Durante il forum economico che raccoglie i governatori della banca centrale statunitense, inglese, dell’eurozona e giapponese, il governatore della Fed, Jerome Powell ha chiarito che la pausa a giugno nell’innalzamento dei tassi non è un’inversione di tendenza della politica della sua banca. «Saremo restrittivi finché necessario» ha detto
Il governatore della Federal Reserve (Fed), la banca centrale statunitense, Jerome Powell, ha dichiarato durante la conferenza stampa del panel sulle banche centrali di Sintra, in Portogallo, che la sua banca centrale continuerà ad alzare i tassi di interesse.
Tra le banche centrali occidentali presenti a Sintra – la banca inglese, la Banca centrale europea e la Fed stessa – quella di Powell è stata l’unica a non alzare i tassi di interesse il mese scorso. Ciò non deve essere letto come «un’inversione di tendenza della politica monetaria della banca» ha detto il governatore. «Saremo restrittivi finché è necessario» ha aggiunto chiarendo che «non prevede che l’inflazione raggiunta l’obiettivo del 2 per cento entro il 2023».
Dati alla mano l’inflazione sta diminuendo e lo indicano molti fattori, non solo i prezzi che scendono e lo spostamento dei consumi dai beni ai servizi, ma anche l’ammorbidimento del mercato del lavoro. L’inflazione è spesso caratterizzata dalla rincorsa tra prezzi e salari – nel caso specifico l’offerta di lavoro era nettamente maggiore della domanda – data la disponibilità delle imprese ad assumer per rispondere all’iniziale aumento della domanda di beni.
Powell registra adesso un «calo dell’offerta di lavoro» e che le pressioni salariali, sebbene ancora elevate, stanno diminuendo». Una minore rigidità del mercato del lavoro tranquillizza gli operatori economici che la spirale inflazionistica si sta arrestando.
Il rischio da evitare
Tuttavia il problema principale che lui e gli altri governatori riscontrano è la persistenza dell’inflazione. Contrastarla con una politica monetaria restrittiva rimane un’azione necessaria. L’unico ostacolo a questo tipo di politica, a detta dello stesso Powell, è che i suoi effetti «si dispiegano con ritardo nell’economia reale», in più nel caso specifico «la politica monetaria è stata restrittiva ancora per troppo poco tempo».
E anche se il governatore ha citato nuovi studi specialistici, che indicano come la trasmissione degli effetti della politica monetaria sull’economia reale sia adesso più veloce che in passato, rimane comunque cauto sull’effettiva validità di questi ultimi aspettando di «vedere sul campo».
Le esternazioni del governatore della Fed ricalcano il discorso che lo stesso ha tenuto al Congresso la scorsa settimana. In quell’occasione aveva detto che «far passare troppo tempo in cui l’inflazione è alta è pericoloso perché quest’ultima potrebbe radicarsi nell’economia».
I funzionari della Fed quindi prevedono di alzare i tassi per un aumento totale di 50 punti base – ossia mezzo punto percentuale in più – entro la fine del 2023 data la persistenza dell’inflazione. Probabilmente i rialzi saranno effettuato nei mesi di settembre e ottobre, di venticinque punti base ciascuno, per vedere durante l’estate gli effetti degli innalzamenti decisi da un anno a questa parte.
Di opinione diversa la governatrice della Bce, Christine Lagarde, che aveva annunciato ieri sempre al forum di Sintra un possibile aumento dei tassi da parte della sua banca anche nella riunione del mese prossimo.
© Riproduzione riservata