Di ritorno da Detroit dove il consiglio di amministrazione del gruppo ha varato un ampio rimpasto manageriale, il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares è volato a Roma dove si è sottoposto al tiro incrociato dei parlamentari sulla crisi dell’azienda e sull’impatto della transizione alla mobilità elettrica.

Una questione su tutte: gli investimenti di Stellantis in Italia su cui il manager ha cercato di rassicurare l’uditorio affermando che «la multinazionale dell’auto si batterà per mantenere la posizione di leadership nel mercato italiano».

L’audizione davanti alla commissione Industria, durata quasi tre ore, è stata un lungo gioco delle parti cui hanno partecipato anche leader di partito come Elly Schlein, Giuseppe Conte e Carlo Calenda, mentre la maggioranza di governo si è affidata alle seconde file.

«Colpa vostra»

Tavares ha detto che l’attuale «periodo darwiniano» che il settore auto attraversa è dovuto «alle regole che voi stessi avete introdotto». Il riferimento è alla transizione ecologica che vedrà nel 2025 norme più severe sulle emissioni di CO2 e dovrebbe vedere nel 2035 l’obbligo di vendere solo auto a emissioni zero.

In realtà, i drastici tagli agli organici e più in generale ai costi sono stati avviati da Tavares (e dai concorrenti di Stellantis) molto prima che si parlasse di mobilità elettrica.

Il manager portoghese di recente si è detto favorevole a mantenere inalterato il piano europeo di transizione verso la mobilità elettrica, ma ha buttato la palla nel campo della politica, soprattutto i parlamentari della maggioranza, tutti drasticamente contrari al Green Deal europeo: «Siete voi che avete deciso – ha detto – noi siamo pronti a produrre tutti i tipi di auto che il mercato richiederà».

Anche sulle decisioni di investimento di Stellantis, il gioco delle parti non si è scostato dalle linee consuete: deputati e senatori hanno ricordato gli aiuti concessi dallo Stato in passato e reclamato impegni vincolanti.

Tavares, da parte sua, ha invece rivendicato gli investimenti fatti e quelli in cantiere («che abbiamo illustrato stamane ai sindacati»), e ha ricordato che il nostro paese soffre di un forte svantaggio sui costi, a partire da quelli dell’energia, «doppi rispetto a un concorrente come la Spagna». Il numero uno di Stellantis è tornato a sul tema degli aiuti statali, per affermare che per sostenere la domanda servono «notevoli iniezioni di incentivi».

A chi reclama una marcia indietro ecologica, Tavares ha ricordato alcune verità sgradevoli: «L’Italia esporta il 63 per cento della produzione; se gli altri paesi europei andranno velocemente verso l’elettrico, la produzione locale dovrà adeguarsi».

Futuro elettrico

Infine a chi chiedeva perché Stellantis non si sia unita ad altri costruttori nel chiedere un cambio in corsa delle regole, Tavares ha dato due risposte: primo, perché avendo tre figli e quattro nipoti, «eticamente credo sia necessario agire in fretta per fermare il riscaldamento globale». Secondo, perché «penso che Stellantis sia in vantaggio rispetto ai concorrenti; con questo vantaggio potrei guadagnare quote di mercato che sarebbero utili anche per aumentare la produzione in Italia».

Tavares ha però incontrato solo una parte dei sindacati, e non quelli che hanno proclamato per venerdì 18 ottobre uno sciopero generale del settore automotive. Da questi ultimi sono arrivate, subito dopo l’audizione, reazioni negative sia da Fiom che da Fim. Fiom scrive che dall’audizione «non è emersa nessuna novità sulle politiche industriali del gruppo in Italia». Fim non ha «riscontrato novità di sostanza che possano dare una svolta all’attuale situazione di Stellantis e della componentistica».

Rimpasto al vertice

Il rimpasto al vertice del gruppo è arrivato giovedì in tarda serata dopo settimane di voci e dopo un drastico taglio, a fine settembre, delle stime sugli utili 2024.

La notizia forse più importante, dopo le voci circolate nei giorni scorsi di un imminente cambio al vertice, è la conferma che Tavares andrà in pensione nella primavera del 2026, alla scadenza dell’attuale mandato.

Da subito escono invece la Cfo Nathalie Knight e il ceo della regione Europa, Uwe Hochgeschurtz, sostituito dall’ex capo di Alfa Romeo Jean-Philippe Imparato.

Santo Ficili, dirigente Fiat di lungo corso, guiderà sia Alfa Romeo che Maserati, sostituendo in questa posizione Davide Grasso. A capo del fondamentale mercato nordamericano va Antonio Filosa, come chief operating officer; Filosa è uno dei manager in corsa per sostituire Tavares nel 2026. La Borsa, che voleva più dettagli sulla strategia per rimettere in carreggiata i conti, ha punito ieri il titolo con un calo, l’ennesimo, del 3 per cento.

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