Per non pagare multe Ue sulle emissioni di CO2, Stellantis comprerà certificati verdi da Tesla, che ogni anno incassa centinaia di milioni grazie a questo business
Elon Musk, ancora lui. L’annuncio che Tesla venderà crediti verdi a Stellantis per compensare in parte le multe della Ue aggiunge un nuovo intreccio alla trama dei rapporti che lega l’Italia al miliardario sponsor di Donald Trump.
Nei giorni scorsi la visita di Giorgia Meloni al prossimo presidente Usa ha rilanciato le polemiche sui contatti tra il governo di Roma e la Space X di Musk, pronta offrire un sistema criptato per reti telefoniche e servizi internet.
Il gruppo statunitense si è candidato anche come fornitore di connessioni via satellite per portare la banda larga nei luoghi più remoti della Penisola. Un business su cui si è già mossa la giunta di centrodestra della Lombardia che sta per pubblicare un bando per un servizio di connessioni satellitari in “aree a difficile connettività”, una gara a cui di certo parteciperà anche Starlink.
Adesso tocca a Stellantis e questa volta l’affare non viaggia nello spazio ma su quattro ruote. La multinazionale presieduta da John Elkann si è rivolta a Musk per risolvere un problema che nel 2025 potrebbe pesare sui conti già poco brillanti della più grande azienda privata italiana.
Tagliola Ue
Tutto nasce dalle regole Ue che impongono alle case automobilistiche di pagare una multa se non riescono a raggiungere gli obiettivi di produzione di veicoli elettrici fissati in sede comunitaria.
Per rispettare il limite di emissioni, la quota di auto a batteria sul totale delle vendite non deve essere inferiore al 20 per cento, ma al momento le nuove immatricolazioni (dati di fine novembre) superano di poco il 15 per cento. Alle aziende toccherebbe quindi pagare multe che potrebbero aggirarsi intorno a 15 miliardi di euro in totale. Nonostante le pressioni di alcuni governi, in prima fila quello italiano, Bruxelles esclude di cambiare in corsa le regole.
Ecco, allora, che di fronte alla minaccia di sanzioni miliardarie, Stellantis e altri produttori, tra cui Toyota e Ford, si sono affrettati a mettersi al riparo sotto l’ombrello offerto, ovviamente a pagamento, da Tesla. L’azienda di Musk, che fabbrica solo auto elettriche, non ha problemi a rispettare le norme Ue ed è in grado di trasferire il suo surplus, sotto forma di crediti verdi, a chi ne ha bisogno.
Quanto ci guadagna Tesla
L’operazione, notificata alla Commissione Ue per le autorizzazioni del caso, non è una novità. Già nel 2020, l’allora Fiat-Chrysler aveva pagato circa 300 milioni di euro per comprare “green certificates”, in base a un accordo del valore complessivo di 1,8 miliardi di euro stipulato nel 2019 dal gruppo italiano che anche all’epoca scelse questa soluzione per evitare le multe europee.
Il contratto con Fca, nel frattempo diventata Stellantis, è arrivato al capolinea nel 2021, ma anche in seguito Tesla ha sempre trovato acquirenti per i suoi crediti da C02 incassando some rilevanti: 1,4 miliardi di dollari nel 2021, 1,7 miliardi nel 2022 e 1,8 miliardi nel 2023 sui ricavi complessivi per 96 miliardi di dollari. Nei primi nove mesi dell’anno appena concluso gli introiti di questo specifico business sono aumentati ancora, toccando i 2,16 miliardi.
In prospettiva le cose potrebbero andare ancora meglio per Tesla, visto che le stringenti regole europee costringono alcuni grandi gruppi concorrenti a fare incetta di certificati verdi. Stellantis invece è in difficoltà sul fronte delle auto elettriche, soprattutto in Italia. E allora, almeno per quest’anno, Elkann non può fare a meno di bussare alla porta di Musk il trumpista.
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