Urso annuncia un nuovo piano di incentivi e conferma le trattative per portare un produttore cinese in Italia. Da Stellantis nessun impegno sugli investimenti
Il ministro Adolfo Urso approfitta del tavolo sull’automotive per lanciare un messaggio (l’ennesimo, a dir la verità) a Stellantis: conferma le trattative con i cinesi di Dongfeng per l’approdo di un nuovo produttore automobilistico in Italia e annuncia provvedimenti sugli incentivi.
Nell’incontro svoltosi ieri al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con la partecipazione dei rappresentanti sindacali e dei vertici di Stellantis, parlando degli incentivi, Urso ha sottolineato come questi, sebbene abbiano raggiunto risultati soddisfacenti sul fronte della transizione ecologica, abbiano completamente mancato l’obiettivo dell’aumento della produzione.
Il ministro ha chiesto chiarezza a Stellantis sugli investimenti del gruppo in Italia, mentre l’obiettivo di produrre un milione di vetture l’anno resta un miraggio. In dubbio anche il futuro della gigafactory di Termoli, su cui i vertici della multinazionale starebbero meditando un passo indietro. Il nuovo piano di incentivi all’acquisto per il triennio 2025/2027 si concentra sulle vetture meno inquinanti e sulla produzione di componenti vicini agli stabilimenti di assemblaggio, nell’ottica salvaguardare l’occupazione nella componentistica, messa in ginocchio dal crollo delle commesse.
Sindacati scettici
La modifica del piano incentivi però non soddisfa del tutto le organizzazioni sindacali, che chiedono interventi più decisi per risollevare il settore dell’auto. «È ora che Stellantis, pilastro dell’industria dell’auto in Italia, chiarisca i piani su marchi, modelli e stabilimenti e le previsioni di budget sui volumi. È ora di fermare le uscite e progressivamente ridurre la cassa integrazione, sperimentando riduzioni di orario sostenute dalle politiche pubbliche anche per l’indotto, per rigenerare un piano di assunzioni e formazione delle competenze», dichiarano al termine dell’incontro Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil, e Samuele Lodi, coordinatore nazionale Fiom-Cgil per il settore Mobilità.
«I numeri sono chiari: in un anno la cassa integrazione è aumentata e gli investimenti, a partire dalla ricerca, sviluppo e produzione, non sono arrivati».
Il tavolo di ieri arriva in un periodo molto complesso per gli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis. Ad Atessa, dove vengono prodotti veicoli cargo, l’abbassamento dei livelli di produzione dovuto al forte calo della domanda ha portato a un massiccio ricorso alla cassa integrazione, con due settimane di esenzione dal lavoro a rotazione per 530 operai e 30 impiegati.
Stessa situazione per i lavoratori dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, dove viene prodotta la Fiat Panda. A causa della difficile situazione di mercato, gli operai di Pomigliano saranno in cassa integrazione per cinque giornate tra agosto e settembre. Anche a Cassino, dove si realizzano le Alfa Romeo Stelvio e Giulia e la Maserati Grecale (tutti i modelli in forte difficoltà nelle vendite), la produzione è stata ridotta a un solo turno, ed è scattato il contratto di solidarietà per 1700 lavoratori.
Lo stabilimento in maggiore difficoltà però è senza dubbio quello torinese di Mirafiori: quella che era la fabbrica madre della vecchia Fiat è a corto di modelli e la produzione è ai minimi storici, ragion per cui oltre 2 mila lavoratori sono in cassa integrazione, che viene prolungata sostanzialmente dall’inizio dell’anno.
Al momento lo stabilimento è chiuso fino al 25 agosto per ferie, ma per molti operai le vacanze subiranno un prolungamento forzato.
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