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Dice il direttore artistico della 73esima edizione del Festival di Sanremo, Amadeus, che la Rai dovrebbe ringraziare Lucio Presta. Cioè il più potente degli agenti televisivi, suo manager e l’uomo che ha organizzato all’insaputa dei vertici Rai la presenza del capo dello stato, Sergio Mattarella, al teatro Ariston.
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Viene il dubbio che il ringraziamento debba essere almeno reciproco, considerato che la Rai tende a esternalizzare di fatto il suo asset di maggior valore, l’unico che riporta gli italiani di fronte alla televisione, un palcoscenico su cui si tessono oltre che successi anche relazioni di potere.
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La Arcobaleno Tre, amministrata dal figlio Niccolò, è tornata ai fasti di una volta, grazie alla produzione di Arena Suzuki, sempre con Amadeus e sponsorizzata dallo sponsor istituzionale di Sanremo. E ha investito nella MK3 entrando nel management musicale.
Dice il direttore artistico della 73esima edizione del Festival di Sanremo, Amadeus, che la Rai dovrebbe ringraziare Lucio Presta.
Cioè il più potente degli agenti televisivi, suo manager e l’uomo che ha organizzato all’insaputa dei vertici Rai la presenza del capo dello stato, Sergio Mattarella, al teatro Ariston, ad applaudire al trittico Roberto Benigni, Amadeus e Gianni Morandi, tutti suoi artisti. Viene il dubbio che il ringraziamento debba essere almeno reciproco, considerato che la Rai continua a esternalizzare il suo asset di maggior valore, l’unico che riporta gli italiani di fronte alla televisione, un palcoscenico su cui si tessono oltre che successi anche relazioni di potere.
Presta è da sempre considerato, assieme a Giuseppe Caschetto, il regista che non appare mai: il primo con un portafoglio di artisti popolari, da Ezio Greggio a Antonella Clerici, alcuni dei migliori autori televisivi e un rapporto storico con Benigni; il secondo che nell’epoca d’oro di Che tempo che fa decideva vita e morte di un prodotto culturale.
A sentire le voci che si rincorrono su di lui Presta è in grado di influire sui palinsesti e pure di influenzare le nomine apicali: gli viene attribuito anche un ruolo da protagonista nel siluramento di Mario Orfeo dalla direzione approfondimenti l’estate scorsa. Ma qui contano i numeri. La Arcobaleno Tre, amministrata dal figlio Niccolò, nel 2021 è tornata ai fasti di una volta anche grazie all’effetto Festival. E cioè a oltre un milione di utili, una soglia che non veniva superata dal 2017 quando aveva registrato 1,3 milioni di utili a fronte di oltre 10 milioni di ricavi. Non è andata sempre così.
Effetto Sanremo
All’approvazione del bilancio 2018, di fronte a un calo dei ricavi, la società si riprometteva di «studiare apposite strategie» per «guadagnare ulteriore spazio nel mercato televisivo», eppure l’anno 2019 si era chiuso con un rosso di 131mila euro, e con ricavi pari a 6,9 milioni di euro non in grado di coprire i costi di produzione. Tra gli imperativi, allora, c’era quello di ridurre i costi delle produzioni televisive.
Poi nel 2020 è iniziata la grancassa del Sanremo di Amadeus, la macchina perfetta per aumentare lo spazio vitale. Dopo il Sanremo 2020, nel 2021 Amadeus conduce anche Arena Suzuki, due puntate su Rai2, produzione indicata come l’origine dell’aumento dei ricavi della Arcobaleno Tre. Nel 2022, le puntate diventano tre. Lo sponsor è la Suzuki, da molti anni il marchio automobilistico di Sanremo, che dal 2021 è entrato nella rosa degli “sponsor istituzionali” a fianco di marchi come Plenitude e Costa crociere e che da quest’anno avrà anche un maxi palco in piazza: il Suzuki stage.
Sempre tra 2020 e 2021 cambiano anche le partecipazioni azionarie: nel 2020, secondo il registro delle imprese, viene depositato l’atto per lo scioglimento della Blue Box, la storica società di distribuzione con cui Presta portava in giro, tra gli altri, gli spettacoli di Benigni. Dal 2021 risulta ceduta anche la partecipazione nella Sdl 2005, di Paolo Bonolis e consorte Sonia Bruganelli, e invece entra nel portafoglio delle partecipazioni il 14,38 per cento della Milano K3 srl, cioè la società di music management fondata da Angelo Calculli, ex manager di di Achelle Lauro.
Niente di nuovo
Le svolte degli ultimi anni però sono anche altre. Presta ha ceduto le sue quote nella Arcobaleno Tre a due commercialisti (restano pur ridimensionate quelle dei figli) nello stesso periodo in cui trapelava la notizia di una indagine a suo carico e del figlio Niccolò per presunto finanziamento illecito nei confronti dell’ex premier Matteo Renzi. La procura di Roma sta infatti indagando dal 2021 sui soldi versati a Renzi dalla società in varie forme, tra cui progetti televisivi pagati fuori scala e documentari mai realizzati. Le ispezioni della Guardia di finanza e pure dell’Inps sono citate nei bilanci della società, assieme alla pandemia, come causa della convocazione oltre la scadenza ordinaria dell’assemblea dei soci che ha approvato insieme il bilancio 2019 e 2020. A prescindere dall’esito delle indagini, quella con Renzi è una amicizia di lungo corso, che nel 2016 ha generato persino in una candidatura come sindaco di Cosenza per il Pd.
L’avventura politica è finita in un soffio, con un ritiro per motivi personali, mentre quella televisiva continua e va a gonfie vele.
Chi conosce i meccanismi della Rai dice che sarebbe meglio fare di Sanremo una produzione tutta interna, ma non c’è niente di nuovo sotto il sole: quando l’azienda è debole vince la logica spartitoria e vince il più forte, anche se si tratta di società nemmeno lontanamente comparabili all’ordine di grandezza della Rai.
Ora la più forte è quella di Presta, che deve ringraziare anche la debolezza del servizio pubblico.
Accompagnata da “Nessuno mi può giudicare” per l’ingresso si è presentata con un abito con disegnato il suo corpo: «Il corpo di noi donne non deve generare odio e vergogna», ha detto rivolgendosi a Gianni Morandi e Amadeus. Nel primo monologo di Sanremo 2023, Chiara Ferragni si è rivolta a una «bimba» leggendo una lettera che poi ha detto essere «la piccola Chiara». Sé stessa. Ha raccontato «dei selfie» che le chiedono ma anche del fatto che «non posso piacere a tutti».
In ogni momento, ha proseguito, c’era un pensiero: «Non sentirmi abbastanza». Ma si è invitata a non avere paura e ad andare avanti: «Un amico un giorno mi ha detto che nessuno fa la fila per delle montagne russe piatte. Vivile tutte senza paura, anche se la paura ti accompagnerà tante di quelle volte che perderai il conto, ma se una cosa ti fa paura probabilmente è la cosa giusta da fare». e bisogna procedere per vincere «le insicurezze nella sua testa».
«Abbiamo tutti la scritta fragile». Gli unici che potranno dare il giudizio sull’operato di una vita «sono i tuoi figli».
Essere madre
Molti i passaggi sulla maternità. Dalla gioia di aver avuto dei figli al rapporto con gli impegni: «La nostra cultura ci ha insegnato che una madre ha una identità», e ancora: «Quando diventi mamma però sarai ritenuta solo una mamma, e pensaci: quante volte la società fa sentire in colpa una donna perché per lavorare è lontana dai figli? Sempre. Quante volte succede per gli uomini? Mai». Le donne vengono colpevolizzate perché lavorano, gli uomini no. «Ma se tu fai tutto per i tuoi figli, sei una brava madre, magari non perfetta, ma brava». Poi è tornata sul corpo e sui giudizi: «Se nascondi il tuo corpo sei una suora, se lo mostri sei una troia».
Essere una donna «non è un limite, gridatelo a chiunque e lottate insieme ogni giorno per cambiare le cose. Io ci sto provando, anche in questo momento». Con una stoccata a un uomo che si voleva prendere il merito «di avermi creata». Alla fine, ha concluso, «andrà tutto bene, e sono fiera di te».
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