Consumatori penalizzati anche dal particolare meccanismo di calcolo delle bollette. La protesta degli industriali che spendono fino al 50 per cento in più dei concorrenti stranieri
Era dall’autunno del 2023 che il prezzo del gas sui mercati internazionali non superava quota 50 euro al megawattora e l’impennata di questi giorni, ultima fase di un rialzo iniziato in realtà a metà dicembre, ha rimesso in moto anche la speculazione.
Uno scenario classico: si grida al lupo per amplificare i movimenti della quotazione, che ieri al Ttf di Amsterdam, la Borsa di riferimento per la materia prima energetica, ha toccato i 50,3 euro, quasi il 30 per cento in più rispetto ai 39 euro circa del 16 dicembre scorso, quando è partita la corsa dei prezzi. Di questi tempi, nel 2024, il Ttf faceva segnare prezzi attorno e anche inferiori ai 30 euro. Adesso, invece, lo stop dal primo dell’anno al transito del gas russo destinato all’Europa attraverso l’Ucraina ha alimentato nuove tensioni, ma anche in questo caso, come fanno notare gli analisti, il blocco delle forniture era dato per certo ormai da tempo e quindi di fatto assorbito dalle quotazioni.
Stoccaggi pieni
Nell’immediato non ci saranno problemi. I depositi di stoccaggio sono pieni quanto basta per evitare una corsa all’acquisto anche in caso di ondate di freddo anomalo. «Le scorte sono adeguate», ha tagliato corto il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin annunciando comunque non meglio specificate «misure» per affrontare con tranquillità la stagione invernale in corso.
L’andamento del mercato, però, continua a segnalare tensioni sui prezzi che potrebbero avere conseguenze su un orizzonte più lontano nel tempo. Gli analisti segnalano che i prezzi dei contratti futures per la prossima estate sono superiori a quelli per l’inverno 2025-2026. Una situazione che, se dovesse protrarsi anche nei prossimi mesi, potrebbe in pratica scoraggiare gli acquisti nella stagione calda, da aprile a settembre, quando si compra il gas da destinare agli stoccaggi.
Questo scenario di mercato si è già verificato nel 2022, con la crisi innescata dall’invasione russa dell’Ucraina.
All’epoca toccò al Gse provvedere a fare scorta con costi a carico delle casse pubbliche. Allora le quotazioni viaggiavano ben oltre i 200 euro, molto distanti dai 50 euro attuali, ma l’anomala situazione dei futures è da interpretare come una conferma che il mercato sta attraversando una fase di grande instabilità.
Bollette più care
L’aumento dei prezzi della materia prima preoccupa le famiglie che vedono crescere il costo delle bollette elettriche, che dipendono in buona parte dalle quotazioni del gas. E infatti l’Arera, l’Authority di regolazione dell’energia, ne giorni scorsi ha già annunciato un incremento del 18,2 per cento delle tariffe per gli oltre 3,4 milioni di clienti vulnerabili, in primo luogo anziani e consumatori a basso reddito.
In prospettiva, però, a fare le spese dell’andamento sfavorevole del mercato saranno anche le imprese che già si trovano costrette a pagare per l’energia fino al 50 per cento in più rispetto ai concorrenti stranieri. Il divario si spiega in buona parte con il diverso meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità che in Italia resta agganciato a quello del gas.
Imprese penalizzate
Un sollievo solo parziale è arrivato grazie agli sconti introdotti dal governo per le aziende cosiddette energivore, quelle dei settori a consumo più elevato, dall’acciaio, alla carta, alla ceramica, al vetro, per fare solo qualche esempio. Altrove, si lamentano gli imprenditori, i governo sono stati ancora più generosi. È il caso della Francia che ormai da anni, tramite il gruppo energetico pubblico Edf, garantisce forniture a prezzi di molto scontati a tutte le aziende energy intensive.
Non per niente, da tempo Confindustria chiede una riforma dei meccanismi di formazione del prezzo che svincoli almeno in parte la bolletta elettrica dagli alti e bassi delle quotazioni del gas. Quella appena descritta però non è l’unica anomalia del mercato nostrano.
«In Italia, il prezzo all'ingrosso del gas nei 12 mesi del 2024 è stato in media di oltre 2 euro superiore, cioè il 7-8 per cento su base annuale, rispetto a quello registrato sul TTF europeo», segnala Massimo Beccarello, professore di Economia applicata dell’Università Bicocca di Milano.
Nel nostro paese, quindi, il consumatore è costretto a pagare oneri supplementari che pesano sulla bolletta per circa 1,5 miliardi di euro, che ovviamente si riflettono anche sulla bolletta elettrica. Alla luce di questi dati, dice Beccarello, «sarebbe opportuna una attenta verifica del meccanismo di formazione dei prezzi anche in relazione ai diversi flussi di importazione da parte degli operatori».
Su questo fronte però il governo di centrodestra, al pari di quelli precedenti, ha sin qui rimandato ogni intervento. L’attenzione si è piuttosto concentrata sul rilancio del nucleare, che però ha tempi lunghi e incerti, oltre a costi che secondo molti esperti non è detto siano in grado di garantire risparmi sostanziali.
Mosca addio
Il gas è destinato a restare ancora a lungo la principale fonte di energia e la buona notizia è che, nonostante gli allarmi di questi ultimi giorni, in buona parte interessati, la dipendenza dalla Russia è di fatto stata ridotta a zero sui circa 61 miliardi di metri cubi consumati nel 2024 in Italia. Un taglio rilevante se si pensa che prima dell’attacco all’Ucraina circa 30 miliardi di metri cubi erano garantiti da Mosca. In prospettiva, nuove forniture per 5 miliardi di metri cubi saranno garantite dal nuovo rigassificatore che dall’aprile prossimo dovrebbe entrare in funzione a Ravenna.
È previsto un ulteriore aumento anche dell’import dall’Algeria, che è diventato il nostro principale fornitore e più in là nel tempo, probabilmente entro il 2027 anche il Tap, il gasdotto che collega l’Azerbaigian con l’Italia, dovrebbe raddoppiare la propria capacità da 10 a 20 miliardi di metri cubi annui.
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