Secondo un nuovo report pubblicato da Terra! la narrativa del «controesodo verso le campagne» è falsa. Il ricambio generazionale nel settore agricolo è negativo. L’ambiente normativo ed economico rende insostenibile lo sviluppo guidato dai giovani agricoltori
Senza ricambio generazionale nel settore agricolo non è possibile realizzare la transizione verso un’agricoltura sana ed eco-sostenibile. Secondo un nuovo report di Terra!, un’associazione ambientalista che su varie scale geografiche si occupa di promuovere progetti e campagne sui temi dell’ambiente e dell’agricoltura ecologica, è assente un ricambio generazionale nelle nostre campagne. Un problema da non sottovalutare.
Il report, intitolato “Gioventù frustrata. Se l’agricoltura italiana perde il treno del ricambio generazionale”, connette gli aspetti sociali ed economici del fenomeno evidenziando come in Italia il trend sia negativo, contrariamente a quanto vuole la visione più diffusa di un «controesodo verso le campagne», idea falsa e dunque problematica.
Terra!, da sempre preoccupata per lo stato del pianeta in continuo peggioramento, chiede una transizione verso l’agroecologia. Per realizzarla, però, è essenziale la moltiplicazione delle piccole e medie imprese capaci di invertire il processo di industrializzazione insostenibile del settore primario. Tuttavia, senza ricambio generazionale, questa transizione è impossibile.
I giovani agricoltori
Definiti come «le persone fino a 40 anni compiuti che si insediano per la prima volta a capo di un’azienda», i giovani agricoltori sono sempre meno, eppure è da questa porzione del tessuto imprenditoriale agricolo che nasce ben il 38 per cento delle imprese biologiche italiane, gestite da una classe imprenditoriale sempre meglio istruita ma sempre meno numerosa.
I numeri aiutano a inquadrare meglio il fenomeno: nel 2010 i capi d’azienda fino a 40 anni erano l’11,5 per cento del totale, oggi sono solo il 9,3. E questo calo è avvenuto nonostante la diminuzione nello stesso arco temporale del numero totale di aziende agricole, calato del 30 per cento.
Geograficamente, sono il sud e le isole a soffrire maggiormente del fenomeno, figlio di un ambiente normativo, economico e sociale sempre meno favorevole al ricambio generazionale.
«Dobbiamo porci il problema del mancato ricambio generazionale in agricoltura perché abbiamo bisogno di trasformare i sistemi alimentari e possiamo farlo perché con i giovani c’è più agricoltura biologica, più differenziazione aziendale e più presenza femminile. Dobbiamo anche fare in modo che l’agricoltura diventi un settore redditizio, perché troppo raramente il produttore riceve la giusta remunerazione per il suo lavoro», ha detto il direttore di Terra! Fabio Ciconte.
Le condizioni sfavorevoli
A sfavorire il ricambio contribuiscono molteplici variabili. Innanzitutto, la percezione sociale della professione agricola, in un contesto culturale dominato dal “tecnottimismo” e dal feticismo per l’automazione, è negativa poiché vede nel «lavoro con la terra» una «occupazione squalificante».
Ad aggravare la situazione contribuisce il problema della riduzione del risparmio privato, a sua volta foriero di un’eccessiva dipendenza dai fondi di sostegno al «primo insediamento».
Ma l’accesso a questi fondi richiede la progettazione che secondo Terra! è un mezzo per accedere a un premio, non un realistico percorso da seguire. La lentezza burocratica nell’erogazione del premio, poi, disincentiva ulteriormente il giovane aspirante imprenditore. In questo stesso senso, l’aumento dei costi fissi iniziali rende questi fondi insufficienti, demandando l’accesso a un sistema creditizio ostile e solo parzialmente corretto da iniziative settoriali.
Non aiutano l’oblio su estensione e lo stato dei terreni agricoli di proprietà pubblica, un’occasione sprecata. E il costo, tra i più alti in Europa, dei terreni agricoli italiani.
Possibili soluzioni
Terra! chiede semplificazione, aumento delle risorse a supporto dei giovani, misure snellenti che rendano il ricambio generazionale e il primo insediamento un’opportunità, non una corsa a ostacoli molto spesso insormontabili.
Politica agricola comune e iniziative nazionali non possono lasciare indietro un settore che non rispetta più gli ecosistemi di cui vive e fa vivere. La transizione ecologica passa anche per l’agricoltura.
Nel corso della presentazione del rapporto, è stata annunciata la sesta edizione della Scuola della Terra –
Emilio Sereni, un percorso di formazione in agroecologia per 25 giovani tra i 18 e i 40 anni, organizzato da Terra! con l’intento di fornire conoscenze teoriche e pratiche per gestire un’azienda agricola nel rispetto dell’ambiente. L’edizione di quest’anno si svolgerà a Roma dal 20 marzo al 4 aprile. Le iscrizioni sono aperte fino al 26 febbraio a questo link.
© Riproduzione riservata