- L’assicuratore pubblico italiano (Sace) è da tempo molto attivo in Russia, dove i dati riportati sul suo sito web e aggiornati al 30 giugno 2020 evidenziano un’esposizione di circa 4,3 miliardi di euro.
- Tra i beneficiari ci sono i grandi nomi del “sistema Italia” attivi in vari settori che operano in Russia. Ma ci sono anche grandi corporation russe attive nel settore estrattivo.
- Se le cose vanno male, Sace rimborsa le aziende oppure le banche che hanno prestato soldi alle aziende per i loro progetti esteri. In entrambi i casi con soldi pubblici.
L’assicuratore pubblico italiano (Sace) è da tempo molto attivo in Russia, dove i dati riportati sul suo sito web e aggiornati al 30 giugno 2020 evidenziano un’esposizione di circa 4,3 miliardi di euro. Nel biennio 2018-2019, la Sace ha garantito 108 nuove operazioni in Russia, per un importo complessivo di circa 2,1 miliardi di euro. Anche nel 2020, caratterizzato dall’impatto della pandemia sulle relazioni commerciali tra Italia e Russia, 230 dei 237 milioni di euro di operazioni garantite hanno riguardato il settore degli idrocarburi.
I beneficiari
Tra i beneficiari ci sono i grandi nomi del “sistema Italia” attivi in vari settori che operano in Russia. Ma ci sono anche grandi corporation russe attive nel settore estrattivo. Tra le principali operazioni garantite da Sace in Russia negli ultimi anni, ricordiamo nel 2016 il mega progetto di gas fossile Yamal Lng della società russa Novatek, in joint venture con la francese Total, per un totale di 400 milioni di euro. In questo caso, Sace garantiva una parte del prestito bancario di Intesa Sanpaolo, che ammontava complessivamente a 750 milioni di euro.
Stessa sorte e stesse parti in causa (ancora Novatek e Intesa Sanpaolo) anche per Arctic Lng-2, nonostante le omologhe francesi e tedesche di Sace questa volta abbiano deciso di sfilarsi dall’accordo.
L’operazione si è materializzata a cavallo di due fondamentali eventi per il clima e l’ambiente: il G20 ambiente, clima ed energia di Napoli e la Cop26 di Glasgow, co-presieduta dall’Italia insieme al Regno Unito. In questo caso, la cifra garantita si attesta intorno a un miliardo di euro, di cui almeno 500 milioni afferenti nuovamente a un prestito di Intesa Sanpaolo, per un’opera che genererà circa 20 milioni di tonnellate di gas liquefatto all’anno.
Sempre con Novatek, non è da escludere che la Sace potrebbe essere approcciata pure per l’impianto di liquefazione di gas fossile Obsky Lng. D’altronde il rapporto “speciale” tra Sace e Novatek è messo nero su bianco nel memorandum di cooperazione strategica stipulato a dicembre 2018, sotto la supervisione del ministero per lo sviluppo economico, che riguardava proprio Arctic Lng-2 e nuovi possibili progetti a cui potrebbero partecipare società italiane.
Una relazione solida
Insomma, la relazione tra l’agenzia italiana e la Russia è quanto mai solida, ma alla luce dell’attuale conflitto ci si chiede se non sia necessario quanto meno un passo indietro. La controparte tedesca della Sace, la Euler Hermes, poche ore dopo l’inizio della guerra in Ucraina ha comunicato ufficialmente di aver interrotto l’erogazione di nuove garanzie per progetti e investimenti in Russia. Una mossa poi seguita dal pacchetto di sanzioni europee del 26 febbraio, dove si pone il divieto per l’esportazione di componenti per il petrolchimico e per gli strumenti dual-use, mentre per finanza e garanzie pubbliche il testo è lacunoso, parlando solamente di numerose “eccezioni”.
Non più tardi di tre mesi fa, nel dicembre 2021, la Sace ha partecipato al progetto Amur Gas Chemical Complex di Gazprom, principale società energetica russa controllata dallo stato, con una garanzia per una parte del prestito complessivo di 2,6 miliardi di dollari concesso da alcune banche commerciali.
«Le operazioni di Sace in Russia, dominate dai combustibili fossili, non mettono a repentaglio solamente le sorti del clima e dell’ambiente», commenta Simone Ogno di ReCommon, «ma in questo caso anche le persone, sostenendo indirettamente lo sforzo bellico della Federazione russa, finanziato attraverso l’export di petrolio e gas». Un buon motivo, secondo l’esponente della Ong italiana, per mettere un freno alle attività dell’agenzia italiana a Mosca.
Garantito dallo stato
Val la pena rammentare che la agenzia di credito all’export coprono dai rischi politici e commerciali le imprese di un determinato paese nel loro export e negli investimenti esteri, soprattutto negli stati considerati “a rischio”. L’attività prevalente della Sace e delle sue consorelle è quella di erogare garanzie, cioè un’assicurazione pubblica. I beneficiari possono essere aziende multinazionali, i cui progetti all’estero possono essere assicurati, e banche commerciali, i cui prestiti ai progetti esteri delle aziende possono essere garantiti.
Se le cose vanno male, Sace rimborsa le aziende oppure le banche che hanno prestato soldi alle aziende per i loro progetti esteri. In entrambi i casi con soldi pubblici. Le operazioni di Sace sono infatti co-assicurate al 90 per cento dal ministero dell’Economia e delle Finanze, e il rimanente 10 per cento di Sace è contro-garantito dallo stato: il debito da privato diventa cioè pubblico. Negli ultimi due anni il mandato dell’agenzia è stato ampliato con vari atti normativi – in particolare i dl Liquidità e Semplificazioni, al fine di estenderne l’operatività anche a livello nazionale.
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