L’ultimo aggiornamento che riguarda il mese di novembre segnala un nuovo aumento a 3.005 miliardi di euro. Cala la quota in mano agli investitori italiani
La soglia psicologica dei tremila miliardi di debito pubblico è stata raggiunta e superata. Lo ha comunicato mercoledì 15 gennaio la Banca d’Italia nella sua nota aggiornata a novembre, quando il debito ha raggiunto quota 3.005,2 miliardi di euro con un aumento di 23,9 miliardi rispetto al mese precedente.
Quel denaro è andato per lo più ad aumentare le disponibilità liquide del Tesoro (20,9 miliardi, fino a 63,9 di disponibilità di cassa) e qui sta la prima informazione rilevante, come spiega l'economista Giampaolo Galli: «Di norma la decisione di aumentare la disponibilità di cassa del ministero dell'Economia deriva dalla scelta di dotarsi di una piccola scorta di sicurezza in previsione di mesi difficili, in cui vi saranno molte emissioni».
Anno difficile
Il dato più preoccupante per la tenuta dei conti pubblici e per l'impatto sui mercati internazionali, non è tanto la montagna di miliardi di euro di indebitamento preso in sé, quanto piuttosto il suo rapporto con il Pil.
«Guardando agli andamenti di fondo, i nuovi dati della Banca d'Italia non contraddicono la previsione fatta a settembre nel Piano strutturale di Bilancio di medio termine, che vede un rapporto debito-Pil attorno al 137,8 per cento, che aumenterà ancora, in base alle previsioni ufficiali, anche nel 2025 e nel 2026», commenta Galli, che aggiunge: «Questo è il punto chiave: malgrado la riduzione del deficit, che è la causa principale del debito, c'è il peso del Superbonus che sostanzialmente si arresta alla fine 2026 e quindi una prima e piccola riduzione dell'indebitamento pubblico la si avrà solo nel 2027».
Uno dei motivi che giustifica l'elevato livello di spread (se confrontato con gli altri paesi dell'area Euro) è che i mercati si chiedono se effettivamente nel 2027, l'anno della fine della legislatura e quindi l'anno delle elezioni nazionali, il governo sarà in grado di ridurre il rapporto debito-pil di 0,3 punti percentuali, circa sei miliardi.
Molto dipenderà da quanto il ministro Giancarlo Giorgetti riuscirà a continuare a tenere in ordine i conti. Fino a oggi Giorgetti ha potuto contare sul sostegno della premier Meloni, ma la domanda è se riuscirà a tenere a bada le spinte in avanti di una coalizione che, in ordine sparso, si prepara alla prossima corsa elettorale, alla quale i partiti di maggioranza, presumibilmente, si vorranno presentare con qualche promessa mantenuta.
La quota italiana
Altro elemento interessante è la crescita del debito pubblico in mano agli investitori stranieri. La quota detenuta dalla Banca d’Italia è diminuita al 21,8 per cento (dal 22,1 per cento del mese precedente).
Agli investitori d’oltrefrontiera fa invece capo il 30,5 per cento in crescita dal 30,2 di ottobre, mentre i residenti possiedono il 14,3 per cento (dal 14,4). Spiega Angelo Baglioni, professore di Economia all'Università Cattolica che è in corso una ricomposizione nella quale «le banche e i risparmiatori italiani si stanno ritirando, nonostante gli inviti del governo a comprare Btp, da ultimo persino l'incentivo di togliere i titoli di stato dal calcolo dell'Isee».
Dunque, al di là della propaganda, tocca ancora fare affidamento sugli investitori stranieri. Con buona pace del governo più nazionalista (e più indebitato) di sempre.
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