere, il Bitcoin non ha dietro qualcuno che, emettendolo, assume una passività, di cui risponde al nominale; non può essere usato come mezzo di pagamento ordinario, ma ha una vasta platea di fan, ove spiccano briganti e truffatori vari, cui esso serve per saldare i loro conti, questi sì molto “cripto”. Il Bitcoin non dà interessi, detenerlo costa caro, ma i sostenitori ribattono che ciò vale anche per l’oro, richiesto però da millenni per tanti usi.
Arriva Trump e si dimette Gary Gensler, presidente dell’autorità di vigilanza sui mercati finanziari. Egli aveva ben difeso il mercato da chi ne abusa, si veda la sua lotta per imporre ai fondi di private equity un po’ di trasparenza sui loro affari; è ovviamente inviso a Musk, multato per dichiarazioni fuorvianti al mercato. Le Cm volevano una regolamentazione su misura della loro pretesa specificità, ma Gensler le trattava come ogni strumento finanziario, vigilando con rigore anche sulle stablecoin, pseudo banche che dovrebbero gestirne gli scambi. Trump ha designato a succedergli Paul Atkins, grande fan delle Cm: queste festeggiano, ma domani l’America non sarà più grande, solo meno sicura.
Può cadere ogni regola, il conflitto d’interessi salirà ad altezze vertiginose: Trump creerà, tramite la sua World Liberty Financial, una stablecoin che trafficherà in Cm, la cui ambizione è così nebulosamente descritta: «Assicurare il predominio delle stablecoin denominate in dollari perché restino lo spazio di liquidazione del prossimo secolo, come il dollaro Usa è stato la pietra angolare della finanza globale». Nell’Himalaya dei conflitti, Trump profitterà personalmente del traffico di una “moneta” volta a spiazzare la valuta di riserva mondiale emessa dagli Usa, che egli presiede. E già qualcuno si spinge a immaginare fondi sovrani Usa in Bitcoin, da usare magari per rimborsare il debito pubblico Usa.
Prima o poi, tale maestosa ondata apparirà inevitabilmente per quel che è, solo schiuma. Ciò avverrà dopo che il popolo, quel “pollo” (patsy nel gergo da poker degli pseudolibertari), si sarà convinto che le Cm sono il moderno oro, ma più magico perché, a differenza di quello vero, può solo crescere di valore. Proprio come avvenne ai tulipani nell’Olanda del Seicento, fino al gran botto finale. I patsy ignorano a proprie spese che a gonfiare questa enorme bolla d’aria è chi, prima di vestire i panni fin qui rispettati di presidente degli Usa, lasciava fallire proprietà immobiliari comprate a debito, per poi rilevarle a sconto dalle banche che aveva infinocchiato.
Quando la bolla scoppierà, essi dovranno pagare il conto della propria troppo avida ingenuità. È inconcepibile che lo Stato debba ripagare gli avidi ingenui con fondi pubblici, sottraendoli al destino che si sono scelti, e somma follia tagliare servizi pubblici per ristorare dalle perdite giocatori d’azzardo che mai spartirono con altri i profitti.
Le Cm sono l’ultima meta di un capitalismo scardinato, sempre nuova terra per una finanza che non serve l’economia, ma se ne serve spolpandola. Il mercato delle Cm è nato per tirare il collo ai polli previamente spennati; non è solo inutile, è invece dannoso, per l’ambiente che rovina, per la legge che aiuta a evadere, per chi spera di trovare sempre qualcuno cui rifilarlo, ma alla fine non lo troverà. Si sarà notato quante volte compare qui la parola “pseudo”; nelle Cm tutto è finto, tranne i denari che i burattinai delle Cm spilleranno ai gonzi, a chi resterà col cerino acceso. Saranno solo questi a pagare i guadagni dei furbi.
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