La strategia ora criticata del manager portoghese ha garantito un flusso di dividendi miliardari e in continuo aumento da Stellantis verso la holding Exor degli Agnelli
Adesso che Carlos Tavares è caduto dal trono, l’ex capo di Stellantis è diventato il bersaglio di critiche spietate. La sua gestione, in sostanza, viene accusata di aver mirato ai profitti di breve termine, concentrandosi sul taglio dei costi, senza rinnovare a sufficienza la gamma dei modelli messi sul mercato.
Pochi ricordano, in questi giorni, gli applausi che i mercati hanno a lungo tributato a Tavares, mentre in Borsa i titoli del gruppo mettevano a segno una lunga scia di rialzi. Dal marzo scorso la quotazione ha perso oltre il 60 per cento, ma per più di tre anni gli investitori di tutto il mondo hanno celebrato le doti del manager portoghese, capace di moltiplicare i profitti di Stellantis, nata a gennaio del 2021 dalla fusione tra la Fca degli Elkann-Agnelli e la francese Psa.
Anche lo stipendio di Tavares ora fa scandalo. Già nell’aprile scorso non mancarono le polemiche quando l’assemblea dei soci della multinazionale dell’auto, con il contributo decisivo dei grandi fondi internazionali, diede via libera con il 70 per cento dei voti favorevoli ai compensi stellari da 36 milioni di euro attribuiti a Tavares per il 2023. Una somma gonfiata da una serie di bonus, tra cui, per esempio, uno da 5 milioni legato alla crescita degli investimenti per la transizione all’auto elettrica, gli stessi investimenti che adesso alcuni rinfacciano al manager.
In totale, secondo i documenti depositati alla Sec americana, l’ex ceo di Stellantis nell’arco di tre anni ha guadagnato 79 milioni di euro, a cui andrà poi aggiunto lo stipendio del 2024, oltre ovviamente a una liquidazione che secondo le fonti ufficiali del gruppo sarà di molto inferiore ai 100 milioni di cui si è parlato in questi giorni.
La retribuzione di Tavares è stata al centro di polemiche fin da principio. Già nel 2022 i soci bocciarono (voto solo consultivo) il compenso dell’anno precedente pari a 19 milioni circa, e sempre due anni fa anche il presidente francese Emmanuel Macron, all’epoca in piena campagna elettorale per la rielezione, definì “scioccante ed eccessivo” lo stipendio del ceo di Stellantis.
Uno stipendio che è decollato insieme ai tagli di personale. In Italia siamo passati dai 51.300 dipendenti del 2021 ai circa 42mila attuali, con migliaia di operai che nel corso del 2024 hanno passato gran parte dell’anno in cassa integrazione.
Cassaforte in Olanda
Va poi ricordato che, prima di cadere in disgrazia, la gestione Tavares ha moltiplicato i profitti che sotto forma di dividendi sono affluiti nelle casse della holding Exor e da qui fino in cima alla catena societaria, alla società olandese Giovanni Agnelli Bv partecipata dai vari rami della famiglia Agnelli-Elkann. Nel 2022 Exor aveva ricevuto dalla controllata Stellantis 467 milioni, che sono diventati 602 milioni l’anno successivo, mentre nell’aprile scorso la holding ha incassato 696 milioni. Tutta liquidità che ha contribuito a gonfiare gli utili di Exor.
In sostanza, circa oltre i due terzi della somma messa a bilancio quest’anno da Exor come dividendo, 697 milioni su 1,1 miliardi, è arrivata dalla multinazionale dell’auto guidata da Tavares. Grazie anche a queste ricche cedole, la holding ha potuto distribuire 57 milioni alla cassaforte olandese Giovani Agnelli, cioè a John Elkann e agli altri rami della famiglia. E adesso? Stellantis ha già rivisto al ribasso le previsioni di redditività del 2024. I profitti caleranno di molto rispetto al 2023 e forse anche il dividendo per Exor. Quanto basta, e avanza, per giustificare la rapida uscita di scena di Tavares.
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