Il bug globale non ha provocato il blocco delle contrattazioni, ma solo ritardi nell’elaborazione degli indici borsistici. L’incidente però peggiora il clima già incerto, dopo gli eccezionali rialzi dei mesi scorsi trainati dai titoli tecnologici
È l’incubo degli incubi, la minaccia più grave che incombe su mercati finanziari sempre più interdipendenti l’uno dall’altro. Il fantasma del big crash, lo stop ai sistemi che regolano le Borse di tutto il mondo, si è materializzato di prima mattina all’apertura degli scambi in Europa.
A Milano l’indice Ftse, quello che segnala l’andamento del listino nel suo complesso, fin da subito non è riuscito ad aggiornarsi. Lo stesso è successo a Londra, listino ben più grande e importante rispetto a quello nostrano. Tutto questo mentre il guasto informatico sulle piattaforme cloud di Microsoft provocava blocchi a catena nei server di compagnie aeree, banche, ferrovie, televisioni e siti di news, aziende elettriche e telefoniche in un domino che si è esteso a tutto il pianeta.
Tutta colpa dell’aggiornamento di un software prodotto dalla società di sicurezza informatica CrowdStrike, che ha Microsoft come grande cliente. E proprio CrowdStrike, com’era prevedibile, ha pagato da subito un prezzo altissimo in Borsa, crollando oltre il 20 per cento nelle contrattazioni di preapertura sul listino Nasdaq di Wall Street, per poi imitare le perdite al 10 per cento circa nel corso della giornata.
Cambio di stagione
Va detto che l’azienda statunitense era reduce da un rialzo del 150 per cento nell’arco degli ultimi dodici mesi. In attesa di vedere gli effetti più a lungo termine sul titolo, un esercito di investitori ha quindi approfittato del crollo per incassare lauti guadagni. Sui mercati, timori e preoccupazioni si concentrano altrove. E poco importa, a quanto pare, che i problemi informatici a Milano come a Londra, siano stati risolti dopo gli affanni della mattinata. Euronext, società che gestisce la Borsa italiana come quelle, tra le altre, di Parigi e Amsterdam, ha reso noto che le negoziazioni “si sono aperte e sono proseguite regolarmente”. I problemi hanno riguardato il calcolo degli indici e non il trading, che si svolge su sistemi chiusi e protetti.
Tutto risolto, quindi, nel giro di poche ore. Questo il messaggio, ma l’ottimismo per lo scampato pericolo lascia il tempo che trova. C’è il rischio, sottolineato da mogli analisti, che l’incidente possa dare il via a una correzione al ribasso ancora più pronunciata di quanto si è visto nell’ultimo mese e i primi a essere colpiti potrebbero essere proprio i titoli tecnologici, a cominciare da quelli legati alla produzione di chip, che hanno guidato un rialzo che ha pochi precedenti per durata e dimensioni. Il Nasdaq, dove si concentra questo tipo di azioni, ha già rallentato il passo nell’ultimo mese (meno 0,7 per cento) dopo aver guadagnato oltre il 50 per cento a partire da ottobre.
Anche in Europa, tra Londra, Francoforte e Parigi e la stessa Milano, ieri in ribasso dellì1 per cento circa, l’estate è iniziata nel segno dell’incertezza. E gli interrogativi sull’evoluzione dei tassi d’interesse, con la Bce che anche a settembre potrebbe rimandare un nuovo taglio, certo non migliorano il clima complessivo.
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