- Gli estraniati sono formati da quanti non si riconoscono in nessuna identità politica, oppure da quanti si definiscono marcatamente contro la politica o a-politici. Un raggruppamento in cui si riconoscono maggiormente una parte dell’universo femminile (26 per cento), molti giovani della generazione Z e dell’ultima fascia dei Millennials (28 per cento), nonché una cospicua quota di quanti risiedono al Sud (25 per cento)
- Il principale agglomerato politico identitario che scorre nelle viscere del paese è quello dal tratto conservatore che vale più o meno il 19,2 per cento del corpo elettorale complessivo
- Il secondo rassemblement identitario si delinea in contrapposizione al primo. Esso è caratterizzato dalla matrice antifascista e vi si riconosce il 17,2 per cento del paese
Quali sono le principali identità politiche in cui si riconoscono gli italiani? Nel mare magnun delle trasformazioni valoriali e identitarie degli ultimi trent’anni le identità politiche si sono sfrangiate, moltiplicate e, in parte, polverizzate. Non abbiamo più identità politiche che hanno una diretta incidenza sulla scelta del partito da votare, non abbiamo neanche più identità unitarie, ma pulsioni e tratti valoriali plurimi. In termini complessivi siamo di fronte a sciami, a comunità di sentire, a agglomerati fluidi e multipolari, anche se mantengono alcuni tratti differenzianti a volte marcati e contrapposti.
Le varie anime
Il principale agglomerato politico identitario che scorre nelle viscere del paese è quello dal tratto conservatore che vale più o meno il 19,2 per cento del corpo elettorale complessivo. In esso ritroviamo quanti hanno come mantra identitario il famigerato “prima gli italiani”, ma in cui confluiscono, in vario modo, diverse identità: da quella puramente leghista a quella patriottica, dalla dimensione anticomunista, a quella marcatamente conservatrice. Tutte queste entità si mescolano tra di loro e mostrano uno schierarsi abbastanza delineato e compatto nel campo politico odierno.
Il secondo rassemblement identitario si delinea in contrapposizione al primo. Esso è caratterizzato dalla matrice antifascista e vi si riconosce il 17,2 per cento del paese. In esso abbiamo quote di persone che si definiscono progressiste, antifasciste, socialdemocratiche o comuniste.
Il terzo ensemble, che vale il 16,3 per cento degli italiani, è quello più distaccato, deluso e distante dalla politica. Sono gli estraniati e sono formati da quanti non si riconoscono in nessuna identità politica, oppure da quanti si definiscono marcatamente contro la politica o a-politici.
Un raggruppamento, quest’ultimo, in cui si riconoscono maggiormente una parte dell’universo femminile (26 per cento), molti giovani della generazione Z e dell’ultima fascia dei Millennials (28 per cento), nonché una cospicua quota di quanti risiedono nelle regioni del Sud del nostro Paese (25 per cento). Molto vicini a questo ensemble incontriamo sia gli eco-riformatori (che valgono circa il 13,4 per cento), sia gli anti-sistema.
Nel primo insieme si ritrovano quote di persone che mettono al primo posto l’ambientalismo e gli elettori dalla marcata sensibilità riformista. Confinante con questo alveolo abbiamo l’altro gruppo identitario, gli anti sistema (8,1 per cento), che si caratterizza per un mix di pulsioni guidate dai sentimenti anticasta, rivoluzionari e grillini.
Significativi, infine, sono due raggruppamenti più centrali del campo politico contemporaneo. Il primo segnato dal tipico tratto centrista, mentre il secondo caratterizzato dall’afflato liberista. I centristi sono il 13,4% del corpo elettorale e sono composti da moderati per elezione, soggetti che amano sentirsi mediani e di centro, nonché post democristiani puri. È il rassemblement che si avverte equidistante rispetto ai due agglomerati maggiori e contrapposti dei conservatori e degli antifascisti. L’altro raggruppamento, quello dei liberisti, composto da berlusconiani, anti-tasse e liberali (12,4 per cento) e con una matrice moderata maggiormente spostata verso i conservatori.
Verso le elezioni
L’Italia che si presenta alle porte della nuova competizione elettorale mostra i suoi tratti atavici e anche le sue sagome mutanti. Lo sgretolarsi dei blocchi politici della Prima Repubblica non ha determinato il superamento del “noi” diviso, di quell’ethos che ha marcato nettamente gli anni del dopoguerra e che permane ancora oggi nelle viscere della società nazionale. Esso persiste sia come riflesso condizionato di fondo dell’incedere identitario dei diversi agglomerati politico-identitari, sia come fattore che alimenta la costruzione di nuove morfologie valoriali sempre più “ibridate”. Le nuove appartenenze sono permeabili, sono sistemi identitari dagli ancoraggi incerti e ondivaghi.
Pseudo-ideologie portatili, composte da identità minime fatte di sincretismi, relativismi e svariati patchwork concettuali e ideali. Gli orientamenti politico-valoriali di oggi sono ammassi, nebulose in movimento e in costante evoluzione.
Sono cocktail nei quali convivono, o almeno tentano di convivere, il vecchio e il nuovo, il portato storico e identitario e le grandi trasformazioni. Il 25 settembre non sarà un punto di arrivo, ma l’ennesima tappa lungo il percorso di transizione da tempo avviato.
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