La fine del 2024 ha portato con sé la pubblicazione di diversi bilanci sull’anno appena trascorso, ma, soprattutto, la formulazione di scenari e previsioni sull’andamento dei principali eventi politici nel mondo nel 2025.

In quest’ottica, anche per quanto concerne il futuro del conflitto russo-ucraino, si possono analizzare le principali situazioni che caratterizzeranno le dinamiche politiche del Cremlino nell’anno che è appena iniziato. Si prefigurano all’orizzonte segnali di instabilità politica nelle torri del Cremlino o è plausibile ritenere che la questione economica influenzerà le scelte del presidente russo anche nella politica internazionale?

Le elezioni locali

Sul piano della politica interna, le elezioni locali del settembre 2025 saranno un appuntamento elettorale che consentirà alla “verticale del potere” di “sondare” la capacità dei governatori e dei sindaci di gestire e controllare il consenso dei cittadini nei confronti delle autorità.

In particolare, questo tipo di elezione è solitamente considerata una premessa importante, una sorta di primarie, in previsione delle elezioni della Duma previste nel 2026. A oggi, il “partito del potere”, Russia unita, arranca nei sondaggi a causa dell’aumento dell’inflazione avvenuta negli ultimi mesi del 2024 e dalle ripetute accuse di corruzione.

Non si tratta, ovviamente, di una particolare preoccupazione dell’amministrazione presidenziale, che ha già provveduto ad attivare, secondo l’ong indipendente Russian Election Monitor, il “Grande fratello” della votazione elettronica, prevista a tutti i livelli. Se alla modalità tecnologica, aggiungiamo anche la totale assenza, dopo la morte di Aleksej Navalnyj, di un’opposizione tenuta coesa da una nuova figura della dissidenza antiputiniana, che sembra aver perso qualsiasi speranza in una Russia più libera e diversa, risulta assai scontato che il Cremlino non affronterà particolari problemi.

I sondaggi dell’istituto indipendente e considerato “agente straniero” dal Cremlino – Levada Center – nel mese di dicembre, hanno rilevato che per circa il 65 per cento degli intervistati il 2024 è stato un «anno nella media», due terzi hanno leggermente migliorato l’umore, ritenendo che il paese stia andando nella giusta direzione e sia la Russia sia la propria situazione personale migliorerà in futuro.

Il profilo sociologico dei rispondenti conferma la frattura tra i cosiddetti “putinisti” che confidano nell’operato del presidente e gli “antiputinisti” che ritengono, al contrario, che le condizioni socioeconomiche del paese e quelle personali siano fonte di profonda preoccupazione.

Il dato che emerge, invece, sulla guerra in Ucraina è che dopo il lieve calo dell’agosto 2024, si riscontra un sensibile aumento dei «sostenitori dell’idea dei colloqui di pace», sebbene a una domanda più precisa emerga il fatto che la fine del conflitto dovrebbe avvenire alle condizioni previste dal Cremlino. Tuttavia, più della metà degli intervistati ritiene che il conflitto potrebbe degenerare in uno scontro diretto con la Nato, giustificando, in quest’ultimo caso, anche il ricorso all’arma nucleare.

Il fattore economico

Se l’atteggiamento dell’opinione pubblica sembra non subire particolari cambiamenti rispetto al passato, a tre anni di distanza dall’inizio dell’aggressione russa contro l’Ucraina, nell’anno che verrà il Cremlino dovrà concentrarsi sulla situazione economica, vera incognita e capace di condizionare anche le scelte del presidente russo nella politica internazionale.

Per chi segue da tempo l’ascesa putiniana non è una sorpresa che l’andamento dell’economia possa influenzare così fortemente le azioni del Cremlino. Non è un caso, infatti, che nelle ultime settimane voci di corridoio a Mosca parlino di malumori nei confronti della gestione economica della governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, anche da parte del premier russo, Michail Mišustin, a causa del rialzo dei tassi e dell’inflazione.

Effettivamente, anche Vladimir Putin, durante la sua diretta con i cittadini russi, ha affermato che «l’economia russa sta soffrendo», ma si tratterebbe, secondo l’opinione degli analisti economici russi di una mera reazione all’ultimo pacchetto di sanzioni occidentali che non lascia presagire un vero e proprio tracollo, già annunciato dagli opinionisti occidentali nei primi mesi del 2022, ma mai verificatosi.

Anzi, pare che, secondo i dati della Banca centrale russa, la quota dei pagamenti in rubli per l’esportazione russe abbia raggiunto livelli record soprattutto nel commercio verso l’India, la Bielorussia e i paesi africani, rafforzando la transizione verso i pagamenti delle valute nazionali nei rapporti con i Brics.

È bene, quindi, anche questa volta non cantare vittoria sugli effetti delle sanzioni, facendo i conti senza l’oste ovvero una visione d’insieme, non dimentichiamolo, dell’economia di guerra della Russia.

Si tratta, infatti, dell’ennesimo stress test che il Cremlino dovrà affrontare nel 2025 e che si aggiunge, tanto per ricordare, alla débâcle iniziale delle forze speciali del 24 febbraio 2022, alla marcia su Mosca di Evgenij Prigožin e all’attacco terroristico al Crocus City Hall, per citarne alcuni.

Situazioni da cui, piaccia o meno, Putin è riuscito a salvaguardarsi e, addirittura, a rafforzare la propria posizione anche nei confronti dei “nemici” interni al Cremlino. Bisognerà, quindi, attendere quest’anno per capire se lo stato di salute del presidente russo, dato ormai in fin di vita dal 2013 da sedicenti analisti, peggiorerà a tal punto che una sua sostituzione ridimensionerà l’atteggiamento della Russia nei confronti dell’Ucraina e del mondo occidentale? L’imprevedibilità della politica russa è una costante, ma sarebbe un’analisi superficiale pensare che tolto l’ostacolo (Putin) non ve ne sia un altro che non ne segua le orme.

Ucraina 2025

Cosa accadrà, quindi, in Ucraina nel 2025? Abbiamo parlato della situazione economica che sicuramente costituirà un elemento importante, se non decisivo: non è detto che una crisi economica possa essere, infatti, sostenuta a lungo. L’amministrazione presidenziale russa ne è consapevole e sta cercando di elaborare nuove strategie, ascoltando le diverse “ricette economiche” che alcuni economisti russi suggeriscono alla Nabiullina.

Se l’economia reggerà, nel 2025 Putin ha tutto l’interesse di proseguire il conflitto conquistando altre porzioni, seppur piccole, di territorio dinanzi a un esercito ucraino sempre più in difficoltà e lasciando «qualche spazio di distensione nei confronti degli Usa», come ha affermato Putin, «con compromessi accettabili che non prevedono di rinunciare agli interessi della Russia».

Parrebbe che anche al Cremlino si attendano l’insediamento e le mosse di Donald Trump per comprendere sino a che punto conviene andare avanti in Ucraina, non dimenticando che qualsiasi decisione intrapresa da Putin dovrà essere presentata come una vittoria al popolo russo.

O forse Putin può già offrire una grande vittoria al popolo russo perché ha resistito dinanzi ai ripetuti tentativi di destabilizzazione del paese da parte del “nemico” americano?

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